Sabato 5 Gennaio con inizio alle ore 18,00 a Sibari, la Diocesi di Cassano Ionio guidata da mons. Francesco Savino,organizza la Terza Giornata della Pace e dei Popoli. La manifestazione religiosa si terrà nella nuova chiesa di "Gesù Buon Pastore". Ringraziamo il nostro vescovo per aver deciso di organizzare nella nostra parrocchia di San Giuseppe una manifestazione così importante. Sibari da sempre è popolata da abitanti provenienti da diversi comuni del circondario che giunsero in questa località attratti dalle possibilità di grande sviluppo che la politica del tempo (anni 50/60) aveva fatto intravvedere. Possibilità che sono rimaste lettera morta se consideriamo l'attuale situazione della nostra cittadina, in quanto allo sforzo dei privati che ce l'hanno messa tutta per far crescere socialmente ed economicamente il nostro paese, non sono seguite quelle azioni politiche necessarie per salvaguardare l'esistente (vedi Clinica delle "Madonna delle Grazie" ecc.) e apparecchiare il territorio per il futuro. Ma mettiamo da parte per un momento le pesanti problematiche locali e pensiamo invece al significato profondo che ha la prossima manifestazione per la Pace. Senza doverci affannare per la ricerca di frasi ad effetto ci limitiamo a riportare quanto pronunciato il primo dell'anno dall’arcivescovo di Bologna, mons. Matteo Maria Zuppi, nell’omelia durante la celebrazione eucaristica che ha presieduto in cattedrale e che condividiamo in toto:
"Trasformiamo in cantieri di pace le nostre città! Senza pace non c’è futuro e si cancella il passato Dobbiamo difenderla perché la pace è sempre minacciata dal male, erosa da tanti individualismi, dai semi di intolleranza, dalla violenza ordinaria, dall’aggressività nei pensieri e nelle azioni, dall’incapacità a dialogare e riconoscere il prossimo. non c’è una volta per sempre! È un dono che dobbiamo spendere per chi non la ha e per chi, perdendo la sua vita lo ha ottenuto”. “Dobbiamo difenderlo perché la pace è sempre minacciata dal male, erosa da tanti individualismi, dai semi di intolleranza, dalla violenza ordinaria, dall’aggressività nei pensieri e nelle azioni, dall’incapacità a dialogare e riconoscere il prossimo. La pace richiede ponti sempre nuovi, perché altrimenti si costruiscono muri che impediscono anche fisicamente di vedere il prossimo e per questo ci riempiono di paure”. La contrapposizione c’è quando noi non sappiamo più chi siamo, quando noi non ci riconosciamo più, quando abbiamo parole di divisione per l’unità del Paese o inquiniamo le fonti della convivenza fomentando la paura anziché costruire la pace, seminando violenza. Siamo figli del nostro Paese con la sua storia e la sua cultura e proprio per amore a questo lo vogliamo aperto al futuro, grande come l’umanesimo che contiene, consapevole e forte della sua identità”. Per questo “la pace non è una preoccupazione accessoria. È una lotta drammatica per la vita, contro le terribili sorelle delle guerra che sono la povertà, le malattie, la distruzione, la disperazione, la fame."
Siamo del parere che noi sibariti in primis, si debba partecipare in massa a questa manifestazione, facendo nostre le affermazioni del presule di Bologna per riaffermare i principi di accoglienza e di tolleranza che sono alla base del vivere civile.
Antonio Michele Cavallaro