Avanti nel cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
che la ragion d'Italia era smarrita.
Ahi quanto a dir qual sia è cosa dura.
Io non so ben spiegar com'è avvenuto.
Porto ad esempio la rabbiosa fame
che spinse a progettar opera infame
passante sulle spoglie ancor sepolte
della mitica Sibari che a suo tempo
i Cotronian bruciaron dopo vinta.
Temp'era dal principio del mattino,
e 'l sol montava 'n sù sopra alle stelle,
quando una voce mi parlò dall'alto
del leggendario monte del Sellàro:
«Ma tu perché ritorni a tanta noia?
Tu j'hai spiegato e scritto la questione,
e j'hai detto e ridetto del problema,
ma vedi ben che a lor nun je ne frega
nemmeno un poco della loro storia.
Sì, si lo so che tutta tale storia,
è pure tua e dell'Italia intera,
ma anche all'altri nun je frega niente.
A te convien tener diverso andare,
se vuoi campar in tal selvaggi tempi,
ché queste bestie, per le qual tu gride,
non lascian niun passar per la lor via,
ma tanto lo 'mpediscon che l'uccide;
ed han natura sì malvagia e ria,
che mai non empion la bramosa voglia,
e dopo 'l pasto esse han più fam che pria.
In tutte parti imperan e quivi reggon;
quivi è la lor città e il loro seggio».
Non so chi fosse questa voce amica,
ma certo di cornuti in questa storia,
ce ne son tanti e tanti veramente,
che se fosser lampioni il continente
sembrerebbe davvero un firmamento.
Le cinque stelle pur m'avevan detto
ch'avrebbero bloccato lo macello.
Poi son finite dove non si sa,
forse dentro lo stesso firmamento.
Maurizio Silenzi Viselli