Prendendo spunto dal flash-mob organizzato a Recanati in occasione dei 200 anni della famosa poesia di Giacomo Leopardi "L'Infinito", il nostro amico arch. Maurizio Silenzi Viselli, sempre caustico al punto giusto, ha cucito addosso ai versi immortali del grande poeta, una visione molto personale della ROMA di oggi, così "l'ermo colle" non è più solitario e triste ma ha sei fratelli, i sette colli dell'Urbe eterna.
Insomma, Maurizio Silenzi Viselli parafrasando Leopardi al suo pensiero (Maupardi), ci delizia ancora una volta con la sua verve mai "doma" (ogni riferimento è puramente casuale.
Non ci resta che leggere e farci sopra una risatina ... a denti stretti e ... grazie architetto per queste chicche di sana e pungente satira che ci regala di tanto in tanto. (M.S.)
L'INFINITO (CROLLO DI ROMA)
Sempre cari mi fur quei sette colli,
e quelle mura, che da tanta parte
del di fuori orizzonte il guardo escludon.
Ma sedendo e mirando, interminati
crolli di là da quelle, e sovrumani
silenzi di quel saper già sparso,
e invano divulgato tra le genti,
io nel pensier mi chiudo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
della civiltà cessato, io quello
infinito crollo a quel silenzio
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte persone, e la felicità
e suon d'essa scomparsa. Così tra questa
distruzion s'annega il pensier mio:
e il naufragar è triste in questo mare.
Maurizio Silenzi Viselli parafrasa Leopardi al suo pensiero (Maupardi)