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Napoli: Il degrado di Posillipo

p.za di giacomo posillipo.jpg(foto: P.za Di Giacomo a Posillipo) Dall’epoca imperiale Posillipo è stata luogo di delizie ed ozio con ville spettacolari lungo la costa, da quella del divino Augusto a tante altre di rango. La tradizione è continuata durante il periodo aragonese e vicereale, per accentuarsi dopo l’apertura nel 1812 di via Posillipo e negli anni Trenta del secolo scorso di via Petrarca, via Orazio e via Manzoni, dove ambivano dimorare professionisti ed imprenditori. Al fianco di questi insigni personaggi coabitavano pacificamente pescatori e contadini.

Negli ultimi decenni un degrado inarrestabile ha caratterizzato la frequentazione del quartiere con epicentro del fenomeno nel parco virgiliano. Cominciando la discesa dall’incrocio con via Petrarca è un vero bollettino di guerra: strada sconnessa con radici di alberi a vista, un barbone che ha preso stabile possesso della vecchia stazione della funivia fino al Panda park, una sorta di parco giochi sul viale Virgiliano, che, invece di divertire i bambini, a tutte le ore del giorno e della notte, mantiene una musica ad altissimo volume, rompendo i timpani e non solo quelli di tutti coloro che abitano nel raggio di un chilometro. Nel frattempo da Coroglio la più celebre discoteca cittadina spara a palla ritmi snervanti fino all’alba, nonostante confini con il commissariato Bagnoli.

La zona da tempo è frequentata da giovani agghindati da far invidia ai selvaggi, in un tripudio di piercing e tatuaggi.

Persa la memoria storica il luogo è noto per  il “mercatino dei vip”, come suole essere denominato il disordinato assembramento di bancarelle che ogni giovedì mattina prende possesso dei vialoni di accesso del Parco delle Rimembranze.

In questo allegro bazar di sapore medio orientale, allietato dalle stridule voci dei venditori, che rimembrano le antiche voci degli ambulanti partenopei, si vende di tutto ad eccezione degli alimentari, con la presunzione di inseguire le griffe alla moda imitate in maniera prodigiosa e spacciate per vere.

Il mercatino è frequentato da una folla allegra e ciarliera nella quale si distinguono le signore e signorine bene della città alla ricerca spasmodica del capo di moda firmato, poco conta se apocrifo, perpetuando con l’aiuto del falso l’antica abitudine di vestire all’ultimo grido.

Sono naturalmente finte signore dalle labbra rifatte e dalle movenze sguaiate, inconsapevoli protagoniste di un doloroso quanto irrefrenabile epicedio: il malinconico tramonto di una classe borghese, che per secoli ha comandato ed oggi è sostituita da una casta prepotente e camorristica, volgare e sfacciata.

Achille della Ragione

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