In queste ultime settimane sta facendo molto discutere l’iniziativa del Comune di Cassano che ha rispolverato i canoni enfiteutici (il cosiddetto censo o livello) nei confronti di tantissimi concittadini che hanno ereditato dai loro avi appezzamenti di terreno.
Moltissimi di loro sono del tutto ignari del gravame sui loro fondi vantato dal Comune, sconoscendone completamente l’esistenza: dopo circa un secolo, dopo che si sono verificati frazionamenti e vari passaggi di possesso in base a giusti titoli debitamente trascritti e dai quali non si evince l’esistenza di livelli o canoni, gli Amministratori di Cassano chiedono ai presunti assegnatari il pagamento dei livelli che, unilateralmente rivalutati, risultano esorbitanti ed irreali, se non addirittura alcune volte superiori al valore commerciale della proprietà dei fondi interessati.
Gli ignari titolari dei terreni che nel tempo pare furono oggetto di tali assegnazioni in enfiteusi, dunque, oggi si vedono presentare la richiesta di pagamento di ingenti somme di denaro per canoni arretrati degli ultimi 5 anni.
É bene precisare che nella stragrande maggioranza dei casi, gli ignari assegnatari sono piccoli e piccolissimi agricoltori che con fatica e sacrifici riescono a stento a coltivare questi fondi agricoli, per lo più rimettendoci di tasca propria (basterebbe solo pensare all’ultima campagna di raccolte delle olive, all’elevato costo della manodopera e all’irrisorio prezzo di vendita delle ottime olive e/o dell’olio prodotto).
In piena emergenza pandemica, che ha avuto ed ha ripercussioni pesantissime non solo dal punto di vista sanitario, ma decisamente anche da quello economico, chi amministra la cosa pubblica a Cassano si comporta come il vecchio Padrone di fine ‘800 decidendo di applicare questa nuova tassa (coinvolgendo nella responsabilità l'intero Consiglio Comunale, sì anche la minoranza!!!) per poi nascondersi dietro un emendamento che ne ha ridotto le tariffe.
Addirittura tanto è stato lo sforzo profuso dall’Ente Comune nel voler applicare questa nuova tassa che, non avendo nel suo organico risorse specializzate in materia (???), ha inteso affidare l’incarico per la ricognizione di tali terreni ad un professionista geometra esterno, pagando ben 16.500 €.
Quel che sorprende maggiormente di questa vicenda non è tanto l’interesse assolutamente legittimo dell’Ente nell’avviare una ricognizione su questi fondi che si presume appartengano al patrimonio comunale (sempre che poi effettivamente ne abbia il pieno diritto a farlo, visti gli anni intercorsi), ma l’approccio appunto “padronale” con il quale la si affronta: a parer nostro, gli atti prodotti dalla Giunta e dal Consiglio vanno nella direzione non tanto di assecondare l’affrancazione dall’enfiteusi - e quindi liberare questi fondi da tale vincolo e tranquillizzare i possessori, che così diventerebbero anche pienamente proprietari - ma bensì di far pagare agli assegnatari il canone da incassare annualmente, costituendo, così, una nuova voce fra le entrate del bilancio comunale.
Il tema non è tanto capire se effettivamente esistono tali rapporti enfiteutici e se il Comune di Cassano oggi ha il diritto di rivendicarne la posizione di concedente, ma se è moralmente giusto e ragionevole che, dopo quasi cento anni, in una situazione cassanese sociale ed economica già fortemente martoriata, in un contesto di piena crisi pandemica che contribuisce ad aggravarne gli effetti, l’Ente, anziché ridurre la pressione fiscale, si ricordi, invece, di incassare questo nuovo canone e chieda a tantissime famiglie di Cassano di pagare un’altra tassa annuale di centinaia di euro per “ l’affitto” di terre che rendono poco o nulla.
Il punto è prettamente politico, ed è per questo che si chiede alle forze politiche di maggioranza e di minoranza di ridiscuterne in Consiglio Comunale al fine di correggere una scelta fatta e profondamente ingiusta.
Movimento politico-culturale
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