Quasi tutti gli organi di stampa locali hanno riportato la notizia della richiesta, da parte del GIP di Castrovillari, di rinvio a giudizio del sindaco di Cassano Ionio, del presidente del consorzio di bonifica ed altri 7 ex-dipendenti comunali. E' seguita immeditamente la replica del primo cittadino di Cassano. Non ci dilunghiamo su questa notizia, perché sarebbe semplicemente ripetitivo, chi lo desidera può avere maggiori delucidazioni nell'articolo del Corriere della Calabria. Non commentiamo l'accaduto, perché la cosa era nell'aria già prima delle ultime elezioni comunali, era solo questione di tempo. Nell'articolo segnalato vi sono anche le considerazioni del sindaco che non smentisce quanto gli verrebbe contestato, ma adduce a giustificazione che il suo operato é stato corretto perché prassi consolidata in Italia.
Gli inquirenti per giungere alla richiesta di rinvio a giudizio si sono avvalsi di indagini durate a lungo, fin dall'insediamento della commissione d'accesso agli atti all'interno del palazzo di città, prima dello scioglimento del consiglio comunale. Tra i tanti documenti al vaglio della magistratura vi sono parecchie intercettazioni telefoniche e in una di queste (durante un colloquio tra due importanti rappresentanti della cosa pubblica cassanese del tempo che non vogliamo citare) pare si facesse riferimento ad un non meglio identificato "Cavallaro" quale possibile estensore, insieme ad altri, di "lettere anonime" indirizzate al sindaco o ad altri membri della giunta.
Essendo stato citato solo il cognome, non è possibile individuare chiaramente a chi con precisione si volesse alludere, comunque visto che nel comune di Cassano vi è una sola famiglia che porta questo nome e cioé quella del sottoscritto, é facile intuire a chi si volesse fare riferimento. Ai due personaggi che incautamente hanno pronunciato il mio nome, vorrei ricordare che non sono uso ricorrere all'anonimato quando devo esprimere un mio pensiero o una mia convinzione, giusta o errata che possa essere, d'altronde chi mi conosce lo sa benissimo, mezzucci di tale sorta sono tipici di vigliacchetti di mezza tacca, categoria alla quale forse appartengono i due colloquianti non certo il sottoscritto, d'altronde si sa che si tende a giudicare gli altri secondo le proprie attitudini, soprattutto quelle negative. Per il momento mi fermo quì, quando avrò il documento di riferimento, mi premurerò di chiedere con i mezzi consentiti dalla legge a quale "Cavallaro" si volevano riferire i due nei loro "lieti conversari".
Mi permetto di ricordare quanto asserito da un esperto di psicologia criminale che sottintende un consiglio: "In genere l’anonimo è una persona molto vicina all’accusato, egli tenta di destabilizzarlo, e, purtroppo, dice sempre una mezza verità che non si sente di dimostrare. E, siccome non la vuole dimostrare, preferisce stare nascosto e godere dell’effetto che avrà sugli altri".
Antonio Michele Cavallaro