Una vivida luce di fiducia si è accesa in Calabria: Oliverio si ricandiderà alla sua guida (il 15% dei 409 sindaci calabresi lo chiede a gran voce).
Non è stato facile convincerlo in tal senso, infatti ricorderete tutti la solenne promessa fatta al trionfale inizio del suo mandato: “Intendo risolvere i problemi di questa regione, e poi ritirarmi a fare il mio normale lavoro.”. Parole ed impegno chiaro che, una volta espletato, faceva temere il suo ritiro.
Qualche malalingua invidiosa e falsa, va mormorando che, in realtà, non avendo mai fatto niente se non scaldare poltrone, il poverino, non sapendo cosa fare di diverso, avrebbe deciso di continuare a farlo.
Maldicenze sulla sua inefficienza smentite dai fatti: la Calabria, che era penultima in tutto il mondo conosciuto nei parametri economici e di qualità della vita, dopo essere scesa all’ultimo posto, ha subito superato la Nigeria, riposizionandosi nel prestigioso penultimo posto.
È sotto gli occhi di tutti che questo balzo lo si è ottenuto anche grazie all’attenzione esercitata in prima persona da Oliverio sull’eccellenza della pizza coi peperoni calabrese.
Per non parlare della sua astuzia nello smascherare l’inconsistenza della famosa proposta americana di impiantare una fabbrica di automobili a Gioia Tauro.
O la lungimiranza nel rifiutare la realizzazione di un canale in concorrenza con Suez, che avrebbe diviso inesorabilmente l’unità territoriale della regione.
E che dire della sua partecipazione al Festival di Spoleto che, con un misero stanziamento di un centinaio di migliaia di euro, lo ha visto sedere a gozzovigliare alla cena dei Vip, rilanciando alla grande il turismo della Calabria (e la sua già rispettabile panza).
E poi, instancabile, sempre alla testa di processioni e presenze alle sagre della salciccia.
Anzi, su questo fronte, c’è stato, nel settore ecclesiale, chi ha sussurrato di un possibile miracolo dell’ubiquità (propedeutico, in ogni modo, ad un futuro, speriamo lontanissimo, processo di canonizzazione).
Ma insomma basta: sono caduti i timori di un suo disastroso ritiro dalla politica calabrese, e tutti (soprattutto gli avversari) hanno tirato un sospiro di sollievo.
Si registrano purtroppo anche eventi negativi, non dipendenti da lui, è bene dirlo subito.
Ad esempio sembra, come ha denunciato un solerte psicopatico perdigiorno (dicono le malelingue a libro paga Anas), che ci siano forze occulte che tramano nell’ombra per bloccare il 3° Megalotto Sibari Roseto (l’infrastruttura più costosa, inutile e dannosa del pianeta: altro prestigioso record calabrese).
Si tratta forse di un perverso complotto orchestrato da ditte del nord che, soppiantate da quelle rapaci del sud, vorrebbero entrare nel ghiotto appalto. Ma anche, chissà, da elementi della ‘Ndrangheta esclusi dall’abituale dovuta partecipazione al banchetto. E, probabilmente, ultimi ma non ultimi, da politici corrotti che non si sono visti offrire le sontuose solite mazzette. Infami che non prevarranno sull’ostinata e ferma vigilanza fin qui esercitata dalla nostra incorruttibile guida ( con l’aiuto, occorre dirlo per dovere di cronaca, di un paio di comuni dell’Alto Jonio, di cui uno, purtroppo, sciolto per infiltrazioni mafiose).
Il nostro eroe, voglio ricordarlo in chiusura, ha anche disinnescato il tentativo di quella canaglia dell’architetto Silenzi Viselli di salvare la Sybaris arcaica dallo scempio previsto in progetto (sempre del 3° Megalotto) di passarci sopra. “Se i Crotoniati,”, ha scandito Oliverio, “decisero di distruggere la città, avranno pur avuto i loro buoni motivi: e noi intendiamo finire il lavoro!”. Amen.
Come vedete, non ci troviamo ad utilizzare il disastroso strumento dell’illusione, con cui si creano futuri radiosi e tragici passati, ma quello virtuoso del razionale ottimismo.
Maurizio Silenzi Viselli