(foto dal web. Caffè del centro) Nel 1949 frequentavo la prima elementare a Rogliano, dove, per il lavoro di mio padre, vivevo con la mia famiglia. La guerra era finita da pochi anni e le scuole erano ancora non bene organizzate, avevo frequentato un asilo cattolico privato gestito dalle suore canossiane con annesse le prime classi delle elementari; dopo due anni di asilo, avevo 5 anni, Madre Carolina, la mia maestra, visto che scrivevo già benino, propose a mia madre di iscrivermi alla prima elementare. E così fu. Inutile dire che ero felicissimo e tutte le mattine con la mia brava cartella di cartone corredata da abbeccedario, penna e calamaio, andavo a piedi fino alla scuola che era ubicata in cima ad una salitella che mi faceva venire il fiatone, nei pressi della Chiesa e del municipio all’interno del quale con i muri ancora anneriti dai bombardamenti, ricordo amaro della guerra, era ubicato anche un cinema dove ogni tanto accompagnati da mamma e papà andavamo a vedere i films strappalacrime dell’epoca del tipo “Figli di nessuno”, “Il lupo della Sila”, “Il brigante Musolino”, “Giuramento d’amore”, ma a noi bambini piacevano i fantastici films di Totò e di Stanlio e Ollio.
Prima di imboccare la strada in salita passavo per la piazza San Domenico dove c’era un caffè molto frequentato, ma in un angolo vi era uno dei primi negozi di radio e grammofoni dal quale, a tutto volume, ogni mattina si irradiava una canzone super allegra molto in voga a quei tempi dal titolo “La Caccavella”, della quale ricordo ancora qualche verso. Mi piaceva talmente tanto che spesso mi attardavo davanti a quel negozio che allora mi sembrava qualcosa di straordinario e arrivavo in ritardo a scuola dove la Madre Carolina mi dava delle tirate d’orecchi che oggi farebbero gridare allo scandalo tante mammine superprotettive.
(foto dal web, municipio) A casa avevamo una radio dalla quale ascoltavamo le canzoni in voga ed ogni tanto riuscivo anche a captare la “caccavella”, purtroppo non avevamo il grammofono o giradischi e non potevo chiedere l’acquisto del disco, i tempi non erano ancora maturi per certe piacevolezze.
Oggi, dopo tanti, tanti anni, con la tecnologia stratosferica che abbiamo a disposizione e che nel 1950 non si poteva neanche immaginare, ho cercato su youtube e, sorpresa, ho trovato “la Caccavella” in un’interpretazione di Aurelio Fierro, l’ho ascoltata non senza emozione e le frasi semplici del testo mi hanno fatto ritornare alla mente quegli anni dove per essere contenti (non dico felici) bastava poco, un gelatino, una canzone, una torta semplice fatta da mammà con la crema pasticcera e tutte le privazioni si sentivano di meno.
Leggendo però il testo ho notato che vi sono parecchie allusioni tipicamente napoletane di cui all’epoca non potevo rendermi conto, la caccavella a Napoli non è solo una pentola malridotta ma uno strumento musicale simile a quello che da noi in Calabria viene chiamato cupi-cupi e in italiano è detto “traballo” che consiste in un orcio o un contenitore di latta o un piccolo tino la cui copertura viene chiusa con un pelle di capra o similare al centro della quale viene praticato un foro nel quale viene inserita una cannuccia di bambu’ e sfregando la mano sulla cannuccia con un movimento dall’alto al basso e viceversa si ottiene un suono cupo, il movimento ricorda un’attitudine erotica "solitaria" tipicamente maschile sulla quale non mi prolungo, da qui le allusioni intuibili nel testo che vi propongo di seguito:
Ho comprato la caccavella,
ho comprato la caccavella...
la caccavella...
Per l'amore della mia bella,
per l'amore della mia bella...
della mia bella!
Se la luna mi guarda e balla
con quel viso di pastafrolla...
di pastafrolla...
Me ne infischio pure di quella...
Canto questa serenatella
alla mia bella...
Dimme, dimme, chi t'ha fatto,
chi ha commesso stu delitto...
Io só' cotto, só' stracotto:
faccio ll'uocchie 'e pesce fritto!...
Pure 'a notte, dint''o lietto,
mm'arrevoto, zompo e scatto...
Io pe' te mme comprometto!
Parola d'onor...
Parola d'onor!...
Sóngo stato da lu curato,
songo stato da lu curato...
Gli ho confessato
che, per colpa della mia bella,
io mme sfogo cu 'a caccavella!
Cu 'a caccavella...
Mm'ha risposto lu buon curato
"Tu, fratello, sei rovinato...
tu sei inguajato:
nell'amore ci vuol pazienza,
devi fare la penitenza:
tre giorni...senza...!"
Finalino:
Si tu vuó' te dóngo tutto:
pure 'o core ca sta 'mpietto
io t''o metto dint''o piatto,
Domenicantò'...
Domenicantò'...
Leggendo le note ho scoperto che l’autore è stato il M° Carlo Concina che ha composto anche molti altri brani famosi come “Vola Colomba” e “Sciummo” conosciuta quest’ultima nella versione di Sergio Bruni e di Roberto Murolo, ma che è stata tradotta in inglese col titolo di The River ed è stato un grande successo nientepopodimenoche di Bing Crosby, ed in una versione più moderna è stata incisa anche da Peppino di Capri negli anni ’60. Insomma da una Caccavella sono arrivato addirittura all’America dello swing, del jazz e, più tardi, del rock ‘n roll.
Tutto il mio dire sarebbe riduttivo se ora non vi offrissi la possibilità di ascoltare la Caccavella nella versione di Nino Taranto e SCIUMMO/THE RIVER cantata da Bing Crosby, ma non voglio privarvi del piacere di ascoltare Sciummo cantata dall’indimenticabile Roberto Murolo.
Rogliano è oggi una ridente cittadina, che ho visitato recentemente più volte, non ci sono più i vecchi muri anneriti dalle bombe dei cosiddetti "alleati" ed ho ritrovato la casa dove ho abitato ed il locale del negozio di radio che ospita altra attività, il caffé è sempre lì, più moderno ovviamente, e pronto a far degustare un ottimo caffé al visitatore occasionale, val la pena una sosta per visitare le tante chiese alcune molto belle come quella di San Giuseppe che contiene un interessante Museo di Arte Sacra.
Grazie per aver letto questo mio ricordo un po’ nostalgico, ma privo di rimpianti, amo la tecnologia, il web, la TV satellitare e il cellulare, d'altronde se non fosse così come potrei disturbarvi con le mie elucubrazioni. arrivederci al prossimo ricordino.
Antonio Michele Cavallaro