Re-flexio, il doppio vinile che unisce musica e illustrazione
Il potere della riflessione, fisica e mentale, è il leitmotiv di un lavoro discografico che non solo si abbina a opere d’arte originali, ma che ne è parte integrante. Si tratta di Re-flexio, un doppio vinile 10″ in edizione limitata, con packaging e artwork strettamente organici all’intera operazione: quella che vede la musica di Marco Zanotti fondersi con le micro-incisioni su lastre d’alluminio di scarto di Gaia Carboni. “Si può dire che l’idea stessa di ‘Re-flexio’ sia scaturita da un’opera di Gaia, ‘Residuo-phos’, che mi colpiva ogni volta che la guardavo. Appesa alla parete, appariva ogni volta diversa a seconda del sole che entrava dalla finestra”, ci racconta Zanotti, fondatore e direttore della Classica Orchestra Afrobeat che ha approfittato di questi mesi di sosta forzata per “riflettere” su vecchi materiali e realizzarne di nuovi, in una chiave più intima e informale, nel suo primo disco solista. “Grazie all’osservazione di quel lavoro, che poi Gaia ha ripreso nelle opere di ‘Re-flexio’, ho colto la ragione d’essere dei brani che stavo imbastendo. Un viaggio, un incontro, un’esperienza che si arricchiscono con il tempo, grazie alla loro riflessione sul presente”.
Ogni copia dell’album è, dunque, affiancata da una delle 64 opere originali realizzate dall’artista torinese cresciuta a Chiesuola di Russi, lo stesso paese in provincia di Ravenna di Zanotti, grande disegnatrice di metamorfosi naturali: lastre d’alluminio recuperate all’interno di isole ecologiche e sulla cui superficie, corrosa dal tempo, l’artista è intervenuta con microincisioni per far emergere le figure, immaginarie o immaginate, che vi vedeva. Come per Zanotti, un lavoro ispirato al sedimentarsi dei ricordi e alla loro comprensione più profonda.
“Nel mio particolare modo di pensare, ogni opera d’arte ha una sua musica che le corrisponde, come una perpetua colonna sonora emanata dall’interno e quando realizzai ‘Residuo-Phos’ nel 2012 erano proprio le atmosfere eteree date dall’elettronica che immaginavo potessero accompagnarla nella sua esistenza”, conclude Carboni. “’Residuo-Phos’ dunque risponde al suono cogliendo proprio quelle riverberazioni che, percepite come espansione di uno spazio mentale, si sovrappongono a quelle luminose delle mie incisioni”.
Claudia Giraud
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fonte: https://www.artribune.com