Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 1,26-38. - In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. (FOTO: Annunciazione di Botticelli)
COMMENTO DI DON MICHELE MUNNO
IV DOMENICA DI AVVENTO – B
24 dicembre 2017
Sono tre le “figure esemplari”, che accompagnano il cammino d’avvento: Isaia, Giovanni Battista e la Vergine Maria.
In questa quarta e ultima domenica, ormai prossima al Natale, la liturgia ci chiede di lasciarci prendere per mano, ancora una volta, proprio da Maria.
È da lei, infatti, che possiamo e dobbiamo imparare ad accogliere il Verbo della vita.
Leggendo con attenzione la prima lettura, tratta dal Secondo Libro di Samuele, e la pagina del Vangelo, sembra che la liturgia ci inviti a considerare e a purificare i nostri sentimenti, troppo simili tante volte più a quelli di Davide, che a quelli di Maria.
L’intraprendenza di Davide, infatti, sembra nascondere una certa tentazione di “manipolare Dio”.
Infatti, se Davide gli “costruisce una casa” – dopo essersi “sistemato” le sue faccende! – è come se volesse in qualche modo “imprigionarlo”, tenerlo “al suo servizio”.
Non a caso il profeta Natan tuona contro il re, ricordandogli le sue origini e il fatto che egli ha ricevuto tutto da Dio, che è stato Dio a fare una “casa” per Davide ... e che sarà ancora Dio a rendere saldo il suo trono e a suscitargli un Discendente!
L’intraprendenza arrogante di Davide è simile a quella che si cela dietro talune devozioni tese più ad ottenere favori, “grazie personali”, che alla lode e alla gloria di Dio!
A tale intraprendenza arrogante fa da contraltare l’umiltà sconcertante di Maria, perfetto modello di quella “obbedienza della fede”, che Paolo richiama nella seconda lettura, tratta dalla Lettera ai Romani.
Maria, lungi dalla tentazione di “imprigionare e manipolare Dio” secondo i propri desideri, si mette completamente a disposizione del “progetto di Dio”. Non cerca di rinchiudere Dio dentro il suo progetto, di asservirlo al proprio tornaconto, ma chiede: “Come avverrà questo?”, “Cosa devo fare per collaborare alla realizzazione del progetto di Dio?”.
L’Angelo le dice che collaborerà nella misura in cui lascerà fare a Dio, nella misura in cui consegnerà a Dio le “redini” della propria esistenza!
È Dio colui che “fa”, è Lui che dobbiamo lasciare operare in noi! Questo significano le parole dell’Angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra”!
Maria diventa “casa di Dio” perché si lascia edificare da Lui! Non dai propri progetti e dal proprio tornaconto personale!
Maria si autopresenta – diversamente da Davide, che vuole “fare una casa per Dio” – semplicemente come “serva del Signore” e si abbandona completamente alla sua volontà! E permette a Dio di “fare” ... cose grandi!
Ormai alle porte del Natale, chiediamo al Signore la virtù dell’umiltà!
Egli, infatti, che è “grande e misericordioso”, sceglie proprio tra gli “umili i suoi servi”, “per portare a compimento il disegno di salvezza”. Impariamo da Maria ad essere “collaboratori” di questo disegno di salvezza, che dà gioia a noi e al mondo intero.
Amen.