Nei giorni scorsi abbiamo avuto modo di assistere ai lavori del Consiglio Comunale.
Le opposizioni, alla prima occasione utile, hanno inteso abbandonare l’aula facendo rilevare alcuni vizi procedurali nella convocazione della seduta.
Fin qui nulla di nuovo, e chi oggi recita la parte e si finge contrariato, evidentemente dimentica che questa è una prassi di ordinaria amministrazione del gioco democratico, per cui si eviti di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dall’unico fatto reale che non può essere derubricato a semplice svista, ma che rappresenta una grave violazione delle procedure statutarie.
Addirittura, secondo quanto denunciato da un consigliere comunale durante i lavori, si è appreso che queste sviste avvengono già da tempo e che ormai rappresentano una consuetudine: pare che la deliberazione del consiglio comunale n. 63 del 29/12/2021, dalla quale risulta un verbale di seduta deserta, firmato dal Presidente e controfirmato dal Segretario Comunale, non corrisponda alla realtà dei fatti, in quanto sia il Presidente e sia lo stesso Segretario - secondo quanto riferito - non erano proprio presenti nella sala dell’adunanza consiliare e mai nessun appello è stato fatto.
Nel caso in cui ciò corrispondesse al vero, oltre a rappresentare questo un atto grave da punto di vista formale - che necessiterebbe di essere approfondito dagli uffici prefettizi - anche dal punto di vista sostanziale sarebbe un ulteriore elemento a sostegno della tesi che il Sindaco Papasso - assieme alla sua squadra, al Presidente del Consiglio e supportato dal Segretario Generale - fa un uso domestico della Casa comunale.
Dispiace inoltre dover constatare la piega ancor peggiore che hanno preso poi i lavori consiliari. Certo, siamo convinti che la politica esige di dover sfruttare a proprio vantaggio le situazioni che si presentano, ma fino a che limite ci si può spingere nella solennità dell’assise civica?
Vorremmo sapere dal Presidente del Consiglio, e soprattutto dal Segretario Comunale, che dovrebbe vigilare sulla corretta applicazione dello statuto e dei regolamenti, se è possibile che nel pieno del dibattito, il Sindaco, anziché dibattere nel merito i punti all’o.d.g, si lasci andare alludendo ad interessi occulti che ruotano attorno al Consiglio senza mai però scendere nello specifico, a forti poteri economici che hanno grossi interessi sul territorio che a suo dire influenzano il comportamento dei consiglieri d’opposizione, parlando di intrighi, cospirazioni e congiure contro di lui? É possibile che un Sindaco venga meno al basilare principio del rispetto verso i consiglieri comunali e soprattutto verso la categoria delle donne?
A parere nostro, è davvero disdicevole e da censurare l’atteggiamento avuto dal Papasso in particolare nei riguardi delle consigliere Garofalo e Maimone, che in modi diversi sono state svilite nella loro dignità, prima umana e poi politica.
Questo è il livello culturale e politico nel quale chi amministra la città ha ridotto il consiglio comunale, non più luogo dove potersi esprimere e confrontarsi democraticamente, ma luogo dove chi la pensa diversamente dal Capo deve essere esposto alla gogna mediatica ed alla pubblica crocifissione.
La cosa che più rattrista è l’atteggiamento del Presidente, che per il ruolo ricoperto dovrebbe essere imparziale e garantire il rispetto di tutti i consiglieri comunali, assieme all’atteggiamento accondiscendente del Segretario.
Rattrista che i giovani consiglieri comunali di maggioranza, soprattutto le donne, nascondano le loro defezioni interne prestandosi al giochino del Sindaco per esporre al pubblico ludibrio chi non si allinea al pensiero unico: fino a quando qualcuno è dalla parte del Sindaco, questi vengono rappresentati grandi uomini e donne, quando invece gli stessi poi non si trovano più d’accordo nel merito dell’azione amministrativa, diventano nemici e portatori dei peggiori interessi personali nel Palazzo.
C’è poi da soffermarsi su un altro concetto riprovevole che da tempo viene ripetuto come un mantra dal Sindaco in ogni occasione, secondo il quale dovrebbe vigere in città una sorta di “pax politica”, sancita da un accordo siglato all'ombra del potere regionale, da lui stesso con l’on. Gallo (tra l’altro mai confermato da quest’ultimo, che se ne guarda bene e sta alla larga dalle cose cassanesi).
Il rispetto che da sempre si nutre per le Istituzioni e verso gli uomini che le rappresentano, impone di non credere a questa sciocchezza che si tenta di far passare nell’opinione pubblica, ma non ci si può esimere al sottolineare quello che viene fuori da questo concetto espresso, di cui Papasso è così orgoglioso e fiero: la vita politica e la vita amministrativa di una città come Cassano, per lui si potrebbe tranquillamente racchiudere in un patto di “non belligeranza a prescindere” con la minoranza, cosicchè il Consiglio Comunale sarebbe a suo dire sub-judice al potere regionale al fine di spartirsi l’elettorato ed assicurarsi una lunga e ricca vita politica.
Poi, se a Cassano ci sono delle esperienze politiche, delle sensibilità culturali e delle intelligenze - che vanno oltre le due parti del fantomatico accordo – a Papasso poco importa, perché tutti si devono allineare agli ordini e nessuno è libero di pensare in autonomia.
Movimento politico-culturale
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