David, a circa dodici anni, Ha la passione della bici,Il padre, mio fratello,tipografo nato,l’affianca, lo spinge, gli fa volentieri da trainer. si spende in consigli, incitazioni,assistenza durante le corse.
Gli porta una bibita fresca, gli asciuga i sudori, gli sposta la bici, la controlla, la pulisce, la lucida da bravo secondo.
David ha la stoffa del campione, è un buon passista in pianura, si disimpegna con foga nelle cronometro.
Ha l’occhio pronto alla volata. E’ mingherlino snello, di peso basso.La pedalata sciolta per ogni impennata.
Ha vinto già varie corse, Il padre lo coccola da appassionato.Tifoso primo del figlio campione,
Con lui discorre di strategia, Di punti di attacco, di pedalata l momento che è primo,d ello sprint finale davanti al traguardo.
Ogni volta che tornavo al paese, David mi veniva incontro festoso, Gli chiedevo“quanti trofei hai vinto di nuovo?”.
Lui felice, mi prendeva per mano, Mi conduceva di fronte alla bacheca, Sorrideva beato, quando spiegava Dove aveva vinto, quando aveva staccato i compagni.
Dove in salita era partito da solo. Gli applausi lungo il percorso.
Lo rendevano felice gli occhi del padre, Perché lo vedeva commosso.
Io mi beavo di lui contento, guardavo, udivo, toccavo i cimeli. In qualche occasione di mia presenza Godevo anch’io delle gesta del neo campione,
Che già in partenza mi sussurrava, “Oggi vinco ci sei tu, vedrai che corsa”
Era affezionato voleva che io vedessi la sua velocità, la stoffa del campione ciclista.
Gli raccomandavo attenzione, attenzione, Premuroso e pauroso di spingere troppo il campione nel mettersi in mostra per me.
Me lo guardavo, era sicuro,assecondando la mia paura diceva “tranquillo, stai certo”, poi, andava veloce alla linea di partenza. Mi guardava, la mano alzata salutava.
Mi son trovato una volta a Cassano,Vi era la corsa proprio il giorno successivo. Si partiva da Sibari storica,
Si passava radendo Lauropoli a valle, Poi si procedeva per Doria, Da questa al bivio per Spezzano Svoltando per la statale 19, Alla deviazione per Chidichimo, Da Garda poi diretti a Cassano.
Traguardo finale sulla fine del corso, Prima della piazza di fianco al duomo. Mi misi a vista un poco a distanza All’angolo della curva che porta ai gironi.
Quella mattina si era alzato più presto Si preparò la bici, la controllò tutta, Poi con il padre partirono, la bici sul tetto dell’auto. salutarono , un cenno, “siamo d’accordo ti saluto sulla curva, sarò primo sicuro”.
Io all’ora prevista d’arrivo, ero appostato al punto indicato, davanti alla gente tifosa. ogni tanto guardavo lontano verso il teatro, aspettando che i corridori apparissero improvvisi in gruppo pedalando con voglia di vincere.
Invece, vidi un corridore solo, era David alzato sui pedali che spingeva con forza.
Non si vedeva nessuno corridore alle spalle. Sicuro l’aveva tutti staccati, forse di cinquanta, cento metri o di più.
Ero contento.David mi vide a circa dieci metri, sul sellino seduto rallentò,mi salutò, poi con prepotenza un ultimo scatto,
E solitario fu oltre il traguardo. Aveva vinto! si sbracciava soddisfatto d’essere ancora una volta il primo.
Poi sparì tra tifosi, la folla che l’attorniava, gli organizzatori che spingevano al palco, con il secondo arrivato, ed il terzo.
Lo vidi alzare con le mani sottili la coppa. Dopo il premio ritornammo a casa.
Lui mi raccontava per passi l’impresa. “Siamo partiti tutti insieme da Sibari, abbiamo affrontato la piana a bassa velocità.
Sotto Lauropoli, al bivio per Doria qualcuno, in testa al gruppo, si mosse. Io restai in attesa senza sprintare, Non volevo spremermi ancora.
Giunti tutti insieme a Doria, nelle curve, che andavano alla statale 19, qualche mio amico allungò la pedalata. Si portò alla testa con qualche compagno prendendo circa cinquanta metri di distacco.
Dopo il bivio per Cammarata il gruppo compatto aumentò il ritmo, sulla provinciale per Cassano eravamo tutti riuniti.
Percorsi cinquanta metri,incominciai a tirare a scatti, per saggiare chi voleva prendere la fuga, cercando di far stancare I più tenaci, i più forti del gruppo che potevano farlo.
Continuammo così sino a sotto Cassano, arrivati sul ponte nuovo, alla curva scattai veloce, mi alzai sui pedali con forza pedalai per cento metri.
Mi voltai per vedere l’effetto, nessuno dietro. Distante il gruppo compatto. Allora insistei forzando sui pedali, alla fontana solfurea ritornai a guardare, dietro di me a circa cento metri v’era solo un ciclista lontano dal gruppo.
Cambiai il passo, misi più forza nelle gambe. continuai a lavorare mantenendo quel ritmo, giunsi al teatro, dietro nessuno.Ero certo avevo già vinto, un altro sforzo sui pedali.
Rallentai per vederti, ti salutai sicuro. Feci uno sprint e tagliai il traguardo.
A distanza arrivò il secondo, poi il terzo, dopo il gruppo, la macchina con papà che rideva.
Sollevai la coppa, fuggii a dare un bacio a papà. Che ricordo!
Michele Miani