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Cassano. Il post-voto al microscopio

cambiamenti 1Alla ricerca del garofano perduto. Dove sono finiti i voti dei socialisti e del centrosinistra a Cassano?

Nonostante il Papasso nel corso degli anni abbia cercato di costruire l’immagine di se di un “leone socialista purosangue“, la leggenda di questo mito naufraga definitivamente alla luce delle evidenze dei risultati dell’ultima competizione elettorale regionale.

Nel mentre nel piccolo Comune vibonese di San Nicola da Crissa, amministrato da un sindaco socialista, il PSI raggiunge 510 preferenze su circa 720 votanti, Cassano - che è invece con ogni probabilità l’unico in Italia con una popolazione superiore ai 15.000 abitanti ad essere amministrato dal 2012 da una squadra che si professa socialista - con i suoi 121 voti racimolati per il garofano, di certo è da considerare la Casa meno Socialista d’Italia. Si è ben lontani quindi dal risultato delle amministrative di qualche anno fa, quando la lista del garofano registrò 1072 consensi. Una riduzione di ben il 90% dei consensi, che dimostra quanto sia deluso e disorientato l’elettore dalle politiche messo in campo dal garofano a Cassano.

Anche il dato del PD locale (ridotto ormai ad una sorta di PSI 2) - da anni complice della (dis)amministrazione del nostro Comune - è alquanto deludente rapportato ai suoi autorevoli sostenitori locali: ben mezza giunta comunale ed alcuni consiglieri di maggioranza hanno sostenuto vigorosamente la candidatura a consigliere regionale dell’attuale Presidente della Provincia, che ha si raggiunto l’elezione, ma di certo non grazie al contributo determinate di Cassano. La stessa lista del PD si ferma in città a solo il 7,65% (437 voti), ben al di sotto del circa il 12% provinciale e del 13% regionale.                                                                                                                               

Oltretutto, se si tiene conto che nei 437 consensi riscontrati per il PD rientrano anche quelle di altre aree culturali (come ZonaDem con 114 voti che non ha nulla a che spartire con l’A.C.), il risultato per i democrats alla guida della città è ancora più imbarazzante e mortificante.

Una vera e propria debacle per un Comune amministrato agli occhi della gente dal csx, ma che in realtà nasconde un esperimento politico da far rabbrividire i nostalgici del “pentapartito”.

In controtendenza rispetto al PD invece, a Cassano si registra la crescita della Lega di Matteo Salvini; per la seconda volta consecutiva - sotto questa Amministrazione - l’affermazione è netta e, senza alcuna organizzazione sul territorio e senza nessuno che ne rivendica il risultato, si attesta con il suo 7,59% di poco al di sopra della media provinciale e di altre comunità, dove invece il partito leghista è ben strutturato.

Ciò conferma che potrebbe corrispondere al vero quanto riportato qualche mese addietro da alcune indiscrezioni giornalistiche, secondo le quali nell’A.C. di Cassano c’è un filone (un altro, oltre a quelli che si sono palesati) che sottotraccia sostiene vigorosamente le idee leghiste antimeridionaliste di Salvini in combutta con alcuni rappresentanti dell’Alto Jonio.          

Di certo, un altro bel punto che può annoverare fra i suoi (in)successi il socialista Papasso e di cui andarne orgoglioso.

Anche l’elevato astensionismo dell’elettorato cassanese, seppur si inquadra in un contesto più generale di grande disaffezione e sfiducia nei confronti della Politica, è di certo influenzato sensibilmente dall’azione dell’Amministrazione locale. L’aver esautorato la Politica - da parte di chi governa la città - dall’amministrazione della cosa pubblica, soffocato qualsiasi forma di confronto democratico e di dibattito, al solo scopo di zittire l’opinione pubblica ed i commentatori, ha azzerato la vitalità politica di una comunità come Cassano che vanta una gloriosa storia. Non risulta che qualche partito si sia aperto alla città per far conoscere le proprie idee ed i propri progetti per il governo delle Regione ma, ancora una volta, si è assistito invece alla corsa per sostenere l’amico ed agganciarsi a questo o a quel gruppo di potere, nell’obiettivo di trarne un qualche interesse personale. Il voto espresso in città è stato quindi dettato non da una condivisione di idee e principi, ma esclusivamente basato sul rapporto personale con i vari candidati.

Davanti a questi segnali che purtroppo anticipano lo scivolamento della comunità verso un grave degrado sociale e culturale, il Papasso e la sua squadra, superficialmente e senza avviare alcuna riflessione, cercano di distrarre la collettività con un ecumenico comunicato di congratulazioni a tutti gli eletti della serie “vi voglio tanto bene”, accompagnato da dei telegrammi augurali per ingraziarsi la simpatia dei consiglieri regionali di turno (tanti!), con la speranza che magari domani qualcuno di loro possa riconfermarlo in qualche struttura speciale in Regione.

Il quadro che ne viene fuori è ben chiaro; nonostante la recente fiducia che la comunità ha rinnovato al Papasso alle amministrative dell’autunno 2019, lui e la sua squadra già non sono più in sintonia con i cassanesi e hanno fatto perdere clamorosamente la loro parte politica nella città che loro governano da anni.

A nulla è valso il tentativo mediatico del Papasso, anche attraverso i canali social ufficiali ed a pochi giorni dal voto, di invitare gli elettori ad “andar per fiori”: i cassanesi, disorientati e disillusi dalle sue tante manovre di Palazzo e dalle cattive prassi amministrative, si sono stancati di cercare e dare fiducia al garofano.

Questo è il responso che ci restituisce la recente tornata elettorale regionale.

La bocciatura, per chi governa la città, è evidente.

Movimento politico-culturale

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