Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 10,26-33. Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri! Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli;
chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
Commento di don Michele Munno
XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – A
25 giugno 2017
Riprendiamo il cammino domenicale del tempo ordinario accompagnati da alcuni versetti del capitolo 10 del Vangelo secondo Matteo, che presenta il cosiddetto “discorso missionario” di Gesù. Si tratta, in particolare, di alcune “istruzioni” che Gesù consegna ai Dodici, dopo averli scelti, chiamati – dando loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni sorta di malattia – e inviati.
Nei versetti, che ascoltiamo in questa XII domenica del tempo ordinario, Gesù, per due volte, invita a “non aver paura”: “non abbiate paura degli uomini” … “non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo”.
Il primo invito riguarda in particolare la “paura del fallimento” a cui i discepoli di tutti i tempi sono esposti, come già i profeti dell’Antico Testamento. È proprio per questa ragione che la pagina evangelica è preceduta dai versetti del Libro di Geremia (20,10-13), che presentano il profeta calunniato ed esposto alla cattiveria dei suoi nemici.
Come Geremia, come tutti i profeti dell’Antico e del Nuovo Testamento, gli Apostoli e i discepoli di Gesù, di tutti i luoghi e di tutti i tempi, non devono temere il fallimento, il rifiuto, l’indifferenza degli uomini: è necessario fidarsi di Gesù, della Sua Parola … “quello che vi dico” … “quello che ascoltate”!
Il Signore, solo Lui, conosce il cuore, le intenzioni, vede nel segreto … ed è su di Lui e sulla Sua Parola che bisogna mettere radici, fondare tutta la nostra fiducia, la nostra speranza, le nostre attese!
Il secondo invito riguarda la “paura della morte”: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo! A questo secondo invito Gesù aggiunge, però, una esortazione ad “aver paura”: “abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo”.
Il riferimento non è semplicemente a temere l’inferno, la dannazione eterna, escatologica, ma anche quella “morte spirituale” che aggredisce chi vende ciò in cui crede pur di salvaguardare la propria vita da tutto ciò che potrebbe minacciarla!
L’invito di Gesù, che riprende alcuni versetti straordinariamente belli del “discorso della montagna” (cf Mt 6,25-34), è a non affannarsi ad autodifendersi perché il credente ha già chi lo custodisce e lo difende: “non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri”!
Il discepolo/apostolo di Gesù ha una priorità, il Regno, che in questi versetti, proposti oggi dal Vangelo, viene presentata come “riconoscere Gesù davanti agli uomini … non rinnegarlo”!
Riconoscere Gesù, senza rinnegarlo, significa impegnarsi a vivere la radicalità del Vangelo senza se e senza ma, senza paura di essere esposti al fallimento, al rifiuto, all’indifferenza, alla derisione, allo scherno, alla persecuzione, alla morte … senza scoraggiamenti e senza preoccupazioni! … il discepolo ha chi lo protegge e lo custodisce!
Una immagine potrebbe aiutarci a cogliere efficacemente quanto Gesù oggi ci chiede. La desumiamo dal rito dell’ordinazione dei vescovi: nelle mani del vescovo, subito dopo l’unzione sul capo, viene consegnato il libro dei Vangeli, perché il suo primo e principale compito – come per ogni battezzato, per ogni discepolo di Gesù – è quello di annunciare la Parola di Dio con generosità e fedeltà, con grandezza d’animo e dottrina. Prima, però, lo stesso libro dei Vangeli, aperto, era stato posto sul suo capo, come a dire che la stessa Parola di Dio è la casa, l’unica protezione di cui il vescovo dispone!
Ciò vale non solo per il vescovo, ma per ciascuno di noi: la nostra unica “casa”, la nostra unica protezione, la nostra unica difesa sarà il Vangelo se noi lo avremo accolto e testimoniato nella nostra vita.
Che Gesù, la Sua Parola, il Suo Vangelo, sia davvero “il dono di grazia riversato in abbondanza su tutti”! Amen.