Una volta c’erano i sogni
Erano belli, colorati
Pieni di emozionanti presagi
Che elettrizzavano il cuore
Mentre le fantasie avevano
Mille cavalli selvaggi
Che galoppavano.
Oh si galoppavano
Per praterie che non finivano mai,
Oppure andavano liberi per i cieli
A gara con nuvole e cirri
E non temevano i nuvoloni neri
Che avanzavano portando tempeste
Con acque da diluvi catastrofici.
Ore,
Interminabile ore trascorrevano lente
Con gli occhi pieni di filmati
Con scorribande d’immagini
La cui natura era dei vincitori.
Oh Ora,
Ora col tempo che è volato
Che sempre più spesso accelera
Il suo passo sornione
Non v’è più momento
Od anche ragione
Che possa giustificare i sogni
Tanto si spera solo
Che perduri la vita
Tra le pillole colorate
Le minestrine o le brodaglie allagate
Tutte insipiente, qualche risata sconnessa
Fra il volo di un uccello canoro
Un gufo o un cuculo appollaiato
Su uno di quei rami secchi
proteso ancora verso il cielo
dal color bigio come un somaro
carico di some pesanti e gravose.
È tutto un limitarsi le uscite, le corse
Le frittate, i maccheroni, il vino
Neanche più un goccetto piccolo
Il fondo di un bicchiere di cognac.
Tutto fa danno, i desideri, i vaneggiamenti
Sogni assurdi, porre traguardi od altro
Che mina il pensiero, contorce l’animo
Aumenta a dismisura la pressione
Quella del sangue che potrebbe
Di botto far scoppiare un vena
Producendo tanta polvere rossa
Che si spande per il corpo.
Le volte,
Le volte di una età balorda e assetata
Si sono pienamente acconciate
Prive di fallaci speranze
In cumuli di insetti che pungono ogni dove
E si aspetta tanto per aspettare
Che qualcuno conosciuto
Ci tocchi con una mano
E ci guidi verso l’altra sponda
Non ci può scortarci oltre
perché
Non v’è alcuna possibilità di fuga
O ritardi giustificati. Non sono ammessi.
Michele Miani