Il 25 febbraio del 1873 nasceva a Napoli il grande tenore Enrico Caruso (1873-1921). Se il suo mito ha avuto una diffusione mondiale si deve anche al gran numero di incisione che ancora oggi testimoniano la sua arte (circa 290). La registrazione dell'aria "Vesti la giubba" dall'opera "Pagliacci" di Ruggero Leoncavallo, incisa nel 1904, è stata la prima incisione a vendere milioni di copie.
Nel 1901 partecipò al grande concerto per la recente morte di Giuseppe Verdi diretto da Arturo Toscanini al Teatro alla Scala di Milano insieme ad altri due grandi tenori dell'epoca: Francesco Tamagno (primo Otello) e Giuseppe Borgatti (primo Andrea Chenier). Venticinque anni di carriera con ben 863 apparizioni solo al Metropolitan di New York (teatro che lo vide protagonista assoluto dal 1903 al 1920). Creò diversi ruoli operistici: fu il primo Loris nell'opera "Fedora" di Umberto Giordano, Maurizio nell'opera "Adriana Lecouvreur" di Francesco Cilea. Si pensa che Puccini volesse assegnare a lui il ruolo di Mario Cavaradossi (per la prima di Tosca nel 1900) ma che all'ultimo momento decidesse di assegnare la parte al più esperto tenore Emilio de Marchi. Il 10 dicembre del 1910 creò finalmente anche un ruolo pucciniano: Dick Johnson nella prima mondiale dell'opera "La fanciulla del West". Dal 1920, la salute di Caruso iniziò a peggiorare; il 24 dicembre di quell'anno cantò la sua ultima recita nel ruolo di Eléazar nell'opera "L'ebrea" di Halévy. Il giorno seguente ricevette un drammatico regalo di Natale: la diagnosi di pleurite infetta. Venne operato il 30 dicembre. Tornò in Italia, a Sorrento, per la convalescenza ma morì pochi mesi dopo in una camera dell'albergo "Vesuvio" nella sua città, Napoli, assistito dalle amorevoli cure della moglie. Morì a Napoli il 2 agosto del 1921 a soli 48 anni.
Vi invito all'ascolto di una sua interpretazione rimasterizzata della famosa aria "Una furtiva lacrima" dall'opera "Elisir d'amore" di Gaetano Donizetti.