Fu molto criticato, qualche anno fa, pensando che esprimesse un concetto generale, un politico che avrebbe esclamato: "Con la cultura non si mangia".
In realtà esso si riferiva alla politica, che infatti si nutre d'ignoranza e stupidità.
Ne è chiara dimostrazione la penosa vicenda dell'Ilva di Taranto.
Infatti solo applicando quelle due qualità in rapida e continua successione che, nel foraggiarsi, la politica ha potuto immaginare d'innestare un cancro mortale in un affascinante territorio quale quello che era il contesto di Taranto, che, descriveva Pasolini: "...è una città perfetta. Viverci è come vivere nell’interno di una conchiglia, di un’ostrica aperta. Qui Taranto nuova, là, gremita, Taranto vecchia, intorno i due mari, e i lungomari"; brano scritto esattamente un anno prima che venisse posata la prima pietra dell'Italsider, poi Ilva.
Non contenti hanno anche permesso che proprio a ridosso dell'impianto si sviluppasse il centro abitato di Tamburi.
A questi danni ambientali ed urbanistici si è poi affiancata l'altra qualità peculiare della politica: la malafede; cercando di ignorare quante morti e malattie provocava l'acciaieria ai cittadini ed agli operai. E facendo loro accettare, o meglio ingoiare, il concetto che con la morte si mangia.
E per chiarire quanto ai politici fosse chiaro che quella città era diventata l'anticamera dell'inferno, voglio ricordare un episodio che ho seguito personalmente.
Molti ricorderanno Rino Monaco, il grande poliziotto che sgominò la Banda della Magliana e poi divenne Questore di Roma. Bene, essendo diventati molto amici, proprio nel periodo in cui contestavo alcuni progetti urbanistici in danno del nostro patrimonio storico, avvenne che, nel timore la sua influenza potesse dare maggiore forza alle mie battaglie, venne nominato Prefetto a Taranto.
La moglie, rimasta a Roma, mi telefonava spesso in lacrime.
Fu così che volli interessare della questione l'altro amico Giulio Andreotti, che si disse molto dispiaciuto che Monaco fosse stato "punito" con un tale incarico. Poi con azione silenziosa e discreta riuscì a farlo tornare nella capitale.
E si continua, ancora oggi, a sbandierare un impossibile programma industriale di risanamento della peste. Con lo stesso ricatto della salvaguardia dei posti di lavoro, e della morte oramai conclamata.
Gente che non ha mai lavorato un solo giorno in vita sua, vorrebbe dettare la soluzione ad un disastro diventato ormai irreversibile.
Maurizio Silenzi Viselli