(fig. 1 - Eugène Delacroix -La barca di Dante)
Il libero arbitrio è un concetto intrigante che mette in discussione la nostra stessa essenza umana. Nella libertà di scelta che in genere sappiamo di avere, ma spesso non la mettiamo in pratica, c'è l'identificazione della dignità umana, una virtù che ci eleva e fa di noi degli uomini responsabili.
Per potere analizzare la portata di una facoltà così interessante occorre andare un po' indietro nella storia e prendere in esame qualche esempio indicativo e di conoscenza comune.
Dante Alighieri (1265-1321), di cui quest'anno ricorrono i 700 anni della morte, pone gli Ignavi nell'Inferno (fig.1). Ad essi si rivolge con sentito disprezzo, mortificando la loro indifferenza. Uomini che non hanno fatto tesoro del dono del Libero arbitrio e hanno calpestato la loro dignità. Sono ben note le parole rivolte a Virgilio: " Non ragionar di loro, ma guarda e passa".
Dante parla esplicitamente del Libero arbitrio. L'uomo ha la facoltà di scegliere tra il bene e il male e sua è la condanna finale nelle bolge infernali e provvisoria nel Purgatorio, così come il premio del Paradiso é per chi ha perseguito il bene.
Egli interroga e giudica la fede senza però dimenticare la ragione. É figlio del suo tempo, il Medioevo, in cui peccato e grazia sono valori assoluti. Ma è anche precursore dell'Umanesimo attraverso l'esaltazione della libertà di scelta.
Che soggetto interessante poter dilungarsi a parlare di Dante! Per quelli che nel 1966 all'esame di maturità scientifica, scelsero tra le varie tracce della prova d'italiano, il tema sul sommo poeta, ricordo ancora il titolo: "Biografia interiore di Dante" il ritorno è frequente di quella memoria. Soprattutto perché c'è in lui una specie di fascino profondo che scaturisce da una personalità multipla, capace di manifestarsi in ogni creatura che incontra nella quale si trasferisce completamente fino a sentire con i suoi stessi sensi le pene inflitte dal contrappasso dei loro vissuti. Il grande mosaico dell'umanità intera è lo specchio in cui riconosce sé stesso e quindi qualsiasi uomo.
Il passo dal libero arbitrio alla libertà dell'individuo, che è dura conquista, è breve e quindi non ci si meravigli se nel Paradiso dantesco ritorna il tema.
Solo alla fine del suo lungo e faticoso viaggio Dante realizza il suo sogno d'amore. L'amore terreno della Vita Nova diventa pura contemplazione della luce eterna grazie a Beatrice (fig.2). Nella sua ascensione all'Empireo, la donna amata lo rende libero da ogni legame terreno, perché il dono d'amore più grande è la generosità, quella donazione totale, che rende disponibili verso altri amori. Dio è amore infinito.
Non è facile staccarsi dalla poesia del nostro Sommo, dalle sue terzine meravigliose, che toccano le nostre fibre più recondite, ma occorre andare avanti per esaminare altri esempi di Libero arbitrio.
fig. 2 - Gustave Dorè - Dante e Beatrice
fig. 3 Martin Lutero
fig. 4 - Erasmo da Rotteram
Nel Cinquecento due grandi pensatori, perché di ciò si parla, dell'uso cioè della ragione, l'unica vera libertà che abbiamo, Martin Lutero (fig.3) prima ed Erasmo da Rotterdam (fig.4) dopo, si espressero sul concetto in questione.
Il monaco tedesco scrisse il "De servo arbitrio". L'uomo è schiavo del peccato, da quello originale in poi. Satana e Dio si alternano nelle vicende umane. A nulla serve il desiderio di voler fare il bene, perché l'uomo è impotente e destinato a peccare.
Il teologo e filosofo Erasmo da Rotterdam, più noto per il suo testo l'Elogio della follia, é l'autore del "De libero arbitrio". L'uomo vuole e sente il bisogno di scegliere altrimenti non avvertirebbe quello stato di benessere quando decide di fare il bene a scapito del male. Naturalmente è già la visione umanistica dell'uomo "faber fortunae suae". Uno squarcio libertario in un secolo ancora intriso di fantasmi peccaminosi. Di strada la secolarizzazione ne dovrà fare a lungo per giungere ai tempi moderni. Per restare vicino a Dante, ricordiamo la sua condanna dei due poteri temporale e spirituale imbrigliati dal Papato: "la Chiesa di Roma per i due reggimenti cade nel fango". È più facile essere servo che padrone. Il potere inquisitorio mi punisce se non obbedisco. La libertà costa (fig.5). Molti anni dopo i due poteri si separano, come è noto. E l'uomo s'interroga sempre meno sull'al di là. Addirittura Nietzsche arriva a dire che Dio è morto.
L'uomo del Novecento è artefice del suo destino, libero. Intorno alla metà del secolo la filosofia di Heidegger si diffonde e anche se non apertamente diventa l'idea base di molti movimenti di pensiero. La fenomenologia è il sostegno dell'Esistenzialismo. Il fenomeno è ciò che vediamo accadere e se accade noi siamo responsabili. Jean Paul Sartre (fig.6) l'indomani della bomba su Hiroshima alla Sorbona davanti ad una folla non solo di studenti fece un discorso di richiamo alla responsabilità dell'essere umano che è chiamato a scegliere in ogni momento della sua vita.
È dirà di più: egli sceglie anche di non scegliere.
Questo invito ad usare sempre il pensiero responsabile dovrebbe essere il fulcro delle nostre azioni fino a permeare la nostra vita quotidiana.
fig.5 -Eugène Delacroix - Libertà che guida il popolo
fig. 6 - Jean Paul Sartre
fig. 7 - Hannah Arendt
Mi sia concesso accennare ad un altro esempio di rifiuto del Libero arbitrio avvenuto anch'esso nel secolo scorso.
E qui cito Hannah Arendt (fig.7), prima allieva e poi amante di Heidegger, autrice di una grande opera pubblicata contro i totalitarismi e infine grande battagliera del pensiero in azione. Ebbene dopo la guerra al tempo del famoso processo per i crimini di guerra contro Eichmann, la suddetta fu chiamata a testimoniare.
Studiò a lungo la pratica; le sedute in tribunale furono lunghe e diverse. Alla fine dopo avere estenuato l'imputato gli chiese se pensò prima di agire. E lui, dopo aver ripetuto tante volte che obbediva solo agli ordini, chinò il capo e non rispose di fronte all'evidenza.
Elvira Brunetti