L’ostracismo, le primarie al contrario di Atene - Avendo inventato loro la democrazia, gli antichi Ateniesi la sapevano lunga. Dal momento che tutti i cittadini erano uguali e non dovevano esserci distinzioni sulla base della ricchezza e della fama, le cariche politiche venivano distribuite a sorte. Un’estrazione e via: chiunque, brutto, bello, con esperienza pregressa o senza, a turno poteva essere chiamato a gestire l'assemblea e a prendere decisioni di governo.
Solo quando c'era da scegliere il generale per le spedizioni militari si procedeva con una elezione, perché insomma uno che doveva gestire un esercito un minimo di competenza sul campo la doveva avere, ma anche qui il comandante si eleggeva, non come ora che un generale di Stato maggiore viene mandato in missione e via.
Su una cosa però gli Ateniesi si erano fatti furbi. Le cariche potevano essere tirate a sorte, ma il popolo si riservava di mandare in esilio per dieci anni quel cittadino che a detta della maggioranza si fosse rivelato o fosse sospettato di essere un pericolo per la democrazia.
Erano delle primarie all'incontrario, quelle per l'ostracismo. Chi veniva candidato doveva lasciare immediatamente la città. Non era un esilio, perché formalmente l'ostracizzato non aveva fatto ancora nulla. Era una sorta di pensione anticipata e forzata, un po' come al gioco dell'Oca quando ti dicono che devi stare fermo un giro. Gli rimanevano i suoi beni e i diritti politici, e il suo onore non era compromesso, ma doveva partire subito Atene, andare altrove, perché i cittadini trovavano la sua presenza ingombrante e foriera di problemi.
L'ostracismo era pensato come una forma di tutela preventiva della democrazia. Non è detto che tu stia davvero tramando per abbatterla, ma figliolo mio sei comunque un problema, quindi la porta è quella, te ne vai per un ragionevole numero di anni, una decina, così quando torni sei troppo vecchio per creare grane, e comunque troppo fuori dai giochi, ormai.
Per decretare l'ostracismo prima si faceva una sorta di pre-consultazione, chiedendo ai cittadini se c'era a parer loro quell'anno qualcuno che se lo meritasse, e se veniva fuori che sì, si facevano i nomi e poi si procedeva a regolare elezione. Questo consentiva ai vecchi volponi della politica di essere avvertiti per tempo e organizzare le contromosse. Temistocle, per dire, rischiò di finire al ballottaggio, ma si salvò almeno in un caso, perché abbiamo depositi interi di cocci precompilati con il suo nome (Nell'Ostrakon della foto si legge bene il suo nome) che però non furono mai distribuiti per la votazione. Anche Nicia ed Alcibiade rischiarono, e da politici accorti, capita la mala parata, si allearono in extremis, facendo coinvolgere i voti dei loro sul capo di chi aveva provato ad esiliarli: il povero Iperbolo finì trombato alla tornata elettorale che aveva in qualche modo fatto partire lui.
Il padre di Pericle rischiò pure lui, mentre non si salvò Aristide, il più giusto degli Ateniesi (così veniva chiamato), che era una brava persona e proprio per questo si ritrovò a stare grandemente sulle scatole a molti per quell'aria da primo della classe.
Ad Atene, alla fin fine, se non ti candidavano all'ostracismo almeno una volta nella vita voleva dire che non contavi un picchio. Se riuscivi alla fine dei giochi a evitare di finire ostracizzato però, dimostravi di essere un vero politico di razza. In fondo, quindi, queste primarie all'incontrario erano pur sempre un modo brutale di selezione della classe dirigente.
Pensiamoci, ragazzi. Invece di eleggere un segretario per il PD, potremmo fare una lista di quelli che proprio no, per dieci anni dovrebbero starsene lontani dal partito dalla politica, in alcuni casi anche dall'Italia e dal pianeta.
Scommetto che qualche nome vi viene in mente già.
Mariangela VAGLIO alias GALATEA
(da Wikipedia: L'ostracismo (in greco antico: ὀστρακισμός, ostrakismós) era un'istituzione giuridica della democrazia ateniese volta a punire con un esilio temporaneo di 10 anni coloro che avrebbero potuto rappresentare un pericolo per la città).