“La vergogna nella sua struttura prima è vergogna: di fronte a qualcuno. Faccio un gesto maldestro o volgare: quel gesto aderisce a me, non lo giudico né lo biasimo, lo vivo semplicemente, lo realizzo al modo del per-sé. Ma ecco che improvvisamente alzo gli occhi: qualcuno era là e mi ha visto. Subito realizzo la volgarità del mio gesto ed ho vergogna.
La vergogna è il sentimento della caduta originale, non del fatto che abbiamo commesso questo o quell’errore, ma semplicemente del fatto che sono “caduto” nel mondo, in mezzo alle cose, e che ho bisogno della mediazione d’altri per essere ciò che sono”.
Jean-Paul SARTRE, L’essere e il Nulla, 1943.
Cosa intendo per cultura della vergogna o ancor meglio per civiltà della vergogna (shame culture), partendo proprio dal mio dolce e caro paese, penso e rifletto a quella società in cui il rispetto delle regole, si ottiene attraverso determinati modelli di comportamento, di norme sociali e religiose in quanto l’individuo esiste solo all’interno della cornice dell’oikos. Chi non si adatta a questi modelli riceve il biasimo della comunità, e prova quindi vergogna.
La vergogna dal latino verecundia significa senso di umiliazione per aver agito in modo indegno.
Dal punto di vista sia sociologico che antropologico, si intende un sistema di controllo sociale che sfrutta la morale e il senso di vergogna per scoraggiare comportamenti ritenuti scorretti oppure premiare comportamenti ritenuti virtuosi.
A Corigliano, purtroppo non c’è più vergogna neanche nella cultura, leggo, ascolto da pseudo avvocati, da pseudo giornalisti, da pseudo politici, da pseudo intellettuali, l’intitolazione di una scuola ad un ex preside democristiano, questi scienziati della cultura non sanno cosa significa intitolare una strada, una piazza, un monumento, una Università, una scuola e via dicendo.
Questi grandi intellettuali dell’incultura, prima di scrivere sciocchezze e cretinate, prima di dire due parole, conoscono almeno le procedure e la normativa per poter intitolare una scuola? Conoscono la Circolare Ministeriale n. 313 del 12/11/1980?
E’ una procedura complessa che vede coinvolti diversi soggetti istituzionali, occorre innanzitutto la deliberazione del consiglio di istituto, sentito il collegio dei docenti, successivamente inviata all’Ufficio Scolastico Regionale, al Prefetto ed alla Giunta Comunale, dopo tanti passaggi, tutti favorevoli, l’ufficio scolastico provvede ad emanare il decreto di intitolazione inviandolo alla scuola ed al Ministero. Tutto ciò, comunque, deve essere opportunatamente motivato oltre che corredato da informazioni storiche, culturali, scientifiche e biografiche, ora mi chiedo e chiedo a tutti i cari concittadini ex coriglianesi, oggi rossanesi, quali sono i titoli biografici ed accademici di questo grande ex preside democristiano intellettuale, quali scritti ha lasciato su questo povero e martoriato territorio, legati alla storia cittadina che hanno avuto grande rilevanza per la comunità.
Al contrario, non ho letto una sola parola sul caro compianto Architetto Gabriele MELIGENI, Sindaco di Corigliano, intellettuale, uomo di cultura, Comunista di fede, sempre vicino alla povera gente a lottare per i gravi problemi sociali, ha lasciato un patrimonio intenso di cultura, di arte e di storia, per le gloriose battaglie per l’occupazione delle terre, avversato da tutti dentro e fuori il partito, arrestato per le sue coerenti idee, esiliato persino nella morte, la sua tomba riposa in pace nel cimitero di San Giorgio Albanese nessuno ha mai pensato di intitolagli un vicolo cieco.
Chiedo al Dott. Carlo Caruso, cui va tutto l’affetto e la stima in qualità di medico, non posso dire la stessa cosa come politico; è stato il braccio destro del peggiore Sindaco fascista-affarista del Comune di Corigliano.
Tutto il male che avete fatto alla Città di Corigliano ed ai coriglianesi, vi accompagnerà persino nella tomba. La storia non dimentica. Felicemente accompagnato da tanti poveri ignoranti della cultura a sposare questa brutta causa. E’ un segno di mediocrità intellettuale e di depravazione morale.
Sono abituato a sposare le cause perdenti, ho lottato da solo contro la Con-Fusione, oggi tutti pentiti, oggi sto lottando da solo contro il sistema corruttivo della vecchia Democrazia Cristiana, domani saranno tutti pentiti, quanti voltagabbana, quanti saltatori sono saliti sul carro del vincitore, purtroppo la storia si ripete.
La cultura è la ricchezza dell’animo, la complessità del nostro sapere, purtroppo a Corigliano prevale l’incultura sulla cultura, un’amministrazione che presta scarsissima attenzione e dove prevale l’idea di una cultura intesa come “culto sterile del proprio passato”. Sapere, conoscenza, intelligenza, formano un vasto complesso culturale, dove ogni parte si nutre di ogni altra.
Corigliano è una Città di profonda incultura, una incapacità di avere discussioni, dove si ascoltano con attenzione argomenti e contro argomenti nella diffusa ignoranza. I neuromi se ne sono andati dai cervelli di destra, centro, sinistra, centro-sinistra, sinistra-centro. Nel vuoto cerebrale che accomuna vecchio e nuovo, il neonato e il resuscitato di una politica con la “P”che sta per puzza. L’incultura politica è sempre più incapace di contrapporsi al dissenso con la forza della ragione e con la sensatezza delle argomentazioni.
Come avete proceduto nel votare a livello plebiscitario sia la Con-Fusione, sia questo poveretto Sindaco che (ascolto), nessuno l’ ha votato, in quanto oggi tutti pentiti, si pensa di estromettere anche in questo caso il diritto della comunità di essere parte in causa, attiva e protagonista nell’intitolazione di una scuola che appartiene non solo ad una comunità scolastica, bensì a tutto il territorio. Voglio dire e ricordare a questi “poveretti” Sindaco ed amministratori che la politica è l’arte della mediazione. Bisogna avere il coraggio e la forza di contribuire all’innalzamento del livello della discussione politica e culturale in città, liberandosi da questo devastante marciume che ha occupato e distrutto l’intero territorio.
Il mio dissenso è netto e chiaro, è profondamente negativo affinché possa essere intitolata una scuola a personaggi dell’incultura, ad emeriti sconosciuti.
Prof. Giovanni FERRARI
Docente Universitario