Non si può lasciar trascorrere questo giorno senza ricordare che il 18 maggio morivano, ovviamente in anni diversi, il grande scienziato Albert Einstein e il musicista italiano Ottorino Respighi, mentre vedeva la luce il compositore barocco Giacomo Carissimi. Ricordiamoli con una loro breve biografia:
Il 18 aprile del 1955 moriva lo scienziato tedesco naturalizzato statunitense Albert Einstein (1879-1955). Fin da piccolo Einstein venne cresciuto in un ambiente nel quale la musica aveva una grande importanza: infatti la madre gli insegnò a suonare il violino fin da piccolo. Già a 13 anni il giovane Albert si cimentava nell'esecuzione delle sonate di Mozart. Nel 1895, trasferitosi in Svizzera per studiare, dedicò molto del suo tempo alla musica. Anni dopo la sua seconda moglie raccontò che si era innamorata di lui anche perché gli aveva dedicato, eseguendola al violino, una sonata di Mozart. Come possiamo notare da queste note, la musica ebbe nella vita di Einstein grande importanza; sapeva suonare molto bene il violino e anche il pianoforte, su cui amava improvvisare. La vita di Einstein ci insegna che la musica non stimola solo la creatività ma anche la genialità, infatti secondo lui l'insight, ossia l'intuizione nelle scoperte scientifiche, non è un prodotto della logica o della matematica, bensì (come per gli artisti) dell'intuizione e dell'ispirazione. Egli sosteneva che tutte le grandi conquiste della scienza devono partire dalla conoscenza intuitiva. L'immaginazione è più importante della conoscenza.
Il 18 aprile del 1936 moriva a causa di un'endocardite a soli 56 anni il compositore italiano Ottorino Respighi (1879-1936). A Bologna fu allievo di Giuseppe Martucci dal quale attinse l’interesse per le forme sinfoniche e cameristiche elaborate dai romantici tedeschi allora poco diffuse in Italia dove imperava l’opera lirica. Studiò anche a San Pietroburgo con Rimskij-Korsakov da cui derivò la tendenza al descrittivismo musicale e la grande abilità nel trattamento dell’orchestra. E’ noto soprattutto per la cosiddetta Trilogia romana, composta dai poemi sinfonici Le fontane di Roma (1916), I pini di Roma (1924) e Feste romane (1928). Queste composizioni intrise di brillante fantasia e caratterizzate da una smagliante tavolozza orchestrale sono da considerare fra gli esiti più riusciti ed elevati del moderno sinfonismo italiano. Si dedicò anche al teatro musicale, genere nel quale le risorse di un vivo ed acceso colorismo orchestrale si mescolano sapientemente con le forme tradizionali dell’opera italiana. Ricordiamo a questo riguardo Belfagor (1922), La campana sommersa (1927) e La fiamma (1934) che rispetto ai lavori precedenti segna un ritorno ai confini tradizionali del melodramma italiano con assoluto dominio del canto e l'orchestra a svolgere una funzione complementare. Insieme ad Alfredo Casella, Franco Alfano, Gian Francesco Malipiero e Ildebrando Pizzetti appartenne alla cosiddetta "generazione dell'Ottanta".
Di Respighi coniglio l'ascolto della sinfonia "Feste Romane" cliccare qui
Il 18 aprile del 1605 nasceva a Marino (Roma) il compositore del periodo barocco Giacomo Carissimi (1605-1674). Scarse le notizie sulla sua vita trascorsa dal 1630 alla morte nelle mansioni di maestro di cappella nella chiesa di Sant'Apollinare in Roma; problematica anche la cronologia delle sue opere. Negli anni giovanili si sa che fu attivo come cantore e organista nel duomo di Tivoli (1623-27) e come maestro di cappella nel duomo di Assisi (1628-29). Nel 1637 ricevette gli ordini minori e poté quindi godere di alcuni benefici ecclesiastici. A Roma venne presto in contatto con gli "esercizi oratoriali" nella forma coltivata dalla Compagnia del Crocifisso che utilizzava come elemento musicale il mottetto latino dialogico e concertato con parti corali e solistiche e brani in stile recitativo, sulla base del basso continuo. Carissimi si inserì pertanto dopo Emilio de' Cavalieri e Paolo Quagliati in uno stadio già avanzato del processo che darà luogo all'oratorio come genere musicale autonomo. Nel valutare il giusto contributo dato da Carissimi alla nascita dell'oratorio occorre tenere conto della grande varietà di forme che si riscontra nella sua produzione sacra in virtù della quale muta non solo l'ampiezza della composizione ma anche il numero delle voci. L'approccio innovativo di Carissimi va quindi ricercato, più che nelle novità di ordine formale, nella creazione del clima oratoriale, nei procedimenti espressivi attraverso i quali la materia biblica si trasforma in epopea sacra. Di lui si conoscono complessivamente 207 fra oratori e mottetti sacri in latino da una a dodici voci, 8 messe 227 cantate profane in italiano, 4 cantate burlesche, 42 versetti per organo negli otto modi ecclesiastici e il piccolo trattato pratico di teoria e composizione Ars cantandi. La conoscenza delle musiche di Carissimi si deve dunque in gran parte alle copie disseminate da allievi e musicofili in vari paesi europei e a poche raccolte stampate al suo tempo. Carissimi morì il 12 gennaio 1674 e fu inumato nella stessa chiesa di S. Apollinare in cui aveva lavorato per buona parte della vita. La congregazione dei musici di Roma, della quale era stato membro, gli tributò esequie solenni nella chiesa di Santa Maria Maddalena; purtroppo non restano tracce della sua tomba.
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a cura di Luigi Maffeo