La vita politica in Italia subito dopo la cosiddetta “unificazione” è conosciuta solo a grandi linee e per quel poco che si è studicchiato a scuola. Del primo Parlamento italiano le cui sedute a Torino si tenevano nella prestigiosa sede di “Palazzo Carignano” sappiamo in generale molto poco vuoi perché i fatti più importanti erano già accaduti durante le guerre risorgimentali, mentre altri, che avrebbero a poco a poco connotato l’Italia futura, erano ancora di là da venire. Ecco la mia sorpresa quando fra le mani mi capitò un “libricino” (il diminutivo non vuole essere riduttivo) scovato per caso nella biblioteca del caro amico Pino Costantino, dal titolo strano ma accattivante, “I moribondi del Palazzo Carignano” di Ferdinando Petruccelli della Gattina, personaggio a me sconosciuto, (santa ignoranza!), della cui vita e opere rimasi incuriosito non appena lessi qualche pagina appunto di questo suo libro. Nato a Moliterno in Basilicata nel 1815, Petruccelli della Gattina studiò medicina a Napoli, ma non professò mai perché attratto dalla politica e dalla scrittura, due attività che lo impegnarono quasi per tutta la vita. (La sua biografia è presente sul web e potrete leggerla cliccando quì)
Il libro in questione è nato dai contributi che l’autore inviava al giornale parigino “La Presse” di cui era corrispondente, durante la prima legislatura del governo italiano subito dopo l’unità d’Italia, raccolti poi appunto in un’unica pubblicazione dal titolo citato, si tratta di una “classica radiografia del primo parlamento nazionale, (di cui egli stesso faceva parte) che è, in più, una stupenda galleria di tipi, disegnati con un tratto caustico e caricaturale”.
In effetti è la prima critica alla casta di 150 anni fa raccontata, in presa diretta, dall’onorevole-patriota Petruccelli. “Una raccolta di ritratti gustosi, sferzanti e profetici dei membri del primo parlamento dove già si manifestano con chiarezza certe debolezze e certi vizi del sistema. Uno sguardo arguto che coglie appieno il tentativo di guadagnarsi con privilegi e immunità legati al mestiere di deputato, garanzie per la vita.”
Per poter penetrare meglio nello spirito del libro eccovi un brano particolarmente interessante, quello che mi ha spinto a leggerlo poi tutto d’un fiato:
“Il parlamento italiano componesi di 443 membri; ciò che su una popolazione di circa 23milioni di abitanti da quasi un deputato per sessantamila anime. La Camera ha validate 438 elezioni. Si è in via di rifare le altre. Su questi 438 deputati vi sono: 2 principi, 3 duchi, 29 conti, 23 marchesi, 26 baroni, 50 commendatori o gran croci, 117 cavalieri, di cui 3 della Legion d’Onore, 135 avvocati, 25 medici, 10 preti, - fra i quali Apollo Sanguinetti, uno degli stuzzicatori del Ministero, Ippolito Amicarelli e Flaminio Valente, sacerdoti silenziosi -, 21 ingegneri, 4 ammiragli, 23 generali, un prelato, 13 magistrati, 52 professori, ex professori o dantisi come tali, 8 commercianti o industriali, 13 colonnelli, 19 ex-ministri, 5 consiglieri di stato, 4 letterati, 1 Bey nell’impero ottomano il sig. Paternostro, 2 prodittatori, 2 dittatori, 7 dimissionari, 6 o 7 milionari, 5 morti che non contano più beninteso, 69 impiegati – sopra 88 che sono ammessi dallo statuto, 5 banchieri, 6 maggiori, 25 nobili senza specifica di titolo, altri senza alcuna disegnativa di professione, e Verdi! Il maestro Verdi. Non si dirà per certo giammai che il nostro è un Parlamento Democratico! Vi è di tutto, il popolo eccetto.”
Siamo in grado di offrirvi la lettura del libro in questione senza affannarvi a cercarlo in rete, lo trovate nell’allegato in formato PDF, scaricabile sul vostro PC.
Dopo averlo letto riflettete un pochino su quanto sia cambiato oggi il nostro parlamento e il nostro modo di far politica , in meglio o in peggio? Chissà!
A.M.Cavallaro