Passeggio con l’ombrello
sotto la pioggia.
l’acqua gorgoglia giù
per i rigagnoli ai lati
del sentiero prima polveroso
ora lustro e scivoloso.
Gocce mi sfiorano la pelle.
carezze delicate del cielo
sembrano in questo meriggio
traforato da rari raggi impertinenti,
perforanti le nubi ora leggere,
e che disegnano spazi limitati
di un verde brillante
nelle risaie di Sibari.
Rari sprazzi gioiosi di luce
nel grigiore quotidiano
di vite monotone piene
d’indifferente tranquillità
cieche della tragica realtà
di sofferenze dissimulate,
di disagi evidenti,
di disperazione vera,
di morte esistenziale.
Continua il mio cammino
sotto l’ombrello
che ora non ripara.
Oddio! Ho freddo,
La pelle più non mi protegge,
gelide sono ora le gocce,
penetrano in profondità,
raggiungono la parte
più nascosta della mia anima,
trascinando con loro
tutti i dolori e i pianti
di questo piccolo, miserabile,
ma presuntuoso mondo
e in esse tragicamente annega
il mio spirito.