Le nostre "menti" politiche, sempre le stesse della nota "compagnia di giro", quando siedono tronfiamente nelle poltroncine dei vari Talk Show, esprimono, ispirati, la luminosa idea politica di cui si sentono portatori: "Bisogna creare lavoro.". Nella maggior parte dei casi propongono un'attività che loro, personalmente, non hanno mai svolto.
"Come?", chiede sempre premurosamente l'ingenuo conduttore.
"Investimenti pubblici!", risponde sempre con marcata supponenza il cacasenno di turno.
Investimenti pubblici?!
Ora, nei giorni scorsi è andato in onda un servizio televisivo che ha mostrato i "tesori" della Banca d'Italia. Tra questi si è dato ampio spazio al suo caveau, nel quale sono conservati 95.493 lingotti d'oro, per un totale di circa 2.451 tonnellate. Corridoi a non finire con scaffali da terra al soffitto colmi di lingotti. Piramidi, torri, muretti costruiti con i preziosi blocchetti trapezoidali.
Bene, sapete a quanto ammonta il valore di quella smisurata quantità d'oro? Ad una ottantina di miliardi di euro.
Allora, a forza di investimenti pubblici, i nostri illuminati politici sono riusciti, non solo a dilapidare tutta la ricchezza versata in tasse ogni anno (814 miliardi), ma a produrre un debito pari a 28 volte (28!) il valore del nostro tesoro aureo: 2.260 miliardi di euro.
Risultato? Siamo i più disoccupati in Europa.
Naturalmente tra i proficui "investimenti pubblici" possiamo annoverare sia i 10 miliardi per Alitalia (ora alla ricerca di un qualche caritatevole benefattore che se la compri a prezzo stracciato), sia i 20 miliardi versati alle banche decotte proprio a causa delle infiltrazioni politiche operative. Due soli esempi.
Non c'è bisogno che vi spieghi perché ci tengono tanto agli "investimenti pubblici". Altro che lavoro.
Ora, l'ho già spiegato in un articolo precedente. Il lavoro non si crea aumentando l'offerta di beni, ma facendo crescere la loro domanda.
Il cosiddetto reddito di cittadinanza, abbinato, sia ad una drastica decurtazione sulle tasse di movimento (benzina, bolli, autostrade, trasporti, iva, ecc.), sia ad un'unificazione dei regimi fiscali europei, permetterebbe di far crescere la domanda di beni (oltre che alleviare la sofferenza dei milioni di poveri) e, quindi, produrre quell'aumento di lavoro invano invocato da "interessati" fannulloni.
Ma disoccupazione e povertà sono le risorse di chi trae da esse benefici: provate voi stessi a dedurre le categorie favorite.
"Ma non ci sono le disponibilità economiche!", controbattono piccati i rapaci sapientoni. No? E i 2.260 inutili miliardi che vi siete sparati, da dove sono saltati fuori?
Diceva molto bene, e con grande sintesi, Totò: "Ma mi faccia il piacere..."!
Maurizio Silenzi Viselli