Una “questione di cuore” questa è la Quaresima! Un tempo in cui Colui che è follemente innamorato di noi, Colui che ci ha amati e ci ama, al punto da morire per noi, ci propone di lasciarci seriamente amare da Lui, il solo che può rendere la nostra vita realmente buona, bella, degna di essere vissuta!
Senza l’amore, senza il cuore, non si potrebbe comprendere fino in fondo questo tempo liturgico con le sue richieste esigenti.
Anche lo “slogan” che gli Uffici pastorali della nostra diocesi, in sintonia con il progetto pastorale diocesano consegnatoci dal Vescovo, va esattamente in questa direzione: “dissetati al petto di Gesù”.
L’invito che ci rivolge il Signore, attraverso il testo del profeta Gioèle, nella prima lettura, è quello di “ritornare a Lui con tutto il cuore” perché ogni volta che noi ci allontaniamo da Lui il nostro cuore e la nostra vita si disgregano, si lacerano e noi ne dobbiamo necessariamente prendere atto: “laceratevi il cuore”!
Oggi ci siamo radunati, sono stati chiamati “anziani, fanciulli, bambini lattanti, sposi”, siamo chiamati a prendere consapevolezza della divisione, della confusione, del male che abita il nostro cuore, presentandolo al Signore, lasciandoci guarire da Lui, dal suo Amore: «Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza»
Perché l’Amore del Signore possa efficacemente guarire i nostri cuori ammalati, la liturgia di questo Mercoledì delle Ceneri ci offre un “segno” e tre rimedi ... potremmo dire che ci offre la prognosi e ci prescrive una efficace terapia
Prognosi: ricordati che sei polvere e polvere ritornerai! Ce lo ricorda il segno delle Ceneri che tutti riceveremo sul capo e che, in questa Quaresima, resteranno ben visibili, collocate su una colonna nel presbiterio.
Abbiamo bisogno di prendere atto delle miserie del nostro cuore, di ciò che siamo senza Dio, di ciò che ci porterà ad essere una vita senza Dio, vissuta nel peccato: polvere, cenere!
Se non prendiamo consapevolezza di ciò, difficilmente accoglieremo l’Amore di Dio, il solo che può dare vita, vita in pienezza, vita oltre la morte!
Le Ceneri rappresentano il segno della debole e fragile condizione dell’uomo (Abramo rivolgendosi a Dio dice: “Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere...” (Gen 18,27); Giobbe, riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: “Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere” (Gb 30,19), ecc.)
Le Ceneri sono anche il segno esteriore di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un cammino verso Dio (“I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere” Gio 3,5-9)
Ricevendo le Ceneri non solo vogliamo ricordare ciò che siamo senza il Signore, ma vogliamo soprattutto esprimere il nostro impegno a lasciarci guarire dal Suo Amore
Terapia: elemosina, preghiera, digiuno.
Il Mercoledì delle Ceneri è anche un giorno di digiuno: il digiuno ci aiuta a mettere ordine e risveglia il desiderio. In tutti i settori, quando ci si “abbuffa” non si sa più scegliere ... spesso anche nel nostro cuore entra un po’ di tutto, si disordina, il digiuno può aiutarci a mettere ordine nel nostro cuore, nella nostra vita, non tutto può avere la stessa importanza! C’è una “relazione” che dev’essere necessariamente prima, perché senza quell’Amore in noi non vi è nulla ... digiunare ci aiuta a desiderare quell’acqua che solo può saziarci e che possiamo attingere solo al petto di Gesù!
La “terapia” del digiuno, perciò, è strettamente legata a quella della preghiera: si digiuna dalle parole per ascoltare la Parola, l’unica che sazia la nostra vita ... una preghiera che non può essere solo “formale”, altrimenti anch’essa si ammala di ipocrisia, ma dialogo tra ciò che Dio ci chiede e la nostra vita, le nostre scelte
E non c’è digiuno autentico, non c’è preghiera vera, senza l’elemosina: aprire il cuore a Dio significa lasciarci interpellare anche dai bisogni e dalle necessità dei fratelli ... si rinuncia per condividere, e si condivide per moltiplicare ... dal “poco” di ciascuno ci sarà “tanto” per tutti!
A noi lasciarci guarire dall’Amore di Dio o lasciarci morire al non senso portato da un cuore ammalato, che non batterà più!
Buon cammino, lasciamoci “dissetare al petto di Gesù”! Amen!
Don Michele Munno