Il dibattito sul PSA (Piano Strutturale Associato) tra i Comuni di Cassano Ionio, CoRo, Crosia e Calopezzati si fa sempre più intenso, soprattutto sono state di grande impatto le osservazioni dell’ing. Franco Tufaro e del Consigliere comunale di Cassano Giuseppe Leonardo Praino che solo sul nostro sito hanno superato le mille visite. Abbiamo un sistema di controllo installato a disposizione della redazione che ci permette di conoscere le aree geografiche da cui provengono le visite ai diversi articoli ed abbiamo osservato che ben il 40% di coloro che hanno letto l’articolo succitato sono proprio dell’area del basso Ionio, che comprende le 3 cittadine comprese nel PSA oltre a Cassano. Si vede che sono stati toccati dei punti caldi nella disquisizione dei nostri due concittadini.
Ora sottoponiamo alla vostra attenzione, cari lettori, alcune rilievi che ci sono stati inviati da un nostro caro amico riguardanti sempre il PSA, che mettono in rilievo quanto siano poco precise e addirittura improbabili talune indicazioni contenute in quel documento, molto importante per il futuro del nostro territorio, nel momento in cui dovesse essere approvato tale e quale.
Ma vediamo in dettaglio cosa ci fa rilevare il nostro collaboratore esterno:
I dati su cui si costruisce la relazione si riferiscono al Censimento Istat del 2001 che è abbondantemente superato dai dati relativi agli ultimi due censimenti ( 2011 e 2021).
Per quanto riguarda il settore olivicolo a pag. 21 si legge:
Nei cinque comuni oggetto di studio sono attivi circa dieci frantoi privati.
Quindi due frantoi per Comune! Questo dato potrebbe essere un refuso, ma a pag. 23 si legge testualmente :
“ Gli interventi fito-sanitari sono scarsi e la gestione del periodo di raccolta non sono in sintonia con le soglie e gli standard minimi richiesti per ottenere un prodotto di qualità, molto spesso infatti il prodotto finito presenta elementi di non conformità quali ad esempio un elevato grado di acidità. L'industria olearia calabrese è altamente condizionata dai risultati della produzione agricola sia a livello qualitativo che quantitativo. E' presente un'elevata alternanza produttiva (sono operativi ogni anno un paio di frantoi privati per comune) che è andata diminuendo nel corso degli anni grazie ad un processo di ristrutturazione dell'industria stessa.”
Roba da ridere, nei territori di cui si parla esistono aziende olearie ed olivicole di primaria importanza e qualità a livello nazionale ed internazionale. Questo è solo un piccolo assaggio delle castronerie contenute in quel maledetto documento, ma andiamo avanti. L’uso di termini che potremmo definire addirittura offensivi per alcune località del comune di Cassano sono stati oggetto di un approfondimento ulteriore. Sibari Stazione è stata definita “area degradata”, spulciando sul web troviamo una definizione data a questa frase dalla regione Toscana:
Allegato A6 dell’Intesa Regione Toscana – MiBAC sottoscritta in data 22/10/2012
Definizione Aree gravemente compromesse o degradate
1. Sono aree gravemente compromesse le aree ove si registra “distruzione, perdita o grave deturpazione” dei valori originari descritti dal vincolo, quali risorse naturali e/o caratteri culturali, storici, morfologici, testimoniali, simbolici, estetico-percettivi, e delle reciproche interrelazioni tra tali valori originari.
2. Sono aree degradate le aree ove si registra “deterioramento, decadimento o impoverimento” delle risorse naturali e/o dei caratteri identitari.
3. La condizione di grave compromissione o di degrado può essere determinata da eventi naturali, fenomeni di abbandono o da interventi antropici di trasformazione che hanno modificato i caratteri di identità e riconoscibilità dei luoghi, danneggiando il bene paesaggistico senza conseguire nuovi valori qualitativamente significativi in una prospettiva di sostenibilità, durevolezza e trasmissibilità.
4. Il livello di grave compromissione o di degrado è correlato al livello di rilevanza e integrità dei valori paesaggistici originari.
5. La Regione e il Ministero per i beni e le attività culturali individuano, delimitano e rappresentano in scala idonea le aree gravemente compromesse o degradate e ne elaborano congiuntamente la relativa disciplina paesaggistica.
6. Nelle aree gravemente compromesse o degradate la predetta disciplina persegue i seguenti obiettivi generali:
- definire gli interventi di effettivo recupero e riqualificazione - finalizzati a reintegrare i valori paesaggistici preesistenti ovvero a realizzare nuovi valori paesaggistici comunque per quanto possibile coerenti con i segni o le tracce ancora rinvenibili o recuperabili dei
precedenti assetti storici o storicizzati – nonché le conseguenti semplificazioni previste dal
Codice anche in riferimento alle modifiche del D.P.R. 139/2010 in corso di definizione;
- mettere in atto misure di prevenzione e di contenimento dei fattori di rischio e dei processi eventualmente tuttora in atto;
- indirizzare gli interventi di compensazione, relativi ad opere di grande trasformazione
territoriale, in tali aree per le finalità sopraindicate.
7. Il recupero e la riqualificazione delle aree gravemente compromesse o degradate si persegue tramite idonei progetti o piani attuativi che prevedano interventi effettivamente volti al recupero e alla riqualificazione, quali la riduzione del consumo di suolo, la riqualificazione ambientale, la ricomposizione paesaggistica, la salvaguardia dei valori storico-culturali.
8. Tali progetti o piani dovranno essere redatti in coerenza con gli indirizzi e le direttive contenuti nella specifica sezione 4 delle schede dei paesaggi sulla base delle prescrizioni ivi dettate e in relazione alla capacità di tali piani o progetti di incidere positivamente e in maniera significativa sulla qualità del paesaggio.
Non ci pare che SIBARI STAZIONE possa rientrare in questa descrizione, certo mancherebbero diverse cosette, ma da questo a definirla area degradata, ce ne passa, non vi pare? Soprattutto dopo che negli scorsi anni sono stati spesi diversi milioni per la riqualificazione del territorio oltre ai lavori che anche l’attuale amministrazione sta compiendo.
Per il momento ci fermiamo, ma non finisce qui, abbiamo intenzione di tornare sull’argomento, anche se questo lavoro avrebbero dovuto farlo gli uffici tecnici dei comuni interessati dietro stimolo degli amministratori, che solo ora, a bubbone esploso, sputano sentenze e sparano comunicati di dissenso.
Antonio M. Cavallaro