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BUON NATALE di PACE a TUTTI i NOSTRI LETTORI

nativita preti.jpgNell’augurare il nostro più sincero BUON NATALE vi offriamo l’Omelia della SS.Messa di Mezzanotte del nostro parroco don Michele MUNNO e, in coda, un’amara riflessione di un nostro collaboratore che riflette sulla vera essenza del Natale.

Quest'anno, per questo Natale, anziché tenere l’omelia, vorrei provare, caro Gesù, a dialogare un po' con te, ad alta voce, con il rischio che anche altri ascoltino ciò che vorrei far ascoltare solo a  Te, parlandomi cuore a cuore.
Sono consapevole, e di questo ti chiedo  scusa in anticipo, che questo tempo, che la Liturgia prevede, non è fatto per parlare a Te, ma per rivolgersi ai fedeli. Ma è proprio per questo che ho deciso di rivolgermi a Te, poiché Tu solo conosci il cuore di noi uomini e Tu solo possiedi le chiavi per accedervi.

Sono sempre più convinto che se Tu mi hai voluto in questa Comunità è solo per essere “ripetitore” della Tua Parola, perché le mie parole, come ogni parola umana, soprattutto in questo tempo  della storia, lascia il tempo che trova, mentre la Tua Parola, il Verbo che Tu sei da sempre, rimane per sempre!
Il tuo Evangelista Luca, nella pagina che ascoltiamo nella Messa della notte, mentre annota le coordinate storiche di quel primo Natale, sembra evocare con sottile ironia l'assoluta indifferenza dei potenti di turno al mistero accaduto in quella santissima notte. Preoccupati di trovare strategie per salvaguardare le proprie poltrone ed accrescere le proprie ricchezze, i potenti di ieri – ma anche di oggi! – non sembrano affatto preoccupati del disagio che creano a quella famiglia in difficoltà che da Nazaret deve spostarsi a Betlemme per farsi registrare. Le regole vanno rispettate ... e le persone passano in secondo piano! Chissà quante volte Maria e Giuseppe Ti avranno raccontato del disagio di quel viaggio e chissà se pensavi anche a quell'episodio quando, a proposito del sabato, dirai che viene prima l'uomo … che le leggi sono fatte per la vita e il bene dell'uomo!

Non è tuttavia solo l'assoluta indifferenza dei potenti di turno che mi sconcerta ascoltando il Vangelo del Natale, ma un'indifferenza quasi “globalizzata”, a cui nessuno sembra sottrarsi!
Questo pungolo, che in questi giorni ha più volte scomodato la mia coscienza, è costituito da due espressioni dei Vangeli di Natale: «Non c'era posto per loro nell'alloggio», ascoltiamo nel Vangelo della notte, e «venne tra i suoi, ma i suoi non l'hanno riconosciuto/accolto», ci ricorda il Prologo del Vangelo secondo Giovanni.
Quanto mi feriscono, Gesù, queste parole! Mi feriscono perché se guardo con onestà alla mia vita personale, a quella della mia Comunità, alla vita di chi mi circonda, constato con amarezza che ancora per Te, per la tua “famiglia”, spesso non c’è posto! Troppo presi dai nostri desideri, dalle nostre occupazioni, dal nostro benessere, da una certa sazietà che anestetizza le coscienze, non Ti accogliamo, non Ti riconosciamo!
È vero: abbiamo fatto il presepe, sistemato l’albero e le luci, addobbato case e paesi, organizzato pranzi e cene, preparato i dolci tipici, invitato i parenti, acquistato i regali, giocato a tombola … ma paradossalmente, ancora una volta, proprio per Te non c'è posto! Qualche volta abbiamo anche avvertito il tuo bussare alle nostre porte, ma poiché non Ti sei presentato come noi Ti aspettavamo, non Ti abbiamo riconosciuto e Ti abbiamo lasciato fuori!
La cosa che più mi sconcerta, però, nei Vangeli di Natale è che a riconoscerti, ad adorarti, ad offrirti attenzione, a fidarsi di te, sono quelle categorie di persone che, “a pelle”, ci danno fastidio e ci scomodano e che spesso preferiamo tenere lontano da noi! Nel Vangelo secondo Luca sono i pastori … oggi, se il mistero di quella notte si ripetesse oggi … chi Ti prenderebbe sul serio?
Eppure, caro Gesù, a dirtela tutta e ad essere onesto con Te, sai bene che anche nella mia vita, anche nella nostra vita, ci sono lati oscuri e, a pensarci bene, non posso, non possiamo sentirci migliori dei pastori!
La consapevolezza della mia e della nostra miseria, Gesù, che ci accomuna ai pastori e alle tenebre, ci permetta, almeno una volta nella vita, magari proprio in questo Natale, considerato che, nell'esperienza di tanti Santi, peccatori come me, come noi, proprio il Natale ha costituito il momento di una profonda conversione, io e i fedeli di questa Comunità possiamo intravedere la grande Luce, la tua Luce, la Luce vera che illumina ogni uomo, e possiamo iniziare a prenderci cura di Te, che Ti presenti a noi come un Bambino bisognoso di tutto, che disturba il nostro sonno e la nostra quiete con i suoi gemiti da decifrare …
Sono certo, Gesù, che se ci impegneremo a prenderci cura di Te, quasi senza accorgercene, la nostra vita, il nostro territorio, le nostre relazioni, il futuro dei nostri figli diventerà più luminoso, poiché irradierà la Bellezza di Dio, la Tua Bellezza divino-umana, di Te, che ti sei fatto uomo perché ogni uomo impari a vivere divinamente! Amen

Don Michele Munno

Natale?

Alla luce degli ultimi eventi che senso ha parlare di Natale. In una società piena di discrepanze in cui la preoccupazione di chi non trova un posto libero per le vacanze si contrappone a chi ha perso il posto di lavoro, a chi prepara cibo e bevande per un banchetto di festa e chi prepara armi e addestra bambini e uomini per la morte, a chi per libertà intende solo un insieme di scelte frivole e chi invece non è libero di sopravvivere. Il Natale oggi più che mai è la festa di pochi che fingono di non conoscere il dolore di molti. E per quei pochi, sarà la solita festa comandata dall’economia, che nonostante la crisi sarà comunque un’economia del consumo e dello spreco, la festa del buonismo, delle frasi fatte, delle promesse mai mantenute, dei regali tanto odiati da chili fa e scontati per chi li riceve. L’amore è paziente, benevolo; l’amore non invidia, l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, sopporta ogni cosa. Questo dovrebbe essere il senso del Natale in questo mondo senza senso e senza affetto.

Francesco Benincasa

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