Il Coordinamento Regionale del Progetto Policoro (CEI) e la Commissione Regionale per i Problemi Sociali e il Lavoro della Calabria hanno promosso, con il patrocinio della Conferenza Episcopale regionale, una ricerca denominata “La Calabria in cammino nel tempo del lockdown: la ricerca di nuovi scenari condivisi per ricostruire legami di comunità e abitare la crisi con responsabilità”.
L’inchiesta, svolta mediante la tecnica del focus group e il metodo di rilevazione dell’intervista strutturata, ha inteso indagare l’impatto della crisi pandemica e della diffusione del Covid-19 nel tessuto economico, culturale e sociale della comunità calabrese, con particolare riferimento alle giovani generazioni.
L’obiettivo della ricerca è analizzare gli effetti della crisi pandemica cercando di individuare strategie, soluzioni e metodi di lavoro futuri per migliorare la vita dei cittadini calabresi.
Secondo gli intervistati il periodo di lockdown e le misure restrittive imposte dal governo hanno creato un senso iniziale di spaesamento e trasformato il modo di vivere le relazioni interpersonali. Tutto questo però non ha impedito alle persone di trovare degli spazi per la crescita personale. Lo dimostra il fatto che in tanti abbiano sottolineato come la pandemia abbia facilitato una riscoperta delle relazioni familiari e offerto maggiori possibilità di introspezione e valorizzazione delle proprie passioni.
In generale, però, l’aumento esponenziale nell’utilizzo delle nuove tecnologie causato dalla distanza fisica ha generato, secondo i soggetti ascoltati, una frammentazione e un impoverimento delle relazioni sociali.
Per quanto riguarda invece l’ambito economico e lavorativo viene rilevato come il peggioramento delle condizioni lavorative abbia riguardato soprattutto il livello nazionale.
La Calabria, invece, secondo gli intervistati, non ha subito deterioramenti significativi, in quanto già aggravata da incertezze pregresse e problematicità ataviche.
C’è però il rischio che questioni come l’elevata incidenza del lavoro precario e dell’occupazione sommersa, l’assenza di adeguate politiche di sviluppo economico, la bassa propensione delle aziende ad assumere candidati in possesso di titoli di studio elevati possano contribuire ad aumentare le fragilità e le diseguaglianze nei prossimi anni, rendendo il contesto calabrese ancora più complesso per le generazioni future.
Esiste la convinzione tra gli intervistati che la crisi pandemica possa offrire alla Calabria anche delle opportunità, individuate ad esempio in pratiche emergenti come il south working, che devono essere interpretate e guidate proprio dai giovani. L’intento di più attori che hanno partecipato alla ricerca è quello di sviluppare una rete e un clima fiducia reciproca, favoriti anche da nuove forme di associazionismo, laico e religioso.
In questo senso la maggior parte degli intervistati ritiene che la cooperazione non sia solo ipotizzabile ma, addirittura, imprescindibile, pena l’ulteriore declino economico e sociale della nostra regione. Emerge, dunque, in maniera chiara la presenza di un forte legame con la propria terra e la volontà di rimanere a vivere e lavorare in Calabria.
La ricerca verrà presentata in una conferenza stampa che si terrà venerdì 19 marzo 2021 alle ore 11:30, trasmessa in streaming sulla pagina di Progetto Policoro Calabria, cui prenderanno parte S.E. Mons. Vincenzo Bertolone presidente della Conferenza Episcopale Calabra, Don Bruno Bignami Direttore Ufficio Nazionale Problemi Sociali e Lavoro, Fratel Stefano Caria Direttore PSL Calabria e Coordinatore Progetto Policoro Calabria, Don Nino Pangallo Direttore Ufficio regionale Caritas Calabria, Don Ernesto Piraino delegato regionale Ufficio Pastorale Giovanile, il Prof. Paolo Caputo Ricercatore di Sociologia dei processi economici e del lavoro. Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali UNICAL, che ha elaborato i questionari e redatto il report. La conferenza sarà moderata dalla giornalista Maria Pia Tucci.
Polistena, 17.03.2021