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Si profila la mannaia dello scioglimento per il Consiglio C. di Cassano

minniti papasso1.jpg(foto d'archivio: Minniti e Papasso al tempo dell'alluvione dell'area archeologica di Sibari, nei locali del Museo il 31 gennaio del 2013)  Quello che da alcuni giorni si andava vociferando nella Sibaritide ha avuto stamattina conferma attraverso la stampa quotidiana e i vari telegiornali locali. Le due “Commissioni di accesso agli atti” insediatesi da parecchi mesi nei municipi di Corigliano Calabro e Cassano Ionio hanno finalmente espresso le valutazioni risultanti dalle indagini esperite direttamente in loco. Mentre per Corigliano si consiglia l’applicazione di una serie di prescrizioni che non dovrebbero coinvolgere direttamente i membri della locale amministrazione, per Cassano si ipotizza lo scioglimento del Consiglio Comunale per infiltrazione mafiosa. Nell’attenta e lucida narrazione di quanto accaduto negli ultimi giorni apparsa sulla Gazzetta del Sud di oggi a firma Luigi Cristaldi e con le analisi di Fabio Mella e Arcangelo Badolati sugli atti criminosi che hanno martoriato il territorio cassanese traspare un quadro nient’affatto felice. (negli allegati gli articoli citati).

Certo manca il sigillo e la firma del ministro degli interni Marco Minniti, ma finora è accaduto molto di rado che un ministro abbia sconfessato i risultati di indagini svolte dalla magistratura, soprattutto quando queste sono state coordinate da un Procuratore della Repubblica attento e serio come Eugenio Facciolla e dal procuratore aggiunto antimafia Vincenzo Luberto noto per il suo notevole impegno nel perseguire le organizzazioni delinquenziali di qualsiasi tipo.

E i cittadini di Cassano come prenderanno quest’altro colpo di maglio che si abbatte sulla loro testa? Ieri sera commentando il possibile scioglimento del consiglio comunale, uno dei suoi membri diceva: “se dovesse essere vero vuol dire che non avrò mai più fiducia negli uomini”, frase che dimostra quanta fiducia la gente di Cassano aveva riposto nell’amministrazione capeggiata dal sindaco geom. Giovanni Papasso.

E’ chiaro che se DOLO c’è stato questo debba essere perseguito con i rigori che la legge prevede senza si, senza ma e senza scusanti. Da cittadini onesti e responsabili diciamo, però, col pianto nel cuore che non meritiamo di essere additati al pubblico ludibrio nazionale come una popolazione di ‘ndranghetisti e di mafiosi per colpa di pochi. Aveva ragione allora Papa Francesco (più volte citato da chi indegnamente, si è fatto schermo delle Sue parole) di scomunicare proprio nel nostro territorio i portatori del male, che si annidano non solo negli ambienti sociali più disagiati, ma proprio, ed in modo abbietto, laddove la “legalità”, sbandierata e proclamata spesso a casaccio, dovrebbe essere praticata e rispettata anche pignolescamente se necessario.

Antonio Michele Cavallaro

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