La pittura moderna a volte mi colpisce per la sua azione diretta, istintiva, ma la ritrattistica rimane la mia passione antica. Ho scoperto il pittore di cui vi propongo una breve profilo, e sono rimasto affascinato dal suo tocco, spero di riuscire ad andare ad ammirare le sue opere di persona presso il Museo Civico Revoltella di Trieste. In fondo all'articolo troverete il suo "ritratto di bambino" osservate la profondità di quello sguardo mesto ma tranquillo, ve lo fa amare già di primo acchito, sono sicuro che anche in fotografia susciterà stupore e ... commozione. (Tonino)
ISIDORO GRÜNHUT. Da bambino amava disegnare, tanto da spingersi a chiedere ai genitori di potersi dedicare all’arte, ma il fermo rifiuto del padre lo costrinse alla fuga da casa a soli 16 anni. Dopo varie peripezie, il giovane venne assoldato dall’impresario Benelli, che gli faceva realizzare disegni e caricature a pagamento nel corso di una tournée in diverse città italiane, mantenendolo in condizioni molto precarie, che gli causarono una seria malattia al cuore. Ritornò a Trieste nel 1880 e subito si trasferì prima a Venezia e poi a Monaco di Baviera per studiare all’Accademia di Belle Arti insieme agli amici Umberto Veruda e Carlo Wostry. Nella città tedesca i tre ragazzi triestini rimangono colpiti dalle lezioni sulla ritrattistica di Franz von Lenbach e Franz Leibl, molto abili nella resa psicologica dei volti attraverso un sapiente e calibrato uso del chiaroscuro. Isidoro rimase a Monaco fino al 1886, quando dipinse uno dei suoi capolavori, il Ritratto di Umberto Veruda (foto in alto), dove l’amico viene raffigurato in abiti barocchi. Tornato nella città natale, si dedicò a piccole commissioni prima di raggiungere Roma, dove viveva grazie a uno stipendio offertogli dal barone Giuseppe Morpurgo. Nella capitale incontrò il nobile fiorentino Alessandro Lotteringhi della Stufa, che gli offrì una stanza nel suo palazzo a Firenze. Sulle rive dell’Arno Isidoro realizzò molti ritratti, dieci dei quali furono esposti nel 1889 nella sala del Colosso, dove vennero lodati pubblicamente per “il disegno impeccabile e il pennelleggiare vigoroso”.
(Isidoro-Grunhut-Autoritratto-1889-olio-su-tela-72x53-cm.-Courtesy-Civico-Museo-Revoltella-Trieste)
Nel 1891 lasciò Firenze per raggiungere il fratello Massimo a Mantova per poi ritornare a Trieste, dove prese in affitto una camera per dipingere, ma a causa della sua vita sregolata riuscì soltanto a eseguire una serie di caricature di personaggi illustri della città, oggi conservate nei Civici Musei di storia e arte. Negli anni successivi visse fra Trieste e Firenze, dove nel 1892 sposò Irene Fabbricotti dalla quale ebbe due figlie. Tre anni dopo le nozze il conte Lotteringhi morì e gli eredi requisirono lo studio. Privo di punti di riferimento, Grünhut cominciò una vita di stenti, finché non fu stroncato da un collasso cardiaco, seguito da paralisi, a soli 33 anni. Rimasto a lungo nell’immaginario di Trieste, il talento di Isidoro venne ricordato da alcune mostre all’inizio del Novecento: oggi nella collezione permanente del Museo Revoltella sono conservate tredici opere del pittore, tra dipinti e disegni, a testimonianza della modernità del suo tratto.
Ludovico Pratesi
fonte:www.artribune.com
(Isidoro-Grunhut-La-bambola-1891-olio-su-tela-70x56-cm.-Courtesy-Civico-Museo-Revoltella-Trieste)
(Isidoro-Grunhut-Ritratto-di-bambino-1895-olio-su-tela-52x34-cm.-Courtesy-Civico-Museo-Revoltella-Trieste)