Abbiamo ricevuto dalla cara amica giornalista, Caterina La Banca che ringraziamo, il pensiero di un giovane di 21 anni di Saracena che esprime con parole semplici e toccanti l'amore per il proprio paese. Siamo sicuri che nelle sue parole si rispecchino moltissimi ragazzi calabresi e non solo, parole che fanno rinascere e rinvigorire la speranza per un futuro - il loro futuro - in un mondo migliore di quello che hanno trovato. Grazie Giovanni Paolo per questa iniezione di "amore" in un momento delicato del nostro vivere quotidiano. (la redazione)
Ho pensato molto a come iniziare questo mio pensiero, ma ogni frase mi sembrava superflua, inutile
Mi presento, anche se effettivamente mi conoscete.
Mi chiamo Giovanni Paolo Tursi, ho 21 anni e vivo a Saracena.
Io amo il mio paese.
Mi sento convintamente di dire che amo il mio paese in modo incondizionato, viscerale, intenso.
Ho deciso di vivere qui, mettere a disposizione della mia collettività, da sempre, quelli che sono i miei carismi, i miei interessi, le mie conoscenze, la mia voglia di fare e di proporre.
Appartengo alla famiglia Celia, conosciuta da molti.
Da più di tre generazioni gestiamo il bar in piazza San Lio, di fronte a cui svetta la storica ed imponente Chiesa di San Leone Vescovo. Il bar è sempre stato punto di ritrovo delle generazioni saracenare, punto di riferimento ed incontro per chi, dopo anni ritorna in città. Tra le sue mura si raccontano storie, emozioni, amicizie gioie e dolori. Tra le sue mura in quella piazza ed in quella chiesa mi sono cresciuto, mi sono formato e ho fatto miei i valori che la mia famiglia mi ha trasmesso, e che senza remore mi sento di dire che ne sono orgoglioso.
Ma cosa significa amare il proprio paese?
Non solo come mi sento di farlo io e molti miei paesani difendendolo, lodandolo e dicendo a tutti che il mio paese è, senza ombra di dubbio, il più bel posto dove un individuo possa vivere, ma Questo tipo di amore si deve manifestare in atti concreti che vanno dal non sporcare i luoghi pubblici con immondizia e imbrattando i muri, rispettando le leggi, comportandosi in modo educato nei confronti dei propri concittadini e di chi viene a visitarlo, facendo insomma almeno il minimo indispensabile per renderlo un luogo migliore, non esitando ad elencare quelle che sono le peculiarità e le bellezze storico, artistiche ed architettoniche.
Amare il proprio paese vuol dire interessarsi, farsi carico, non stare alla finestra per vedere come andrà a finire.
Come spiega bene l’enciclica Deus Caritas Est di papa Benedetto XVI nella seconda parte e specialmente al n. 28, impegnarsi in prima persona e fare scelte ponderate, anche col rischio di sbagliare, però meglio sbagliare cercando di far cambiare le cose e no restare fermi con il rischio di contrarre la "balconite". Perchè solo chi non fa non sbaglia!.
Quindi, cosa vuol dire voler bene al proprio paese ? Vuol dire, secondo me, amare le cose belle che ha Saracena e provare un po' di orgoglio non solo per le bellezze naturali e storiche ma anche per le cose che funzionano, per ciò che lo distingue positivamente rispetto ad altri paesi, comuni, vicini o lontani. E' il rovescio della medaglia del dispiacere che si prova quando ci sono cose che vanno male, quando prima andavano bene e viceversa. Insomma, io vedo molte ragioni per essere orgoglioso del mio paese, un paese dove si vive bene, dove la qualità dei rapporti umani è di grado più che accettabile, anzi, forse elevato.
Una volta ho letto da qualche parte: "non c'è posto più bello di quello che ci ha dato i natali." Beh, io quando volgo lo sguardo ai piani di Novacco, ascolto lo scrosciare del fiume Garga e guardo il tramonto far diventare rosa tutte le case arroccate sul pendìo della montagna, sento una morsa forte nello stomaco, il cuore inizia a palpitare ritmicamente, gli occhi si appannano. Eh si, è questo l'amore che provo e sono orgoglioso di appartenere a questo lembo di terra.
Giovanni Paolo Tursi