Al mio paese in Calabria (Cassano Ionio) negli anni ’50, noi bambini andavamo a seguire le lezioni del “catechismo” nei locali dell’Azione Cattolica”, dove fino a qualche tempo fa era la Biblioteca Diocesana (pare che ora sia destinata ad altro e le migliaia di volumi pazientemente catalogati in tanti anni dal prof. Enrico Cirianni finiranno chissà dove). Quattro stanze dove si giocava e, divisi per età, si partecipava alle lezioni di catechismo appunto, che venivano impartite di norma da un giovane prete. Io ricordo in particolare don Davide Gatto, un giovanissimo sacerdote che aveva quella naturale predisposizione a parlare ai bambini, ascoltarli e a farsi ascoltare, doti rare fra gli umani. Ricordo che soffrii molto quando ci fu tolto perché gli venne affidata una parrocchia (San Domenico a Doria), ma le lezioni continuarono con altri sacerdoti. Questa mia breve riflessione, che mi permetto di offrire ai visitatori del sito, nasce dopo aver letto il libretto “Amoris Letitia” dedicato alla famiglia che Papa Francesco ha scritto e che è stato presentato e distribuito in tutto il mondo cattolico. Dopo aver partecipato all’interessante manifestazione organizzata qualche tempo fa dalla diocesi nel centro polivalente di Villapiana, proprio per parlare delle nuove e, oserei dire, “rivoluzionarie” vedute nei confronti della famiglia, contenute nel libretto, mi sono fiondato in libreria, ho acquistato il volumetto e l’ho letto tutto d’un fiato, soffermandomi su alcuni passaggi veramente innovativi per quanto riguarda la posizione del Papa, e spero della Chiesa tutta, nei confronti delle diverse tipologie di famiglia del mondo odierno.
Non è mia intenzione, non ne sarei capace, commentare lo scritto di Papa Bergoglio, ma leggendo il libretto mi sono soffermato sul bellissimo Inno alla Carità di San Paolo in una delle Lettere ai Corinzi che proprio da don Davide avevo sentito per la prima volta e che avevo mandato a memoria:
“La carità è paziente, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.”
( foto: Don Davide Gatto) Quasi settant’anni fa don Davide, parlandoci delle tre Virtù Teologali, “Fede, Speranza e Carità”, si soffermò a lungo sulla CARITA’, parlandocene in un modo così profondamente ispirato, che molti di noi restarono quasi incantati dal suo dire. Quella lezione e questo inno mi sono rimasti sempre nella mente e spesso, confrontandomi con persone di diverso credo religioso durante gli anni trascorsi all’estero, mi sono soffermato a pensare che molti dei principi cristiani contenuti nel Vangelo sono dei “suggerimenti” validissimi per chiunque abbia un minimo di percezione di ciò che è bene e ciò che è male a prescindere che sia credente o ateo, e la Carità, intesa come amore infinito per il prossimo, è il sentimento universale che travalica ogni tempo, ogni luogo, ogni tipo di fede.
C’è stato un tempo in cui, quando conoscevo un po’ più intimamente una persona e mi rendevo conto della sua libertà di pensiero, le regalavo il libretto del Vangelo, ne avevo e ne ho ancora più di una copia in diverse lingue in un cassetto. Alcuni, di altra fede, mi guardavano inizialmente con sorpresa, pensando che volessi fare proselitismo religioso, poi quando consigliavo loro di leggerlo con animo sereno e sgombro da pregiudizi lo accettavano di buon grado e, dopo qualche tempo, molti mi ringraziavano avendo riscontrato concetti simili nella loro fede. Ne nascevano dei confronti interessanti che, in taluni casi, si sono protratti a lungo nel tempo. Ricordo in particolare un giovane ingegnere indù che subito dopo mi volle regalare un volumetto in inglese sulla filosofia “vedica” dove trovai molte affinità con i nostri princìpi cristiani. Lavorammo allo stesso progetto per circa un anno e spessissimo, nei momenti di relax, si discuteva su quante analogie ci fossero pur fra i nostri diversi modi di intendere la religione. Alla fine con tanti amici convenimmo che la pura “casualità” della nascita in un luogo invece di un altro ci aveva resi cattolici, protestanti, musulmani, indù o altro, l’unica cosa che poteva e può unirci è un sentimento unico: la CARITA’.
Grazie per aver avuto la pazienza di leggere questa mia breve nota.
Antonio Michele Cavallaro
PS: (Che siate dei buoni cristiani o no, vi invito intanto a leggere il libretto di Papa Francesco - costa pochissimo, 2 Euro , ma si può leggerlo anche gratis sul web cliccando quì)
(In questa foto scattata nel cortile del Seminario negli anni '50, don Davide Gatto con i giovani di Azione Cattolica, riconoscete qualcuno?)