(Dal libro "365 giorni col Papa - Collaboratori della Verità")
Che cosa, oggi, rende la vita di una persona veramente degna d'esser vissuta?
Forse il pensiero che fra cinquant'anni ci sarà un mondo più giusto?
Certo, questa è una prospettiva ideale che può appassionare, prospettare valide realizzazioni, stimolare e infondere dinamismo.
Ma è sufficiente? Non è, in realtà, proprio l'opinione che in un qualche futuro le cose potranno finalmente aggiustarsi ciò che rende - nel presente - la nostra vita così insopportabile e disperata?
Non è forse essa a creare quel fanatismo che insterilisce il vivere?
Quando amore e ironia vengono banditi come devianti non è forse allora che viene distrutto il presupposto autentico d'ogni futuro?
A quest'ordine di considerazioni appartengono anche alcuni rilievi che, a dire il vero, fanno pensare, e sono al tempo stesso assai pertinenti e caratterizzatanti la situazione esistenziale dell'uomo d'oggi.
Perché nella nostra società odierna c'è sempre meno spazio per i bambini, cioè per il futuro dell'uomo?
Come dobbiamo spiegarci il fatto che, d'ufficio,
si voglia procedere deliberatamente a trattare il bambino - ripeto, il futuro -
come una « malattia» e a far sì che come tale debba essere « curato» cioè «eliminato»?
Quale strano capovolgimento dell'apertura al futuro si compie nel concentrare tutte le forze intorno alla questione di come sia possibile far fronte -nel modo più tacito e sicuro- al «pericolo» di una nuova vita?
Certamente tutto ciò può avere anche in parte le sue «buone ragioni»: dietro a esse, però,
non è forse all'opera, in ultimo, anche quella preoccupazione che deriva dal non sapere se la vita umana abbia una qualche ragionevolezza, se sia un dono sensato che è lecito trasmettere con fiducia anche senza esserne stati richiesti, o se non sia piuttosto un peso insopportabile, così che sarebbe meglio non esser mai nati?
Chi può rispondere a questi interrogativi, che, nel bel mezzo dell'odierna apoteosi del futuro, rendono l'uomo sempre più insicuro?
Forse i progetti di rinnovamento o di radicali trasformazioni?
Certamente no, poiché la risposta all'interrogativo se un domani varra ancora la pena di essere uomini non dipende dal benessere o dalla ricchezza che potremo conquistarci ma da una domanda più profonda che, sebbene non le venga riconosciuta rilevanza pubblica, abita la nostra umanità.
DESCRIZIONE DEL LIBRO : Un vero breviario con una riflessione per ogni girono dell'anno. Il titolo Collaboratori della verità, è il motto che Joseph Ratzinger ha scelto per caratterizzare il suo ministero episcopale ed esprime la convinzione che tutti i cristiani sono chiamati a fare propria la verità del vangelo. L'opera si compone di brani tratti da discorsi e prediche inedite nella sua prima edizione del 1994 pubblicata da San Paolo e oggi riproposta ai lettori come memoria del percorso di Benedetto XVI. Joseph Ratzinger nacque in un paesino della Germania meridionale nel 1927. Divenne sacerdote nel 1951 e negli anni successivi insegnò nelle più celebri università di Germania. Pubblicò anche diversi libri che lo resero famoso. Nel 1977 il papa Paolo VI lo nominò arcivescovo di Monaco di Baviera e nel 1981 Giovanni Paolo II lo invitò a Roma come responsabile della Congregazione per la Dottrina della Fede. In questo incarico divenne uno dei principali collaboratori di Giovanni Paolo II che lo volle sempre al suo fianco. Nel 2005 moriva tra il rimpianto generale il Papa venuto dalla Polonia. Dopo un breve conclave i cardinali chiamarono a succedergli Joseph Ratzinger che scelse il nome di Benedetto XVI.