Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 22,1-14. - In quel tempo, rispondendo Gesù riprese a parlare in parabole ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono gia macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.
Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì.
Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
COMMENTO DI DON MICHELE MUNNO
XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – A
15 ottobre 2017
Dopo aver utilizzato l’immagine della “vigna”, Gesù utilizza un’altra immagine per narrare la storia d’Amore di Dio con il Suo popolo e la sua stessa vicenda di Figlio, inviato a rivelare l’Amore del Padre: è l’immagine del banchetto nuziale, della festa di nozze.
Il profeta Isaia, nella prima lettura, descrive il banchetto “eccedente” che il Signore desidera offrire a tutti i popoli.
La stessa eccedenza è ripresa dalla narrazione evangelica, ma ancora una volta – come per la vigna e gli operai – è presente il dramma: Dio prepara, chiama, invita, ma gli invitati sono incapaci di accogliere il dono!
È il dramma che si è consumato con il popolo di Israele, il dramma che si consuma nella storia della Chiesa e nella vicenda di ciascuno di noi!
Dio ci invita, ci chiama alla festa attraverso i suoi servi, ma «quelli», che siamo esattamente noi nelle nostre infedeltà, nelle nostre ripetute mancate accoglienze, preferiamo fare “orecchie da mercanti”: «quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi (fastidiosi, perché ricordano la verità e denunciano le nostre infedeltà!), li insultarono e li uccisero»!
Ancora una volta, il Vangelo ci aiuta a leggere la nostra vita, a riconoscere le nostre miserie e le nostre infedeltà!
Eccedente, però, non è semplicemente l’offerta, il banchetto che Dio prepara.
Eccedente è soprattutto il Suo Amore, che mai viene meno, che mai si arrende nonostante la nostra ostinazione e alla nostra caparbietà!
Egli vuole davvero che tutti possano gustare il suo banchetto, sperimentare il Suo Amore: «Andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze»!
Il Suo Amore, la sua chiamata, è davvero per tutti!
È necessaria, però, la nostra disponibilità a corrispondere alla chiamata, è necessario rispondere al suo invito. È ciò che nella parabola viene descritto con l’«indossare l’abito nuziale» e che viene, poi, spiegato con il termine «elezione»: «molti sono chiamati, ma pochi eletti»!
Tutti, proprio tutti, «buoni e cattivi», siamo invitati alle nozze, tutti, buoni e cattivi, possiamo saziarci con l’eccedenza dell’Amore, che Dio offre a ciascuno di noi, ma è necessario quell’“abito nuziale” senza di cui non si può avere il “gusto” di ciò che Dio ci offre.
Cos’è questa “veste nuziale”? È la veste che si riceve quando si è capaci di riconoscere il proprio peccato e si accoglie l’invito alla conversione; è la veste di chi si sente perdonato e vive di perdono. È la veste di chi si sa “graziato”, è la veste della “Grazia di Dio”. Perché solo chi si riconosce sterile fa frutto, chi si sa omicida del Figlio è suo erede, chi si sa nudo è rivestito, perché riconosce l’eccedenza dell’Amore con cui è amato … è l’affermazione che ripetiamo ogni volta prima di accostarci all’Eucarestia: «O Signore, non sono degno»!
È la veste bianca che ci è donata nel giorno del Battesimo e che deve ricordarci sempre la nostra “dignità di peccatori”, “perdonati perché amati”, e perciò capaci di perdonare illimitatamente … è questa la veste nuziale, che ci riveste di Cristo, e che ci permette di “gustare” fino in fondo tutto l’Amore di Dio!
Che ciascuno di noi conservi questa “veste nuziale”, «portandola senza macchia per la vita eterna». Amen.
(nell'allegato il foglio informativo settimanale della parrocchia di San Giuseppe in sibari)