Mercoledì 1 marzo prossimo sarà il primo giorno di Quaresima e delle Ceneri. Non che da convinti laici ci scopriamo, d’un tratto, facitori di omelie, non ci permetteremmo, piuttosto essendosi creata in questi giorni sul tema della Fusione un’atmosfera un tantino cupa spinta da qualche parte conto terzi (?), c’è il pericolo di ganasce al Progetto. Quindi ci pare utile portare altri argomenti al bagaglio come: tradizione, correttezza e coerenza insiti in temi religiosi cari al Popolo e di recente ascoltati da un giovane sacerdote in Cattedrale il quale richiamava l’attenzione dei fedeli sul calendario eucaristico della Pasqua, raccomandando di non disperdere il sentimento religioso prima ancora che nelle celebrazioni, nel cuore di ciascuno, moderando l’uso di certa tecnologia tra tablet e whatsap e riflettendo piuttosto su concetti come Quaresima, Ceneri, Passione di Cristo e sua Resurrezione. La modernità che ci occupa così tanto la mente, lasci libero il cuore di trasformarsi in nuova e vitale sostanza. La Chiesa, da parte sua, nei secoli ha esaltato la partecipazione popolare alle sue liturgie che fanno ormai parte del DNA di ciascuno, prescindendo dall’appartenenza ad una o ad un’altra Comunità com’è avvenuto per quelle coriglianesi e rossanesi, entrambe poste sotto la medesima e unica “bandiera” diocesana cattolica romana. Ciò non di meno quella è andata ad intaccare, in così lungo tempo, forti differenze di tradizione e di formazione che hanno gareggiato e rivaleggiato tra loro trasversalmente, a poco valendo che la Diocesi si chiamasse di Rossano o di Corigliano. Oggi, la stragrande parte dei concittadini condivide il portato della Fusione, cogliendo con un certo fastidio certi puntigliosi e talvolta gretti distinguo che non giovano a nessuno mentre ci sarebbe un gran bisogno di Umiltà e di Generosità da ricercare vieppiù nella Tradizione religiosa.
Ci piace quindi ricordare che la Cattedrale viene edificata intorno al X Secolo proprio sotto quegli attributi (umiltà-generosità) riconosciuti, niente meno che in capo alla Madonna la quale rifiuta, nella Fabbrica, l’Altare Maggiore che il Clero vuole dedicare alla Vergine Maria e sceglie per Sé una colonna laterale dove disegna la Sua imperitura Icona che l’avrebbe poi costituita Patrona “Achiropita” amata dalle generazioni a seguire. Vero o leggendario che sia il racconto, in esso vi è sincera fede e devozione popolare. San Francesco di Paola fu esaltato e conosciuto in vita per la sua Santità e, secondo tradizione, non fece mai differenze di ceto e di nascita. Egli non fece mancare la sua voce di denuncia di certo costume ecclesiastico poco consono al Vangelo e nello stesso tempo fu di conforto ai tanti senza speranza e senza mezzi. Fondò l’Ordine dei Minimi ispirato ai Minori francescani ed è costituito Santo Patrono di Corigliano e di tutta la Calabria.
A tali esempi dobbiamo ispirare, se possibile, la nostra condotta in direzione del comune, forte interesse popolare ad unire le forze per affrontare le asprezze di un futuro (ahinoi fin troppo prossimo), le cui ferite grondano sangue vivo, come in Sanità. Dobbiamo essere al passo con i tempi e porre al centro dell’attenzione il Territorio vasto piuttosto che la singola contrada, usando strumenti nuovi e più efficaci che sono nella Legge per favorire la valorizzazione dei luoghi e delle comunità in una unità d’intenti della quale beneficeranno le generazioni future ma anche beneficerà quella attuale in modo significativo. Occorre perciò parlare con umiltà e generosità ai nostri concittadini dopo che sarà decretato l’appuntamento referendario da collocare, concordiamo, non prima del prossimo mese di settembre anche per raccogliere il voto degli universitari e dei tanti nostri residenti magari attardati nella vacanza.
Per il mese di aprile adoperiamoci per un significativo Convegno regionale.
A maggio e giugno dedichiamoci alle contrade anche le più sparse e ai quartieri delle due Città formando decine di Comitati per il SI.
A luglio e agosto operiamo negli affollati Lidi sparsi per i tanti chilometri di costa dal Crati al Trionto e poi speriamo in una grande festa per tutti.
Al Governo nazionale e regionale, alla Provincia e a tutte le sedi Sindacali possibili chiediamo di immettere le energie e le risorse migliori al servizio del grande Progetto che il Comitato ha avviato e le maggiori rappresentanze cittadine e regionali hanno approvato, in quanto coi fichi secchi non si sono mai celebrate nozze degne di essere ricordate.
Amerigo Minnicelli