Nei giorni di Natale ed ancora di più della Pasqua c’è folla nelle Chiese. Il popolo devoto o meno accorre desideroso dello sguardo di Dio caritatevole.
Nei Templi il popolo mostra di non essere puro, nelle forme cattoliche od ortodosse della mistica e del rito o in quelle intimistiche del calvinismo; anzi di non esserlo affatto malgrado sia rimasto in adorazione quotidiana come nell’islam delle varie confessioni o nelle religioni pauperistiche di ispirazione tibetana ed asiatica.
E’ pluralistica la folla e sono presenti tutti e proprio tutti convergono nella ricerca del divino, nell’attesa di essere “toccati”, come chiunque, senza differenza degli uni e degli altri. Nella società politica di oggi invece: il popolo è puro e le elite corrotte, fino alle istituzioni ancorchè democratiche, come osserva di recente Padre Sorge.(1)
Il popolo è maltrattato dalle istituzioni, di principio, quindi tende a non riconoscersi in esse anzi a disprezzarle con rancore. Il popolo è il popolo ed è intero e indiviso per cui non ha vocazione pluralistica e le sue varianti sono accarezzate dal personalismo tipico delle forme dittatoriali, secondo il rito pagano del vitello d’oro. Le spinte populiste sono cicliche e appaiono un surrogato di rimedio alla sensazione di un vissuto di bisogno esteso sia dei singoli sia di sofferenti intere popolazioni, dovunque. Quando si affievolisce tale rischio il populismo si trasforma in popolarismo, cioè in una soggettività diffusa attraverso corpi intermedi, a patto che siano rappresentativi, perchè agevolino il consenso ad una azione comune, cittadini e istituzioni.
Oggi esistono richieste di cambiamento ma non la loro rappresentazione visibile.
Più che società liquide (Baumann) sembra si sia affermata una società sostanzialmente avulsa da qualunque storia preconizzata o pensata in maniera analogica con il passato, poichè essa è immersa e racchiusa in un insieme magmatico che ha movimento, si ! ma il solo movimento di gonfiarsi e del ridursi, rimanendo massa impermeabile.(2)
Così le residue pulsioni attive del popolo vengono trattenute in quella massa indistinta che somiglia ad un distillato di collettivismo, connotato da strutture finanziarie e bancarie di chi lo ordina, non tanto dal regime etico dei tristi “Cavalli Ragionieri” proposti da Jonathan Swift.(3) Altro che liberalismo…..altro che dimensione fondamentale dell’esistenza umana come partecipe alla dignità del lavoro e della libertà nello spirito della Dottrina Sociale Cristiana.!!
Franco Petramala
1) Perché il populismo fa male al popolo - Padre Sorge/ Tintori
2) Del Populismo: indicazioni di letture del compianto Prof Franco Crispino - Unical
3) I Viaggi di Gulliver – Jonathan Swift
fonte: http://www.cosine2012.it