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Sibari 2022. Dimenticati i morti del 15 agosto del '43

madonnina_sibari.jpgAnche quest'anno non é stata celebrata la SS.Messa in ricordo degli 80 morti seppelliti in un bunker proprio sotto la statua della Vergine eretta in ricordo di quel tragico giorno. Quella che da decenni era diventata quasi una tradizione per Sibari, é stata cancellata con nonchalance e senza che i cittadini facessero la benché minima protesta. Questa ultima considerazione è ancora più amara della mancanza di chi doveva provvedere e sta a dimostrare come a Sibari si sia praticamente perso quel minimo senso di appartenenza e di amor proprio. E non si dica che parroco e sindaco non ne sapessero nulla, perché due anni fa, esattamente il 27 Gennaio del 2020 "Giornata della Memoria"  in una pubblica assemblea il dott. Antonio Alfano ricordò quel triste avvenimento alla presenza dei signori citati, addirittura il sindaco ebbe il coraggio, in quell'occasione, di dire che "non ne sapeva nulla", mentre il parroco promise di parlarne anche col vescovo. (quest'ultimo era stato comunque già più volte, reso edotto anche da me - A.M.C.).

I vecchi sibariti ricordano che  alla cerimonia religiosa sul piazzale, tutti i ferrovieri presenti in sede, con in testa il capostazione, assistevano compunti insieme ad una folta schiera di fedeli e nel momento cruciale della Consacrazione gli squilli di tromba del "silenzio" invitavano tutti al raccoglimento ed alla preghiera. L'ultimo parroco, don Michele Munno, prima dell'attuale,  aveva sempre rispettato questo momento di commemorazione, oggi cancellato. Di articoli sull'argomento ne sono stati scritti tanti, pubblicati sul nostro vecchio sito sibari.info, ma anche sulla stampa quotidiana., ne ricordiamo uno di Gianpaolo Iacobini del 4 aprile del 2009, che pubblichiamo insieme al commento che giunse in redazione da un cassanese che da tanti anni viveva e vive tuttora lontano, l'ing. Michele Miani. Sperando che di quei morti insepolti resti traccia almeno nel ricordo di coloro che si dicono cittadini di quel che sta diventando veramente un non-luogo: Sibari. (Tonino Cavallaro)

Iniziano i lavori di abbellimento della piazza antistante la stazione. Ruspe al lavoro sul terreno che custodisce i resti di decine di morti. Sibari ha tante piazze. Una ha il nome che il popolo le ha dato: XV Agosto. S’affaccia sulla stazione ferroviaria. Da queste parti, negli anni ’40, i sibariti edificarono un rifugio sotterraneo, fatto di tronchi, travi e assi di legno. Serviva a trovar riparo dagli attacchi aerei. Il 15 agosto del 1943 dal cielo caddero le bombe degli anglo – americani. Nel giro d’un mese, sarebbero diventati alleati dell’Italia. Quel giorno combatterono da nemici. Provocando la morte di ottanta persone.

Chiuse nel bunker a cercar scampo dalla morte che invece li colse impietosa. «Per un quarto d’ora – raccontava qualche anno addietro il ferroviere in pensione Giuseppe Biondi, testimone della tragedia – fu l’inferno. Soldati e viaggiatori dei convogli fermi in stazione corsero a cercar riparo nel rifugio, uno stanzone posto cinque metri sotto il livello del piano stradale. Fecero la fine dei topi». Una morte orribile. «Una bomba colpì l’ingresso del bunker, precludendo ogni via di fuga. Un’altra centrò la conduttura che riforniva d’acqua il deposito locomotive. Morirono tutti annegati».Lo scandalo: quei corpi giacciono sotto terra. Nel 2002 i lavori di sistemazione delle reti idriche della zona li riportarono alla luce per qualche ora, prima del ritorno nelle tenebre. Facendo sì che in occasione del sessantesimo anniversario della strage, nel 2003, un comitato spontaneo restituisse decoro all’agorà. Volontariato puro: Giuseppe Biondi, Pietro Sancineto, Franco Iacobini, Mimmo Paternello, Giovanni Battaglia. Insieme a tanti altri, armati di pazienza e buona volontà, riconsegnarono dignità ai luoghi della memoria. Grazie alle loro mani, Sibari ha ritrovato piazza XV Agosto. Da allora, con ritrovata puntualità, ogni anno, nel giorno di Ferragosto, la piccola comunità che vive sulle rive dello Ionio ricorda i caduti senza nome. Una processione religiosa si snoda per le strade del paese, raggiungendo la stazione ferroviaria. Ai piedi della Vergine, che svetta sull’agorà, mani di donna depongono corone e fiori. Gente tanta, autorità nessuna. Mai, o quasi: per la prima volta, nel 2004, alla celebrazione ha presenziato un sindaco, l’allora fresco di nomina Gianluca Gallo. All’ora del tramonto, ogni volta che il calendario segna il ferragosto, una tromba intona il silenzio. E il silenzio scende. Sulle vittime in attesa di sepoltura, come sulla richiesta dei cittadini al Comune di acquisire la proprietà della piazza dalle Ferrovie e di farne un sacrario da affidare alla cura della parrocchia, come chiedeva appena qualche mese fa l’attuale parroco sibarita, don Francesco Faillace. Intanto, da un paio di giorni, nella piazza sono iniziati i lavori di ammodernamento, commissionati proprio dalle Ferrovie: abbattuto il recinto in muratura che cingeva i giardinetti, è rimasta in piedi solo la statua della Madonna. Che dall’alto veglia pietosa sul frenetico attivismo di mezzi meccanici ed operai, impegnati nel rifacimento della pavimentazione. Restano, dimenticati e senza dignità, le decine di cadaveri ammassate sotto terra, tra le macerie del  rifugio. Per loro, la tromba delle istituzioni continua ad intonare il silenzio, nell’indifferenza generale.

Gianpaolo Iacobini – Gazzetta del Sud del 4 aprile

Caro Tonino,
ho letto l’articolo di G. Iacobini i “dimenticati nel Bunker”, non ho mai saputo della tragedia accaduta sul piazzale della stazione di Sibari. Sono rimasto scioccato per una notizia che fa inorridire di vergogna. E’ mai possibile che nessuno abbia avuto un po’ di pietà cristiana e civile verso queste vittime innocenti di quell’assurda guerra, che nessuno abbia mai pensato di dar adeguata sepoltura ai corpi di quelle persone in un luogo più adatto in tanti anni di tempo passato?
Dimenticando anche l’etica verso tutte le persone e con loro i morti, e non dico la morale che ognuno di noi deve rispettare perché sarebbe più grave considerare che anche questa sia stata messa da parte.
Sembra una storia d’altri tempi. Bene ha fatto Iacobini a rispolverare la notizia. Io sono anche stupito dal fatto che nessun’autorità locale sia politica, sia religiosa non abbia mai sollevato il problema. Pensa quante volte gli ignari ragazzi hanno giocato in quel piazzale, sopra quel terreno, quante persone hanno calpestato quel posto, sacro per i morti che vi giacevano al di sotto. E’ assurdo che ciò sia accaduto e che la dimenticanza e diciamo pure la noncuranza possa continuare. Vorrei nello scriverti, lanciare un appello alle autorità di dar corso, nel momento in cui vi sono già in stato di fatto opere di riordino della piazza, di intervenire, recuperare le salme o quello che resta di quei poveri corpi, e trovare una sistemazione decorosa, adeguata secondo una prassi civile e religiosa, e, per che no, una sistemazione che risponda a quei sentimenti e intendimenti che ognuno di noi ha verso le persone defunte e verso se stessi, nel momento in cui pensa al proprio trapasso e quindi al pensiero di ricevere e di dare un ricordo ai tanti che visitano i campi dei morti nel tempo. D'altronde andando anche con il pensiero un po’ più in basso come si dice di solito più terra, terra vi sarà un problema di fondi, senz’altro, il denaro in questi casi serve ed anche molto in termine di cifra. Ma, tra tanti soldini e soldoni che le autorità fanno scivolare tra le mani per cose anche futili, interessanti per aspetti di rappresentanza, di folklore, di pubblicità e di manifestazioni varie per dare soddisfazioni alla piazza, si può anche inserire questa spesa che senz’altro rende onore e lustro al comune e dignità alle persone.
Scusami se approfitto del tuo portale per questa mia esternazione un po’ fuori le righe.

Michele Miani, 

9 Aprile 2009

(Foto d'archivio: Deposizione di una corona da parte dei Cavalieri Betlemiti di Rossano in memoria dei morti del 15 agosto 1943)

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