“Il 3 agosto del 1896 i giornali di Napoli riportavano con molto rilievo la seguente notizia dell’agenzia Reuters da New Orleans: “La folla di Hahnville è penetrata nella prigione dove cinque italiani accusati di assassinio si trovavano carcerati. Furono condotti fuori e linciati”. Il Mattino intitolava con questa cruda semplicità: “Italiani linciati a New Orleans”. Nei giorni seguenti si appresero i particolari. Un siciliano, certo Saladino, aveva assassinato il negoziante Gueymand, ex giudice, il quale aveva deposto contro di lui. Il fatto era avvenuto il mercoledì precedente il linciaggio. Gli organizzatori del linciaggio cittadini americani per difendersi avevano sostenuto che nel luglio e nell’agosto dell’anno precedente nella stessa città erano state assassinate 11 persone senza scoprire i colpevoli. Ma lo stesso dispaccio precisava che tutti gli uccisi non erano cittadini americani. Erano emigranti italiani provenienti dalle regioni meridionali.
Nello stesso giorno del 1896 da un paese calabrese partiva per Napoli una fiera ed onestà popolana, Maria Saveria Aloise. Sul suo passaporto rosso c’era segnato “casalinga” ma come ogni donna meridionale maritata a uomini di campagna sapeva fare un po’ di tutto. Suo marito insieme ad altri tre figli era già negli Stati Uniti da qualche anno, ed ora aveva mandato l’atto di richiamo alla moglie e all’altro figlio il paesino calabrese dove lei era cresciuta dove si era innamorata dove aveva concepito i suoi figli …… il paesino che lasciava c’è ancora sulla lunga collina di fronte al mare Ionio ai margini della pianura di Sibari. Lauropoli adesso ha le case nuove tutte costruite con soldi di “americani”, gli emigranti che hanno mandato mese per mese i dollari nascosti nelle lettere e le rimesse ufficiali per posta, con un programma di vita basato su due aspirazioni: far studiare i figli, i nipoti e costruirsi in paese una casa da signori.”
Così inizia il libro che offriamo da leggere, durante i giorni di festa, ai nostri fedeli webnauti: “La Jungla di New York”, conosciuto anche con un altro titolo: "La mia tomba è New York". Si tratta della storia di Francesco Castiglia lauropoletano divenuto poi FRANCK COSTELLO. Aveva sei anni quando s’imbarcò da Napoli alla volta dell’America dove il padre si trovava già con altri tre figli. Una famiglia di onesti lavoratori non certo di malviventi.
Siamo sicuri che farà piacere ai nostri amici di Lauropoli, ma non solo, la storia di un personaggio che è diventato poi un boss temuto e rispettato. L’unico di quel periodo a morire nel suo letto. L’America di quegli anni non era molto tenera con gli immigrati, il razzismo lo si respirava, era nell’aria mefitica delle grandi città così come nelle campagne o nelle miniere puzzolenti dove moltissimi persero la vita e, purtroppo, anche i loro risparmi che non furono mai inviati ai familiari rimasti in Italia perché depositati presso gli stessi datori di lavoro che si guardarono bene dal dichiararli. C’è da aggiungere che tanti lavoravano, come si dice oggi, in nero, quindi neanche risultavano sui registri delle organizzazioni sindacali. Ma non vogliamo farla lunga, vi lasciamo alla lettura che, siamo sicuri, vi affascinerà. Nell’incipit è spiegato come il gestore del sito ha avuto in prestito il volume scritto dal mai dimenticato giornalista, poeta e scrittore cassanese Giuseppe SELVAGGI e pubblicato nel 1957. Allora la tiratura fu relativamente bassa e sarebbe cosa buona e giusta se si provvedesse ad una ristampa, ma per questo tipo di azioni i nostri superacculturati amministratori, soldi non ne trovano mai, molto più semplice organizzare feste costose e inutili. BUONA LETTURA.
Il libro si trova nell'allegato in formato PDF
(La redazione)