Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 10,11-18.
In quel tempo, disse Gesù: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.
Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio».
COMMENTO DI DON MICHELE MUNNO
IV DOMENICA DI PASQUA
22 APRILE 2018
Ė vero che il Vangelo di questa quarta domenica di Pasqua non presenta uno degli avvenimenti accaduti dopo la Risurrezione e ci fa ascoltare, invece, alcune parole dette da Gesù ai discepoli prima della Pasqua, ma proprio queste parole di Gesù aiutano a comprendere “come” accade la Risurrezione e “come” si vive da risorti.
Nella pagina del Vangelo che ascoltiamo, infatti, c’è un aggettivo che Gesù si attribuisce e che può esserci utile per entrare ancor più in profondità nel mistero della Risurrezione.
L’aggettivo è “buono”. In verità, l’aggettivo greco che troviamo nel testo e che in italiano viene tradotto con “buono” è l’aggettivo “bello”, “attraente”. Un aggettivo che, nella sua etimologia, ha a che fare con il verbo “chiamare”.
Gesù, perciò, è il Pastore buono perché bello, attraente, perché la sua vita è affascinante!
E noi tutti, in particolare coloro che nella Chiesa sono stati chiamati a servire come pastori il popolo di Dio, siamo chiamati ad essere buoni/belli/attraenti come Gesù.
Proviamo a riflettere sulla bellezza di Gesù, una bellezza che ci chiede di rivedere radicalmente i nostri canoni estetici.
Tutti, infatti, desideriamo essere belli. Non lo possiamo negare! Basti pensare al tempo che si trascorre dietro lo specchio, dall’estetista e ai continui “selfie” che postiamo sui “social”, proponendo la nostra immagine e desiderando che altri ci apprezzino, cliccando, magari “i like”, mi piace!
Il nostro “desiderio di bellezza”, che è un desiderio legittimo, poiché radicato nel nostro stesso essere, spesso, però, si trasforma in bellezza apparente, estetica, esteriore e, non provenendo dal profondo, prima o poi svanisce!
Probabilmente è questo il motivo per cui l’aggettivo greco “bello” nel Vangelo, attribuito a Gesù, viene tradotto con “buono”. Solo il Pastore buono è anche il Pastore bello! Solo un uomo buono è anche un uomo attraente! Solo la bellezza di una donna buona non svanisce mai!
Potremmo leggere in questo senso le parole di Giovanni nella seconda lettura, come un programma di vita per diventare bellissimi: “noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato ... quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è”! Saremo simili a Lui, irradieremo la sua stessa bellezza!
Qual è, perciò, il “segreto” della bellezza del Pastore che dovrebbe essere anche la “bellezza” dei cristiani?
La risposta alla domanda potremmo individuarla nella similitudine che Gesù utilizza, mettendo a confronto il mercenario con il pastore.
Il mercenario è un “narciso”, ama solo se stesso, persegue solo i propri interessi e non si interessa affatto degli altri. La sua bellezza apparente svanisce con la sua stessa “fuga”.
Il pastore, invece, conosce le pecore, le chiama per nome, dà la sua vita per le sue pecore. Il pastore, cioè, è uno che ama sul serio! Uno che si cura degli altri! Uno che cura gli interessi degli altri, non dei propri!
È l’amore vero, perciò, il segreto ultimo della bellezza! La bellezza di chi ama sul serio non verrà mai meno, perché è una bellezza continuamente alimentata dalla bontà!
Lasciamoci amare radicalmente da Gesù per imparare ad amare “come” Lui!
Come afferma Pietro nella prima lettura, infatti, “in nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati”!
Lasciamoci amare da Gesù, lasciamoci salvare, da Gesù ... e saremo salvi, saremo bellissimi, come Lui! Amen.
(Nell'allegato il Foglio Informativo Settimanale della Parrocchia di San Giuseppe in Sibari)