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CORIGLIANO: città tradita. Le randellate del prof. Ferrari

Castello Ducale CoriglianoMia Corigliano:
Adagiata sul tuo pendio
dormiente,
guardi a valle la città gaudente,
riflesso sul tuo piccolo mare vicino
sorridi sul tuo strano destino.
Un insolito letargo ti avvolge
Aspettando chissà chi,
chissà che cosa,
per risolvere ogni tua cosa.
Eppur poco basterebbe:
volontà, amore e tanta passione
per risolvere tutto…..
o forse niente!
Egoismo e materialismo
tarli dell’umana coscienza,
lungi dalle nostre idee
a bada bisogna tenere!
Onoriamo la nostra storia
Dando valenza alla memoria
Corigliano mia
Crocevia d’importanza tale
da oscurare ogni vicino casale,
idealizzando un futuro migliore
ti starò sempre vicino con il mio cuore.

Questa poesia, rispecchia i profondi sentimenti e tanti cari affetti che mi legano al mio indimenticabile paese natio, che dedico con amore e passione a tutti i coriglianesi.

Mia Corigliano, in questi ultimi decenni sei stata tradita, deturpata in maniera sistematica dagli stessi coriglianesi, svenduta da pseudo politici affaristi e delinquenti collusi con ambienti mafiosi che hanno pensato solo agli interessi familiari e non agli interessi comuni, sei stata sfregiata in modo particolare sulle coste, dove è dilagato un abusivismo edilizio che ha prodotto danni irreparabili alle spiagge, ai litorali e ad aree ambientali.

Corigliano, città storicamente legata a una grande tradizione agricola ed anche ad una grande tradizione peschiera, ubicata nella frazione di Schiavonea con l’annessione del Porto di Sibari.

Fra questi assume una posizione di assoluto rilievo internazionale il Castello Ducale che si affaccia su tutta la bellissima pianura di Sibari.

Purtroppo, la latitanza delle istituzioni diventa qui paradigmatica del rifiuto di favorire ogni intervento culturale atto a sviluppare relazioni tra sviluppo economico e sviluppo turistico, poiché la cultura produce critica, e poiché la critica difende i valori della natura dalle aggressioni proditorie degli uomini, ogni operazione che leghi paesaggio e arte diviene per le istituzioni, un peso e un pericolo rispetto alle possibilità di sfruttamento della natura stessa.

Chi l’avrebbe mai potuto immaginane che la Città di Corigliano, ricca di storia, di cultura, di tradizioni e di un forte patrimonio economico e turistico, i coriglianesi ,l’avrebbero consegnata ad un povero ragazzo, incompetente che non conosce ABC della pubblica amministrazione, farebbe bene a ritornare nei banchi delle scuole elementari, affinché potesse apprendere un po’ di lingua e grammatica italiana. Ho lottato tanto e da solo contro questo tradimento e questa brutale CON-FUSIONE.

Invito, pertanto tutti i coriglianesi e tutti i rossanesi a continuare a sognare questa assurda utopia della CON-FUSIONE ed a questa assurda speranza di riaprire il TRIBUNALE DI ROSSANO.

acefalo.jpgQuando ascolto questi poveretti incompetenti politici, la memoria mi riporta agli anni 1936-1939, a rileggere la famosa rivista francese “Acéphale” ossia “senza testa” di Georges BATAILLE.

Un tradimento che presenta tanti aspetti involutivi ed autolesionistici di arretratezza e cattiva gestione in cui gli interessi di pochi contrastano con quelli della collettività, vedi le precedenti e le attuali gestioni amministrative in cui sono stati assunti amici degli amici, parenti e familiari per chiamata diretta senza aver vinto alcun concorso pubblico o ancora peggio essere stati bocciati, umiliando e mortificando tanti validi giovani laureati costretti ad emigrare; siamo ritornati a convivere con il pieno sistema clientelare della Democrazia Cristiana.

A Corigliano lo sviluppo del territorio passa attraverso le colate cementizie di squallide seconde case abusive, di villaggi turistici, di lidi, di palazzinari che hanno costruito e distrutta Piazza Salotto e occupata e cancellata la via che porta il glorioso nome di Vittorio ALFIERI, tutto ciò non può essere inteso come un indice di modernità, ma solo ed esclusivamente come un degrado politico e sociale a cui corrisponde un mancato sviluppo turistico, purtroppo questi intrecci di interessi privati del malaffare, hanno spesso portato alla devastazione di aree di alto interesse naturalistico e storico e ad un forte degrado paesaggistico, tutto ciò appare ancora più grave, proprio perché i valori che non vengono difesi sono riconosciuti a Corigliano come fondanti il senso del luogo del disordine edilizio.

Oggi, i problemi del comprensorio di Corigliano, vanno ben oltre la dimensione meramente geofisica, e si articolano purtroppo su diversi piani, formando quasi una piccola enciclopedia al negativo delle possibilità di sfregiare il paesaggio, rovinando l’ambiente e sopprimendo la storia dei luoghi; si attuano operazioni legate all’interesse privato e al disinteresse pubblico per la cura e la tutela delle valenze profonde dell’ambiente e del paesaggio. Nella situazione visuale odierna, Corigliano appare come una rovina dimenticata, testimonianza beffarda di un’inconcludenza che lede al contempo i residenti, i turisti e la sua stessa natura, assistiamo impotenti ad un modello di insediamento antropico sul territorio basato sulla presenza di agglomerati di edifici legati alla piccola imprenditoria. Piccole fabbriche, magazzini merci, case private o edifici adibiti a uffici, e relativi annessi: strade e stradine di accesso e disimpegno, spesso con abbondanza di recinzioni, cancellate, reti, lampioni e fari per illuminazione, aree verdi interne generalmente maltenute e del tutto estranee al paesaggio. Questo modello di matrice urbana, si è sviluppato in modo particolare, nelle frazioni di Corigliano, basta farsi una passeggiata a Schiavonea ed a Cantinella ecc. per scoprire le belle meraviglie del territorio, bisogna avere il coraggio di promuovere azioni di tutela ambientale e di responsabilità sociale con una seria politica di sviluppo. Infatti, non solo questo degrado inficia la vivibilità di un intero territorio ma ne compromette immediatamente la crescita culturale, economica, sociale. Bisogna partire dalla moralizzazione della politica e della pubblica amministrazione, al fine di elaborare una seria politica di tutela e di valorizzazione del territorio, con serie attività di pianificazione. Affrontare la tematica dello sviluppo del territorio, vuole dire educare ogni cittadino al rispetto e alla valorizzazione del territorio in quanto bene comune. I coriglianesi sono chiamati a percepire il valore identitario del proprio territorio, quale luogo in cui progetta la propria storia, si tratta, in sostanza di creare e promuovere una reale cultura dell’ambiente. L’uomo crea lo spazio e in qualche modo ne riflette l’immagine. Quale spazio sta creando l’uomo contemporaneo? In che modo questo spazio ferito sta modificando i comportamenti e l’esistenza stessa delle persone che lo abitano? Come pensare oggi lo sviluppo di un ambiente che mantenga il suo legame con la storia e contemporaneamente sappia proiettarsi verso il futuro?

La cementificazione dei lidi sul demanio costiero che va dal lido Pirro/Malena fino ai lidi della sibaritide, ha ormai compromesso in maniera irrimediabile lo sviluppo turistico, solo con una precisa presa di coscienza del modo con cui ciascuno di noi, sentendosi veramente cittadino, e perciò responsabile del modo di vivere il proprio territorio, si assume la responsabilità etica e morale di salvaguardare la propria storia, condizione necessaria perché ci sia futuro. Occorre imparare ad abitare la terra, saperla custodire, averne cura.

Grazie agli sviluppi della tecnica e della scienza, i cittadini possono ancora limitare i propri errori, correggerli ma soprattutto cambiare indirizzo e salvare i propri spazi. Lo può fare con una politica di sviluppo economico e sociale finalizzata al miglioramento della propria qualità di vita, senza esaurire le risorse del territorio. Tutto ciò si chiama sviluppo sostenibile, Corigliano città tradita a discapito del bello, della storia e della tradizione, un tradimento che non avviene solo in seguito al dilagare scomposto e incontenibile che ha invaso il territorio di tante congerie di insediamenti e di speculazione edilizia; quale cultura ha permesso questa aggressione al territorio? Quali classe politiche hanno potuto assistere inerti a un tale massacro del territorio? Perché il territorio coriglianese continua anche oggi ad essere oggetto di interventi in grado di distruggere in pochi anni un vasto patrimonio ambientale e culturale di importanza straordinaria senza che le classi politiche intervengano in maniera adeguata, quale senso di responsabilità politica e sociale può scaturire da questi processi degenerativi? quali comportamenti possono nascere da un sentimento diffuso di impotenza nei confronti dell’assenza di una valida politica del territorio, in grado di promuovere fiducia nelle dinamiche di un serio sviluppo territoriale; non so se i poveri ignoranti, acefali ed incompetenti politici coriglianesi hanno capito la lezione.

Per chi non l’avesse letto, consiglio la lettura del mio ultimo articolo:”Chi è causa del suo mal pianga se stesso”.

Prof. Giovanni FERRARI

Docente Universitario

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