Quante chiese in stato di abbandono, alcune sconsacrate, potrebbero essere utilizzate anche dalle nostre parti quali splendidi "cofanetti" in cui mostrare e custodire opere d'arte di ogni genere? Qualche anno è ormai trascorso da quando un cassanese, Ottavio Marino, che interpreta la fotografia con arte somma, ha utilizzato una chiesa sconsacrata per una mostra di sue opere rimasta isolata nel tempo. L'esempio ci viene ora dal vicino Salento. Non c'é nulla da inventare basta saper copiare, ma quì neanche quello sappiamo fare. (La redazione)
GLI APPROCCI ARTISTICI DI LUIGI PRESICCE E RAFFAELE QUIDA SI INCONTRANO NELLA EX CHIESA DI SAN FRANCESCO DELLA SCARPA. DANDO FORMA A UN RISULTATO DAL FORTE IMPATTO
Culti misterici, immobilità, miracoli, iconografie, santi e miti: l’immaginario di Luigi Presicce (Porto Cesareo, 1976) coinvolge diverse sfere perché è perennemente plurimo, denso di riferimenti ad ambiti visivi, culturali e temporali anche lontani tra loro. Rivedere i suoi tableaux vivant in una grande chiesa sconsacrata è un’esperienza intensa, perché tra altari, transetto e anfratti si ricostruisce un percorso che coinvolge attivamente lo sguardo.
Presicce con Raffaele Quida (Gallipoli, 1968) è protagonista di una mostra, a cura di Carmelo Cipriani e Antonio Grulli, che percorre palmo a palmo proprio gli altari di una chiesa nascosta eppure imponente nel cuore di Lecce: San Francesco della Scarpa. “Presicce sceglie la vita, i corpi, l’interconnessione tra essi, Quida adotta materiali apparentemente inerti, privi di vita, che nell’interazione con altri elementi mutano sembianze”, suggerisce Cipriani.
PRESICCE E QUIDA IN MOSTRA A LECCE
Quida difatti installa una grande superficie riflettente di grande formato per distorcere corpi e architettura in un flusso mutante, che ingloba anche le colonne tortili di uno degli altari del transetto. Attraverso singoli dispositivi, Quida percorre lo spazio della chiesa con totale rigore formale, contrapponendosi alle movimentate immagini delle macchine sceniche di Presicce. Ma ci sono lo spazio e il tempo ad accomunare due percorsi antitetici. E gli altari sono il luogo in cui accade tutto questo.
Lorenzo Madaro
fonte: https://www.artribune.com