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Stanchezza

Edvard Munch - Melancholy.jpg(foto:Edvard Munch - Melancholy) Quasi ogni giorno mi aggiro, curioso e attento, tra la gente e le parole scritte e mi colpiscono numerosi frammenti di un discorso angoscioso e/o odioso. Bastano occhi ed orecchie per vedere ed ascoltare la voce del celebrato o maltrattato popolo, mentre la cosiddetta classe dirigente, nazionale ed europea, dimostra di essere cieca e sorda e, forse, anche un po’ ignorante, oltre che supponente:“c’è un crollo della comunicazione fra le case della politica e le case delle persone”(Z. Bauman).

E questo lato oscuro, dimenticato, viene potenziato dalle immagini distorte e dalle notizie false. C’è da rimanere sconcertati, anche perché gli effetti perversi si manifestano subito: nei pensieri, nelle scelte, nei comportamenti, per lo più scellerati e triviali e offensivi.

Oltre alla rabbia, ai risentimenti che “sono il vero rumore di fondo di un’epoca disarmata”(E. Mauro), non possiamo dimenticare lo smarrimento e la stanchezza. L’impressione è che stia saltando tutto, o quasi tutto, e rapidamente: istituzioni, politica, democrazia, religioni…Niente in cui credere, niente idee per cui lottare, niente valori da difendere, fini, obbiettivi da raggiungere.

Il vento della diffidenza, della sfiducia, del rancore, della vendetta soffia forte e spazza via ,oltre la ragionevolezza, anche la realtà, anche i fatti, anche le verità. E si intravede all’orizzonte solo qualche barlume di luce, qualche pezzo di speranza, qualche sentiero sul quale incamminarsi per esplorare il possibile, sfidare l’ignoto. Siamo veramente sospesi tra il non più e il non ancora: “se guardi troppo a lungo nell’abisso, in realtà è lui che sta guardando te”(Nietzsche). Da qui lo smarrimento, mentre la crisi continua a colpire duramente e autonomamente e non sappiamo più come parare i colpi, come andare avanti, mentre altri continuano a frapporre ostacoli e gabelle. Non resta che prendere atto dell’essere esausti, sfiniti, stanchi.

Questo contesto, realistico e vissuto dalla maggioranza, sta producendo da una parte rassegnazione, avvilimento, resa, sconforto e dall’altra l’affidamento ai demagoghi, ai ciarlatani, agli impostori, a figure sciamaniche, tutte squallidi ed incapaci, che propongono soluzioni semplici e banali a problemi complessi e drammatici.

E, intanto, continuiamo ad ignorare veri dolori del mondo, individuali e collettivi. Dilagano solo l’odore della paura, il respiro dell’insicurezza, l’ansia dell’incertezza, la persecuzione delle ombre.

D’altra parte se tutto rischia di crollare, di saltare in aria, non significa che tutto quello che era stato costruito poggiava su basi fragili, effimere, sabbiose, illusorie e discriminatorie?

Troppe disuguaglianze, troppi inganni, troppe false promesse, mentre la miseria, la povertà, la disperazione , le morti crescevano a dismisura. Allora, della democrazia, del liberalismo, delle regole, dei diritti, non si sa cosa farsene. Che salti tutto, poi si vedrà.

Oggi, forse, questa è la vera e tragica sfida: tra sistema ed antisistema, tra chi si sente dentro e chi si sente fuori, tra gli integrati e le vite di scarto. Esiste una terza via? E’ tutta da pensare, da elaborare, da sperimentare, mentre anche il pensiero è annebbiato, confuso e vacillante.

A parziale consolazione, la collaborazione, il rispetto, la gentilezza, la cooperazione, la solidarietà, l’amore continuano ancora ad esistere e ad essere praticati, ma corriamo il rischio che quotidianamente si riducano sempre più a sentimenti e comportamenti minoritari, diversi, solitari, strani.

Forse, come scrive Natoli nel suo ultimo libro, nonostante tutto, sarà necessario rischiare di fidarsi.

Di chi? Del meno peggio?

Luigi NIGER

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