Sono sempre stato innamorato dell'universo femminile, forse da quando ho cominciato ad allattare dal seno di mia madre, giovane donna di 25 anni moglie di un marito di 10 anni più anziano impegnatissimo nel suo "dovere" nel lavoro, ma innamoratissimo. Spesso questa mia caratterisitica è stata scambiata per "altro", invece era ed é, semplice ammirazione non solo per la bellezza fisica (che poteva non esserci), ma per quel certo modo particolare di interpretare i fatti del mondo, permeato di fantasie, di sogni, di chimere ben piantate però su solide e reali basi, che solo le donne (molte, non tutte purtroppo) sanno esprimere. Sono esistite donne che, con la loro vita, erano in grado di cambiare il corso della storia. Stranamente, però, alcune di esse sono state quasi destinate a restare sullo sfondo, dando un colore alla storia che sembra passare inosservato. Eppure, se si togliesse questo colore, probabilmente ci si accorgerebbe immediatamente della differenza. Alcune di loro rappresentano quella patina di colore grigiastro che le ha seminascoste nella storia. Leggendo la nota che segue del M° Luigi Maffeo, si intuisce quanto hanno dovuto penare alcune talentuose per poter vivere in un mondo che per abitudini, per tradizione, per falsi tabù religiosi ruotava attorno ai maschietti. Aggiungo che inorridisco quando vedo ancora oggi, donne intelligenti che si lasciano trattare da "prostitute" per un posticino o per un favore dal potente di turno (A buon intenditor...). Buona lettura. (A.M.Cavallaro)
"La condizione della donna nel XVII° secolo è ben espressa da queste parole della scrittrice e religiosa Elena Cassandra Tarabotti (1604-1652): "Se quando nasce una figliuola al padre, la ponesse col figlio a un’opra uguale, non saria nelle imprese alte e leggiadre al frate inferior né disuguale; o la ponesse fra l’armate squadre seco o a imparar qualch'arte liberale: ma perché in altri affar viene allevata, per l'educazion poco è stimata". In sostanza dice che se il padre ponesse maschi e femmine sullo stesso piano, queste ultime potrebbero dimostrare di non essere in nulla inferiori ai fratelli. Ma ciò non avviene e ciò che alle figlie viene negato per prima è l’educazione, lo studio e la conoscenza. Con i suoi scritti si battè già allora per i diritti della donna, basti citare i titoli di alcuni suoi libri: La Semplicità Ingannata o La Tirannia paterna, L'Inferno monacale e il Paradiso monacale e Che le donne siano della specie degli uomini.
Oggi cade il404° della nascita di Barbara Strozzi (nel dipinto in alto) una compositrice italiana (veneziana) che, per numero di Cantate fu la più prolifica di tutto il '600 (considerando anche i musicisti maschietti). Allieva di Francesco Cavalli, potremmo senz'altro definirla una donna libera. Mi sono chiesto quanto gli scritti di Elena Cassandra Tarabocchi (anche lei veneziana) abbiano influito su di lei e non solo; in seguito, infatti, molte furono le donne che si distinsero nel campo delle arti e della musica. Barbara nacque il 6 agosto del 1619 a Venezia. Fu compositrice e cantante (1619-1677). Figlia adottiva del letterato e poeta Giulio Strozzi (scrisse libretti anche per Monteverdi), fu attiva e ammirata cantatrice dell’Accademia degli Unisoni che si riuniva nella casa paterna. Allieva di Francesco Cavalli compose diverse raccolte di cantate, arie e duetti con accompagnamento di basso continuo, tutte pubblicate a Venezia tra il 1644 e il 1660. Per numero di composizioni è stata la compositrice di cantate più prolifica di tutto il Seicento. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che la Strozzi fosse una cortigiana d’alta classe; è indubbio che, tra le donne libere (ossia tra quelle che si mantenevano da sole) la prostituzione d’élite fosse l’unico modo per arrotondare le entrate. Barbara, in ogni caso, si mantenne da sola ed ebbe quattro figli.
Luigi Maffeo
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