Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 17,1-9. - In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo».
All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete».
Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.
E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».
Commento di don Michele MUNNO
TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE – A
6 agosto 2017
La XVIII domenica del tempo ordinario coincide, quest’anno, con la festa della Trasfigurazione del Signore, che, liturgicamente, essendo un mistero particolarmente importante nella vita di Cristo e per la vita dei cristiani e della Chiesa, la sostituisce.
In questa domenica, pertanto, celebrando la festa della Trasfigurazione del Signore, siamo invitati a passare dalla sfigurazione, in cui ci fa precipitare la brutalità del peccato, alla trasfigurazione del Volto di Cristo, in cui si rivela pienamente quella gloria di cui Dio vuole rendere partecipi ogni uomo e l’intera umanità.
La prima lettura, tratta dal Libro del profeta Daniele, ci chiede di associare la figura apocalittica del “figlio dell’uomo” al Signore Gesù, che, nella trasfigurazione, anticipo e primizia della resurrezione, porta a compimento la visione profetica: è Lui il “Figlio dell’uomo”, che rivela l’uomo all’uomo.
La seconda lettura, tratta dalla Seconda lettera di san Pietro, ci esorta a credere fermamente a quanto ci viene trasmesso dalla parola di testimoni oculari, i quali non sono andati dietro e non ci hanno abbindolati con favole artificiosamente inventate!
Il volto trasfigurato del Signore è preludio della sua Pasqua (tanto che i nostri fratelli ortodossi chiamano l’odierna festa la “Pasqua dell’estate”) ed è anche anticipo della nostra pasqua, della risurrezione dell’umanità nell’ultimo giorno: questo mistero è il nostro futuro, il destino dell’umanità, dell’intera creazione!
La festa della Trasfigurazione è un invito alla contemplazione della bellezza, quella bellezza che si manifesta nel Volto del Signore Gesù! La parola, che ascoltiamo in questa domenica, ci spinge proprio in questa direzione.
Ma che cosa significa contemplare la bellezza di Gesù, del suo Volto? Contemplare è qualcosa di più del semplice guardare-vedere (anche se lo presuppone), significa penetrare sempre più profondamente in ciò che si vede, fino ad essere in qualche modo plasmati, trasformati.
E in che cosa consiste questa bellezza, tale da far esclamare a Pietro: «Maestro, è bello per noi essere qui!»?
La bellezza non è semplicemente un fattore esteriore, bello è colui che compie un’opera bella, che cioè riflette la bellezza di Dio, lo stile con cui Dio opera (ecco perché, ad esempio, la tradizione ci fa cantare Tota Pulcra es Maria, tutta bella sei Maria: Maria è bella perché nella sua vita ha lasciato trasparire lo stile stesso di Dio, lo stile con cui Dio opera).
Il mistero della bellezza autentica, che rifulge sul Volto di Gesù, ci è rivelato dalle parole che i discepoli udirono sul Tabor: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo»!
Gesù è «il più bello tra i figli dell’uomo» perché vive nell’obbedienza alla volontà del Padre («mio cibo è fare la volontà del Padre»).
I discepoli di Gesù, di tutti i tempi e di tutti i luoghi, la Chiesa, l’umanità, noi irradieremo bellezza, la vera bellezza, quella che non passa, la Sua bellezza, nella misura in cui ascolteremo la sua Parola e la osserveremo!
Contemplare la bellezza di Gesù significa e richiede, in primo luogo, ascolto e attesa, capacità di interiorizzare nelle profondità del cuore la Parola perché il mistero dell’incarnazione possa rinnovarsi in noi.
Se impareremo a fare questo, la Parola, il Verbo di Dio, prenderà dimora in noi, fisserà in noi la sua Tenda e farà di noi la sua dimora. E così anche noi saremo capaci di fare opere belle, opere che irradiano la bellezza, lo stile di Dio!
L’ascolto e l’obbedienza alla Parola di Dio, infatti, permetteranno allo Spirito di Dio di prendere dimora in noi … ascolto e obbedienza ci permetteranno, paradossalmente, perché stride con le logiche del mondo, di fare autentica esperienza di libertà!
L’augurio è che la contemplazione del Volto trasfigurato di Cristo, che si riflette sul nostro volto nella misura in cui facciamo esperienza di ascolto e di obbedienza alla sua Parola, ci faccia sperimentare l’ebrezza della libertà dei figli di Dio, figli che compiono le sue stesse opere belle: «Il Signore è lo Spirito e dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà. E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore» (2Cor 3,17b-18). Amen.