Ogni riferimento a fatti e persone, contenute in questa favola fantasiosa, sono puramente casuali.
Nell’immaginario della fantasia “Cuccagnello” aveva tutto per viverci bene.
A duecentodiecimetri sopra il livello del mare, situato e disteso sulla fresca collina, con un maestoso castello ducale che guarda i vicinati abbandonati, case ridotte a brandelli con muri in piedi e senza i tetti, quartieri disabitati, i rioni spopolati, vicoli invasi da animali randagi, con case vuote e senza vita, un centro storico abbandonato e distrutto dall’incuria politica.
Questo è il desolato, avvilito, sconsolato paese di Cuccagnello. Un borgo antico, mal governato da nuovi baroni senza scrupoli. I furbi, gli scaltri, gli affaristi, governano l’agricolo paesucolo di Cuccagnello.
Il nuovo consiglio comunale è fissato per il trenta Febbraio del corrente mese. I popolani, gli artigiani, i commercianti, i professionisti, aspettano con curiosità. Gli intellettuali, con molti giornali sotto il braccio che non leggeranno mai, commentano con molta prosopopea, le notizie fatte trapelare dagli amministratori.
L’atteso giorno è arrivato : Piazza del Popolo è l’agorà, allestita con bandiere e gonfaloni, con panche, scrivanie, sedie e comode poltrone.
L’agorà viene recintata da transenne a balconcino, dove i curiosi sosteranno. La piazza dell’Acquanova è affollata, il palazzo Bianchi è illuminato a giorno, i balconi e le finestre del palazzo Romanello sono affollate, la gradinata sopra l’acquanova è gremita, la salita di San Francesco è affollatissima. Fra schiamazzi e tifo da stadio,gli oligarchici sfilano in passerella,per prendere posto. Tutte le consorterie societarie sono rappresentate :
i proprietari terrieri, i costruttori edili, gli artigiani, commercianti,le lobby, i comuni mortali non hanno rappresentanti in consiglio comunale.
Il Presidente del Consiglio batte tre colpi di martello, invitando a presentarsi, chi ha delle suppliche da fare. Dalla Ricella si sente qualche applauso, da Cirriji qualche fischio di dissenso.
La folla accalcata verso l’agorà, fa largo dividendosi ai bordi della strada, per fare spazio ad un vecchio vestito con una tunica greca. Mentre la folla si divide per cedergli il passo, un giovane con la sua fresca innocenza,con voce stridente,grida : vecchio !Vecchio ! Dove abita la Democrazia ?
Con voce severa, il vecchio dal pelo bianco, risponde : LA DEMOCRAZIA ! Vi e’ stata estirpata dai vostri cuori e dalla vostra mente, corrompendovi ed accattivandovi con piccoli privilegi personali. i vostri padroni l’hanno : spogliata, violentata, denigrata, derisa azzittita e segregata nei profondi meandri della corruzione politica.
Con fermezza ed autorevolezza : saluto questo governo oligarchico, arrogante, prepotente, corrotto, colluso esenza opposizione e democrazia. Amministratori di questa società, che vi concedete ed elargite benefici ai pochi, contro gli interessi della maggioranza dei vostri sudditi.
Mi chiamo Solone ! Atene mi generò, la cultura greca mi formò. Anche se sono nato in una famiglia ricca, credo nella Democrazia, e che ogni uomo è libero nella sua dignità e moralità. I vostri interessi personali, ed i vostri affari, sono palesi.
Arconti ! La maggioranza di questa folla, senza principi sociali, ha venduto il suo diritto di voto per comprarsi un beneficio personale, votando consapevolmente per chi non farà gli interessi della collettività. Politichesi, assessori, figuranti e garzoni della politica, che amate e sostenete questa oligarchia per sottomettere il vostro simile, con la violenza della vostra misera e meschina ricchezza, controllate tutti gli spazi sociali, assumendo i vostri accoliti nella pubblica amministrazione,creando loro lavori improduttivi, fannulloni, pagati con l’aumento dei tributi dei cittadini. Tutto il tessuto sociale è scontento, preoccupato e sofferente. Con la crisi che ci attanaglia,non si può tassare oltre la capacità di pagare.
I tributi sono esosi per una società impoverita dalla crisi e dalla disoccupazione. I redditi delle famiglie diminuiscono e le vostre tasse aumentano, a causa della crescita delle vostre spese e dello sperpero, diminuiscono le entrate tributarie nelle casse del comune. La pressione tributaria ovviamente sale,si cerca di fare cassa in ogni modo, I tributi colpiscono tanto la persona quanto i suoi beni immobili.
Le vostre cartelle “PAZZE” difficilmente verranno pagate, anzi aumenteranno il disagio sociale ( già impoverito ) con pignoramenti e sanzioni. Anche se voi pensate di arricchirvi con stipendi e gettoni di presenza, mal governando una comunità sull’orlo del fallimento sociale. Provocando la decadenza dello spirito civico e il disamore per le funzioni pubbliche.
Arconte ! Io fui.
Con giustizia ed assennata mente, feci,ed approvai la legge dello “ SGRAVIO “. Cancellando tutti i debiti tributari per i morosi in stato di indigenza. Il vostro nuovo Arconte ! Da ambientalista e rivoluzionario sociale, ridotto a servo ben pagato, dei latifondisti e politici corrotti. D'altronde è una vecchia storia eterna che si ripete, dove nulla deve cambiare.
Luigi Visciglia