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Semianalfabetismo nelle università italiane

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(foto: Giornata Mondiale dei diritti dei bambini - Scuola Primaria Plesso di Sibar)

Tutti i mass-media italiani hanno riportato la “lamentatio” che molti professori universitari hanno indirizzato al governo per l’incapacità di scrivere correttamente in italiano da parte di un’altissima percentuale di studenti del triennio. E’ preoccupante quello che scrivono i docenti: “«Molti studenti scrivono male in italiano, servono interventi urgenti» ma a rincarare la dose sono alcuni commenti dei professori che abbiamo estrapolato dal “Corriere della Calabria”: “«Circa i tre quarti degli studenti delle triennali sono di fatto semianalfabeti”; “È francamente avvilente trovarsi di fronte ragazzi che vogliono intraprendere la professione di giornalista e presentano povertà di vocabolario, scrivono come se stessero redigendo un sms, con conseguenti contrazioni di vocaboli, o inciampano sui congiuntivi.”

ronconi.jpgNella lunga lista dei professori firmatari della lettera, vi sono anche 27 docenti delle università calabresi e tra questi anche la nostra conterranea sibarita prof.ssa Maria Luisa Ronconi associata di Geografia del Turismo, che durante una delle ultime sindacature del sen.Frasca (inizi anni ’90) fu anche assessore al comune di Cassano Ionio.

Il fenomeno negativo lamentato dai professori non è nato oggi, è un problema che viene da lontano, quando iniziarono ad entrare nei ruoli insegnanti laureati nei mitici anni dal ’68 in poi, quando cominciarono ad essere distribuiti i cosiddetti “voti politici”. Di che cosa ci lamentiamo se la stessa scuola ha prodotto situazioni nate già qualche decennio fa?  Non è certo colpa del telefonino o del computer se proprio alcuni insegnanti non sono in grado di scrivere in un italiano decente.

                                                                                                                                                  (foto: Prof.ssa Maria Luisa Ronconi) Non me ne vogliano i molti amici che hanno svolto o svolgono ancora il loro lavoro nella scuola con capacità e adeguata preparazione, ma sono proprio loro che sanno, meglio di molti altri, come vengono distribuiti voti altissimi nelle scuole di ogni grado.   Ai nostri tempi ( prima del ’68) un 10 era praticamente sconosciuto, i voti massimi difficilmente superavano l’8, e quando accadeva era un fatto straordinario. Oggi i 10 si sprecano, le bocciature quasi sconosciute. E’ chiaro che tutto ciò avviene non solo per la “debolezza” generale che regna nella scuola, ma anche per la pressione esterna che viene operata sul corpo insegnante da parte dei genitori e talvolta dagli stessi studenti. Un semplice rimprovero ad un alunno delle elementari suscita talvolta reazioni spropositate da parte di mamme e di papà che prendono in modo esagitato e sproporzionato le difese dei figliuoli infingardi, che, automaticamente, sono abilitati a pensare che il loro comportamento sia giusto e che siano gli insegnanti incapaci di comprenderli.

Si continua a dire che l’insegnante deve essere autorevole e non autoritario, d’accordo, ma siamo sicuri che altri semi-analfabeti alle spalle di alunni e studenti siano in grado di capire la differenza?

E’ chiaro che se la scuola va avanti da decenni in questo modo non può produrre di meglio, salvo rare eccezioni, che ci sono …. E meno male!

A Sibari, per non andare troppo lontano, abbiamo una scuola con una dirigenza e un corpo insegnanti volenterosi e capaci, ma il supporto genitoriale è spesso latente, quindi l’azione dei docenti resta circoscritta alle ore passate in classe, come se la crescita culturale e “civile” dei ragazzi fosse compito solo della scuola. Certo l’uso indiscriminato, senza controllo e talvolta inopportuno di telefonini e di internet aggiunge ulteriori difficoltà all’attività didattica, perché i ragazzi (e non solo) pensano di poter essere di colpo onniscienti attraverso queste moderne tecnologie.

La lettera dei professori è un segnale da non prendere sottogamba, è un allarme che va preso sul serio, altro che “buona scuola”, e le contromisure devono partire dal basso, dalla scuola dell’obbligo. Non sarebbe male, inoltre, rendere obbligatori dei corsi brevi per mamme e papà con figli in età scolare, non per imparare a scrivere, ma per imparare a comportarsi nel modo corretto in sinergia con l'azione educativa, per essere cuscinetto scorrevole tra scuola e famiglia.

Antonio MIchele Cavallaro

 

I professori delle università calabresi sottoscrittori della lettera al governo.

UNICAL
Carmen Argondizzo Ordinario di Linguistica Inglese
Francesco Bausi Ordinario di Filologia italiana
Michele Borrelli Ordinario di Pedagogia generale
Vincenzo Bova Ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi
Romeo Bufalo Associato di Estetica
Benedetto Clausi Associato di Letteratura Cristiana antica
Antonio Costabile Ordinario di Sociologia dei fenomeni politici
Pietro Dalena Ordinario di Storia medievale
Roberto De Gaetano Ordinario di Filmologia
Emanuele Fadda Ricercatore Dipartimento Studi umanistici
Pietro Fantozzi Ordinario di Sociologia politica
Massimo Fragola Associato di Diritto Unione Europea
Teresa Grande Ricercatrice di Sociologia generale
Maria Intrieri Associato di Storia greca
Brunello Mantelli Associato di Storia contemporanea
Nuccio Ordine Ordinario di Letteratura italiana
Giuseppe Paletta Ordinario di Ricerca operativa
Giuseppe Roma Ordinario di Archeologia cristiana e medievale

Maria Luisa Ronconi Associato di Geografia del Turismo
Antonella Salomoni Ordinario di Storia Contemporanea
Agostino Tarsitano Ordinario di Statistica
Attilio Vaccaro Associato di Storia medievale
Antonella Valenti Associato di Didattica e Pedagogia speciale
Marcello Zanatta Ordinario di Storia della Filosofia antica

MEDITERRANEA
Massimiliano Ferrara Professore di Matematica per le Scienze economiche
Giorgio Fontana Ordinario di Diritto del lavoro
Attilio Gorassini Ordinario di Diritto Privato

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