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Vangelo di Domenica 30 Luglio 2017

tesoro nascosto.jpgDal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 13,44-52. - In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.  Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose;
trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».
Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.  Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.  Avete capito tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì».  Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

 

COMMENTO DI DON MICHELE MUNNO

XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – A
30 luglio 2017

Quelle del “tesoro nascosto nel campo”, della “perla di grande valore” e della “rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci”, sono le tre immagini che vengono utilizzate da Gesù, nella pagina del Vangelo secondo Matteo di questa XVII domenica del tempo ordinario, per descrivere la realtà del “regno dei cieli”. Per la terza domenica di seguito continuiamo ad ascoltare il “discorso parabolico” o “discorso del regno”, che occupa il capitolo 13 del primo Vangelo.

Quella del “regno dei cieli” o “regno di Dio” è una categoria particolarmente importante per comprendere il mistero della vita di Gesù, la sua predicazione, i segni da lui compiuti, la sua passione e la sua morte. I Vangeli sinottici, in particolare Matteo e Marco, presentano l’inizio dell’attività pubblica di Gesù con l’annuncio che in Lui il “regno dei cieli” si è avvicinato. Anche nella preghiera del Padre nostro una delle richieste iniziali è che “venga il regno”.

È necessario, perciò, comprendere bene in che cosa consista il “regno dei cieli”, un regno che “non è di questo mondo”, un regno che viene nel silenzio, nella piccolezza, nella pazienza di chi attende che il piccolissimo granello di senape attecchisca e cresca, di chi attende che un po’ di lievito faccia fermentare tutta la pasta.

È un “regno” che è seminato con abbondanza su qualunque tipo di terreno, che è come una “rete”, gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.
Il “regno dei cieli” è l’abbraccio di un padre che è davvero per tutti gli uomini e per tutte le donne, è la rivelazione della sua paternità, del suo amore che è davvero per tutti, senza distinzione di buoni e cattivi, di giusti e di ingiusti!

È l’accoglienza di questo “regno” che può segnare in profondità la vita e la storia degli uomini, al di là di ogni progetto o di ogni altro desiderio di bene.

Nella richiesta del giovane Salomone, che ci viene narrata nella prima lettura, perciò, la Liturgia vede una quasi “preparazione” del desiderio del regno di Dio.
Salomone, giovane re di Israele, non chiede né una lunga vita, né ricchezza, né sconfitta dei propri nemici, ma “un cuore docile”, chiede discernimento nel giudicare, non interesse e tornaconto di piccolo cabotaggio, ma un dono che gli permetta di vivere il suo essere “re” come “servizio”, per rendere giustizia al popolo, distinguendo il bene dal male. Una tale sapienza vale molto più di qualsiasi altro bene. È una richiesta di un cuore conforme al cuore stesso di Dio!

L’abbraccio di Dio, la rivelazione della sua paternità, viene per “contagiare” gli uomini, rendendone la vita un’estensione del suo Amore per tutti!

Chi fa esperienza di tale Amore, dell’unico Amore capace di ricolmare e soddisfare pienamente il cuore dell’uomo e ogni suo desiderio, del suo bisogno radicale di sentirsi amato, di questo bisogno fondamentale che spesso, purtroppo, lo porta a “prostituirsi” con le insoddisfacenti offerte del potere mondano, del benessere economico e del piacere sessuale, come nella parabola del tesoro nascosto e della perla di gran valore, “vende” tutto il resto, lascia tutto per il “regno”.

Nelle Confessioni del santo vescovo di Ippona, Agostino, troviamo alcune espressioni che sembrano essere il “commento esperienziale” della pagina evangelica di questa domenica: “Tardi ti ho amato, bellezza così antica e così nuova, tardi ti ho amato. Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature che non esisterebbero se non esistessero in te. Mi hai chiamato, e il tuo grido ha squarciato la mia sordità. Hai mandato un baleno, e il tuo splendore ha dissipato la mia cecità. Hai effuso il tuo profumo; l’ho aspirato e ora anelo a te. Ti ho gustato, e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato, e ora ardo dal desiderio della tua pace”. E ancora: “Ci hai fatti per Te e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te”!

Che ciascuno di noi possa essere un inquieto “cercatore del regno”, che il nostro cuore non trovi pace finché non lo scopriamo e che, trovatolo, mettiamo da parte ogni altro bene per l’Unico Vero Bene … il “regno dei cieli” possa avere per ciascuno di noi il volto di Gesù: è Lui il tesoro nascosto e l’unica perla di grande valore! Amen.

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