Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 11,25-30.
In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.
Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare».
Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».
Commento di don Michele Munno
XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - A
9 luglio 2017
Dopo aver ascoltato, nelle scorse domeniche, gli insegnamenti dati da Gesù agli apostoli, inviati a predicare, a liberare e a guarire, a prolungare, cioè, nella storia, in ogni luogo e in ogni tempo, la sua missione, i suoi gesti e le sue opere - dopo aver ascoltato, cioè, il cosiddetto "discorso missionario" - il Vangelo di questa XIV domenica del tempo ordinario ci aiuta ad entrare nel cuore stesso di Gesù, a coglierne i sentimenti, a sentirne i battiti, attraverso alcune espressioni di estrema bellezza!
È come se Gesù ci aiutasse a prendere chiara coscienza che la nostra identità missionaria, prima che essere definita dal nostro apostolato e dalle nostre opere, dal nostro "fare", per quanto "progettato" e "programmato", risiede nel nostro rapporto intimo con Lui, nella nostra interiorità.
La stessa "teologia", prima che essere uno studio attento dei dogmi, delle dottrine, prima che essere ricerca accurata di come comunicare il Vangelo in un mondo in continuo cambiamento, è necessariamente riconoscimento e confessione della nostra estrema piccolezza e relazione, in Gesù, con il Padre, che si prende cura di noi ancor prima che noi stessi gli manifestiamo le nostre necessità e i nostri bisogni e ci coinvolge nella sua paternità da estendere nel prenderci cura di tutti!
«Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli»! Gesù ci aiuta a prendere coscienza che il discepolato, la vita cristiana, il cristianesimo autentico è tutto un cammino di trasformazione da "grandi" in "piccoli", da "autonomi" ed "emancipati" da Dio in "dipendenti" da Lui!
La stanchezza e l'oppressione, che spesso sperimentiamo, consiste, oltre che nelle difficoltà, nei drammi, nei dolori che sperimentiamo, nell'esser voluti diventare "grandi" e nell'aver eliminato Dio dalla nostra vita, decidendo - a prescindere dall'ordine della creazione - ciò che è bene e ciò che è male per noi e per gli altri ... è la dinamica distruttiva del peccato originale che continua a devastare, in un continuo inganno, la nostra vita e la storia!
Senza Dio ci ritroviamo stanchi e oppressi!
Gesù ci ripete ancora: «Venite a me ... imparate da me ... troverete ristoro»!
La nostra identità consiste principalmente nel fare nostre queste parole di Gesù e nel ricordarle agli uomini attraverso la testimonianza credibile della nostra vita.
In questo senso mi piace concludere con le parole che l'arcivescovo eletto di Milano ha pronunciato rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano quale fosse il suo primo messaggio alla diocesi e alla città: «Sono un prete e l'unica cosa che mi sento di dire è la necessità di ricordarci della presenza di Dio».
Penso che in queste parole ci sia molto più di un progetto o di un programma pastorale!
In questo consiste non solo la missione di un vescovo, di un prete, ma di ogni battezzato!
E come testimoniare con la bellezza semplice della propria vita questa "presenza di Dio", questo "ricordarsi di Dio" se non corrispondendo alle parole che Gesù rivolge nel Vangelo?
«Venite a me ... imparate da me ... troverete ristoro»: Egli solo è il nostro unico vero ristoro! Amen.