Da poche ore un altro napoletano doc ci ha lasciati Pietrangelo Gregorio. Vogliamo ricordarlo proponendo ai nostri lettori la biografia che gli dedicammo nel nostro libro Napoletani da ricordare.
Pietrangelo Gregorio nasce a Calabritto nel 1928.
Dopo aver trascorso infanzia e giovinezza a Piedimonte Matese, si laurea, in Francia, in Ingegneria elettronica ed ottica, dedicandosi animo e corpo alla ricerca che lo porta a realizzare oltre 300 brevetti per conto proprio e per conto di imprese.
Il merito maggiore di Pietrangelo Gregorio è la nascita, a Napoli, della prima televisione privata italiana (nonostante la pretesa di primato avanzata da Tele Biella) il 23 dicembre 1966 quando attivò via cavo il segnale di Telediffusione Italiana - Telenapoli, il cui marchio venne ufficialmente registrato quattro anni dopo, il 17 dicembre 1970, per trasformarsi poi nel 1976 in Napoli Canale 21, grazie al sostegno economico dell’editore Andrea Torino.
L’ingegnere Gregorio è stato un rivoluzionario del tubo catodico in un momento in cui imperava il monopolio della televisione di Stato.
Con la trasformazione di uno scantinato in studio televisivo, ha creato una televisione di quartiere realizzata da un cittadino per i cittadini, che avevano, tramite questo nuovo mezzo televisivo, la possibilità di interloquire direttamente con le istituzioni alle quali venivano esposti i problemi della cittadinanza, pungolandoli di continuo per la loro risoluzione.
Collegando ad un amplificatore le antenne del palazzo di piazza Cavour dove abitava, Gregorio fece accordi con gli esercizi commerciali della zona, molti dei quali allestirono sale che permettevano di assistere alle trasmissioni serali basate su notizie locali, canzoni, barzellette, cabaret e piccoli messaggi pubblicitari.
Erano periodi epici: non si poteva registrare e tutto avveniva in diretta.
In contemporanea, debuttavano, sull’emittente, gruppi comici destinati a divenire famosi come i Cabarinieri di Lucia Cassini, Renato Rutigliano ed Aldo De Martino.
Poi venne Filo diretto, trasmissione innovativa nella quale il vero protagonista era il pubblico che telefonava da casa: alle segnalazioni sui disservizi, si intrecciavano richieste di aiuto per trovare lavoro o risolvere altre necessità.
Le istituzioni, prima scettiche, divenirono, in seguito, attente ai contenuti del programma, costrette dal martellamento continuo ad intervenire per esaudire le legittime richieste dei cittadini telespettatori.
Con Filo diretto l’ingegnere difende chiunque subisca soprusi ed ingiustizie: celebri i suoi interventi in favore di Enzo Tortora e per il sequestro Cirillo. Racconta che, non riuscendo a trovare un giornalista che dialogasse in diretta con la gente qualunque che, a mezzo telefono, interveniva in trasmissione, prese su di sé l’onere di condurre il programma che, in 15 anni, ha trasmesso 1000 puntate. Alcuni dei meriti di Filo diretto sono stati l’apertura di cinque farmacie alla 167 di Secondigliano, che ne era sprovvista, ed il costringere l’assessore Anzivino a mandare i netturbini nelle zone in cui i cittadini lamentavano il deposito incontrollato o il mancato ritiro della spazzatura (da qui il soprannome di ‘o ‘ngignere d’a munnezza).
Gregorio è anche autore della prima trasmissione a colori, avvenuta il 24 maggio 1971, ed è stato anche l’anima di altre emittenti napoletane: Telestudio 50, Teleoggi, Telecasoria, Rete Sud, Napoli TV, Antenna Vesuvio. Ha anche offerto alla città di Napoli, ed ha fatto realizzare da Napoli Nostra, sei parchi gioco ed ha organizzato e finanziato le ultime due spettacolari edizioni di Piedigrotta nel 1980 e 1981.
Con la sua attività ha creato centinaia di posti di lavoro ed ha aiutato e promosso molti giovani che non riuscivano a far conoscere il proprio talento: molti affermati giornalisti, professionisti, artisti e tecnici devono a lui parte del successo.
Credendo nei valori dell’amicizia, ha subito una serie di raggiri, truffe e furti che lo hanno distrutto finanziariamente ma, grazie ai suoi brevetti, stava risalendo la china e, ultraottantenne, era ancora attivo nell’innovativo settore della web tv.
La moglie Carmen, che gli ha dato sei figli, è stata la paziente compagna di vita ed invenzioni: tra queste, il 3D Stereoscopico che, il 30 marzo 1994, gli ha permesso di mandare in onda trasmissioni tridimensionali con il sistema stereo g. a. di sua invenzione. Nel 1992 aveva realizzato il più grande schermo polarizzato mai costruito (60 metri di lunghezza contro i 48 metri dello schermo di Disneyland), il cui primato è ancora imbattuto, sul quale, per oltre un anno, furono video proiettate le riprese televisive tridimensionali su Pompei, con la spettacolare riproduzione stereoscopica dell’eruzione del 79 d. C. ma, dice Gregorio, quest’impresa «non piacque al ministero dei Disastri, invece di soldi accumulai solo debiti».
La storia di Pietrangelo Gregorio è quella di un uomo che avendo creato la prima televisione privata italiana, poteva diventare potente come Berlusconi ed invece, da buon sognatore napoletano, a differenza dell’altro, ha prodotto solo milioni di debiti.
Il suo aspetto svagato, la parlata ironica, i capelli lunghi e bianchi perennemente spettinati, danno l’idea che da un momento all’altro tiri fuori la lingua come Einstein nella famosa foto.
La prima invenzione del facondo inventore fu un contachilometri ad aria. Fu poi la volta del fototachimetro, antenato dell’autovelox, senza parlare del grattaschiena a batteria e della bilancia parlante ma, quando fu il turno della televisione via cavo, la politica fiutò l’affare.
Gregorio racconta che impiantò lo studio televisivo nei suoi uffici dove erano di casa Nino Taranto, i Cabarinieri, Mario Da Vinci, Gloriana ed altri artisti. Estese i cavi a piazza Cavour ed a Toledo, collegandosi con i bar. Il successo dell’iniziativa fu lo spunto, con Elio Rocco Fusco ed i fratelli Monaco, per la nascita di Telediffusione Italiana-Telenapoli, con sede a via Toledo e telecamere a colori, una vera meraviglia ignorata dai giornali, anche quelli napoletani.
Furono ideati programmi seguitissimi come il Tormentone con la conduzione di Angelo Manna, il cui scopo era la difesa dei diritti dei cittadini. Manna si rivolgeva direttamente alle istituzioni che venivano ripetutamente sollecitate, con modi bruschi, a risolvere i problemi segnalati.
Seguirono poi un talk-show con Maurizio Costanzo, un programma culturale con il professor Alessandro Cutolo, famoso conduttore, per la Rai, di Una risposta per voi, e Notturno napoletano con i napoletanisti Renato De Falco e Max Vajro. Con il successo arrivarono anche i soci: Achille Lauro con una quota del 35% ed Andrea Torino con il 15%. Il restante 50% rimase nelle mani della famiglia Gregorio.
Nel frattempo era spuntato Silvio Berlusconi che, racconta l’ingegnere «stava sbancando tutti. In un convegno, mi pare dell’83, alcuni esasperati annunciarono che stavano per far saltare i suoi ripetitori. Dissi: perché volete la galera? Esistono metodi elettronici e pacifici, venite a casa mia. M’inserii sulle frequenze, disturbai i segnali. Andai da Confalonieri, trovammo un accordo sulla cessione di programmi e di una fetta di pubblicità. Non ci fu tempo, Craxi varò una legge su misura di Berlusconi. Lui stava a Milano, aveva credito facile; io a Napoli, dove le banche sono un castigo di Dio ».
Agli inizi degli anni Novanta, Gregorio cambiò genere: «Mi dedicai al tridimensionale. Nel 1992 realizzai il più grande schermo a 3D del mondo, lungo 60 metri contro i 48 di Disneyland. Feci un documentario eccezionale su Pompei. Non piacque al ministero dei Disastri, invece di soldi accumulai solo debiti».
Questa è la storia di Pietrangelo Gregorio, almeno fino ad oggi perché l’ingegnere è ancora attivo e probabilmente pronto a riservarci nuove sorprese.
La radio non ha primati da vantare, perché le prime trasmissioni ufficiali italiane partirono da Roma il 6 ottobre 1924, mentre Radio Napoli nacque, dopo alcuni mesi di esperimenti, il 28 ottobre 1926, prima in un appartamento di via Cesario Console e poi in una sede più adeguata in via Egiziaca a Pizzofalcone, dove dispose di un’orchestra stabile per la canzone napoletana.
La prima televisione privata nasce invece a Napoli, nonostante le pretese avanzate da Tele Biella. Il merito di questo altro primato che può vantare la città è del vulcanico ingegnere ed inventore partenopeo Pietrangelo Gregorio, il quale, il 23 dicembre del 1966, attivò il segnale via cavo di Telediffusione italiana – Telenapoli, il cui marchio venne ufficialmente registrato 4 anni dopo, il 17 dicembre 1970; per trasformarsi poi nel 1976 in Napoli Canale 21, grazie al sostegno economico dell’editore Andrea Torino.
L’ingegnere fu un rivoluzionario del tubo catodico, in un momento in cui imperava solitario il monopolio della televisione di Stato. Egli trasformò un cantinato in uno studio televisivo e sperimentò una televisione alternativa di quartiere, realizzata da un cittadino per i cittadini, dando a tutti la possibilità di esprimersi.
Gregorio, ottantaduenne ed ancora attivo nel settore della web tv, come ci rievoca in un’intervista esclusiva, collegò ad un amplificatore le antenne del palazzo di piazza Cavour dove abitava e poi fece degli accordi con gli esercizi commerciali della zona, molti dei quali allestirono delle sale per assistere alle trasmissioni, che occupavano alcune ore serali e si basavano su notizie locali, canzoni, barzellette, cabaret e piccoli messaggi pubblicitari. Erano periodi eroici, non si poteva registrare e tutto avveniva in diretta. In contemporanea debuttavano sull’emittente gruppi comici destinati a divenire famosi come i Cabarinieri di Lucia Cassini, Renato Rutigliano ed Aldo De Martino.
Poi venne Filo diretto una trasmissione innovativa durante la quale si telefonava al pubblico che diveniva il vero protagonista, lamentandosi di ciò che non funzionava in città ed a volte chiedendo aiuto. Le istituzioni, prima guardinghe, in seguito erano attente ai contenuti del programma ed a volte esaudivano le richieste pubbliche degli spettatori.
Gregorio è anche l’autore della prima trasmissione a colori, avvenuta il 24 maggio 1971 ed è titolare di oltre 300 invenzioni di cui ha depositato il brevetto.
Nel 1973 Telenapoli poteva vantarsi di essere la più importante televisione via cavo d’Europa, contando su 380 chilometri di cavo, 6 studi televisivi e 150 dipendenti, tra cui 15 giornalisti.
Poi con la liberalizzazione dell’etere e l’abolizione della diffusione via cavo tutto cambiò. Le televisioni libere divennero commerciali, entrò in campo Berlusconi ed il mercato cambiò per sempre per divenire ciò che, nel bene e nel male, è ai nostri giorni.
Achille Della Ragione