(SULL'ARGOMENTO NUOVA SS106 PUBBLICHIAMO UN COMUNICATO MOLTO INTERESSANTE DIFFUSO DALL'ASS. RASPA L'8 MAGGIO DEL 2017 ED UNO PIU' RECENTE AFFERENTE LE ULTIMISSIME NOVITA' SULLE QUALI ABBIAMO PUBBLICATO IERI UN'OPINIONE DEL NOSTRO AMMINISTRATORE A.M.CAVALLARO - Comunichiamo che RASPA ha inviato un esposto alla Procura della Repubblica di Castrovillari a tutela del territorio. E' nostra intenzione non abbandonare la partita e continueremo finché qualcuno non si degnerà di prendere sul serio la protesta sacrosanta dei cittadini e ... oltre - La Redazione)
COMUNICATO DI RASPA
(Rete Autonoma Sibaritide e Pollino per l'Autotutela)
Alcuni di noi seguono le evoluzioni delle tante strade statali 106 dai primi anni del nuovo secolo. Come molti sanno, da una, la 106 è miracolosamente diventata trina: infatti, sul nostro territorio, tra il tratto esistente, quello ammodernato e quell'altro progettato abbiamo ben tre assi viari! La strada provinciale 253, la strada statale 106 e il progetto della nuova E 90.
Sgombrando il campo da qualsiasi ulteriore dubbio (ma i dubbi residui li abbiamo fugati negli anni a colpi di comunicati stampa), si ribadisce che R.A.S.P.A. è favorevole alla costruzione della nuova 106. Tuttavia, disponendo di qualche cervello funzionante, non essendo legati a ordini di scuderia e non appartenendo ad alcuna sigla di partito, vorremmo che le esigenze e i diritti del nostro territorio non vengano, ancora una volta, messi in secondo piano e avversati da sciacalli e ignavi.
Già nel 2006 l'ANAS, su indicazione del governo presieduto da Berlusconi e dell'Unione Europea, si appresta a progettare un nuovo asse viario che attraversa la porzione di territorio che va da Sibari a Roseto Capo Spulico. Così, sottopone all'attenzione dei sindaci interessati tre possibili soluzioni: la prima (che chiameremo A) prevedeva il raddoppio della superstrada esistente e di alcuni tratti della vecchia 106 (come già fatto in Puglia e Basilicata); una seconda proposta (B) prevedeva la costruzione ex novo della strada alle spalle dei centri abitati costieri e delle prime colline; infine, una terza soluzione (C), mediana, che era un compromesso tra le prime due.
La stessa ANAS, dopo averla però proposta, scarta la soluzione A, dichiarandosi favorevole (per vaghi motivi tecnici) alla realizzazione del tracciato C, caratterizzato comunque da gallerie profonde (per salvaguardare i vincoli paesaggistici vigenti su alcuni territori) e da viadotti che non superano i 20 metri d'altezza. Questo progetto iniziale, a partire dal 2013, viene sostanzialmente modificato dalla ditta che si aggiudica il mega-appalto e a nulla sono valse le osservazioni che hanno perorato, di volta in volta, la scelta dell'affiancamento.
Tali rimostranze non furono né isolate, né mancavano di coordinamento: supportate dalle firme di migliaia di cittadini e di cinque sindaci, vennero consegnate all'ANAS dall'allora sindaco di Villapiana, Luigi BRIA, e da un membro di R.A.S.P.A. Non possediamo registrazioni dell'incontro e non siamo in grado di fornire prove certe delle risposte avute, ma (se la memoria non ci inganna) un ingegnere di Reggio Calabria, avendo a che fare con dei conterranei che comprendevano il dialetto, disse espressamente che l'ANAS «strade faceva e non canzoni»; era quindi suo interesse costruirle e non allargarle! Per ribadire il concetto, inoltre, si appellava alla fame cronica di strade che la Calabria pativa da sempre; ragione per cui, se noi cosentini continuavamo sempre a scassare la minchia, questi soldi sarebbero finiti a Crotone o sull'asse Lamezia-Catanzaro Lido, se non su Reggio direttamente. Ché lì tutti questi problemi di impatto ambientale e di rispetto del territorio non se li facevano, cazzu cazzu!
Fu una delle poche volte in cui siamo stati orgogliosi di un nostro rappresentante politico. Bria, infatti, precisò che un'opera debba migliorare un territorio e le condizioni di vita di chi lo abita e non arricchire chi la realizza. A queste condizioni, concluse un po' enfaticamente Bria, tenetevi pure i soldi: continueremo a contribuire da soli al progresso della Sibaritide. Evidentemente, però, spostare questi soldi non era così facile e non lo è ancora oggi. Ragione per cui se l'Europa chiede la realizzazione della E 90, ossia del corridoio ionico, con buona pace dell'ingegnere reggino, è proprio per questo che i soldi vanno usati. Bisogna allora cambiare strategia e addolcire gli stolti sibariti e i loro sdegnosi sindaci! Da questo punto in avanti, anche per i sindaci che in un primo momento si erano opposti e che, con qualche eccezione, sono quelli attuali, la strada si deve fare, in un modo o nell'altro. Sono, tutto sommato, sempre due i concetti chiave usati dai fautori della grande opera a qualsiasi costo.
Il primo è davvero miracoloso in una terra con tassi di disoccupazione altissimi: il lavoro! Si tratta di una parola che, nella Sibaritide, crea l'effetto di un sasso in uno stagno: le onde giungono alle rive più disparate e i posti di lavoro aumentano di voluta in voluta: da decine diventano centinaia, per giungere, specialmente in prossimità delle elezioni, fino a migliaia.
La 106 TER rievoca, nelle frasi dei nostri sindaci e nel chiacchiericcio nelle piazze e nei bar, il mito western della frontiera americana e l'epopea costruttiva delle ferrovie lungo praterie solcate da pellerossa: migliaia di calabresi, «cu pichi, manibule e caudarelle», assunti con contratto di lavoro e contributi versati, chini e dediti alla costruzione della strada dello sviluppo ed elettori a vita, eternamente grati a chi li ha attaccati a questa minna.
Su ciascuno dei 38 km previsti dal percorso della strada per ciascuno dei mille, duemila o tremila giorni previsti per la sua realizzazione ci siamo immaginati uno dei mille calabresi assunti «cu pichi, manibule e caudarelle». Un calabrese assunto per ogni metro, come un forestale per ogni albero, insomma. Ma, si sa, per i nostri sindaci, per il Governatore, per gli assessori regionali e i fratelli senatori di questi, l'appetito vien mangiando e salta fuori il secondo concetto chiave: le opere di compensazione!
Si tratta di un concetto che, già di per sé, prefigura scenari apocalittici: costruendo la 106 TER, ti sto arrecando un danno inequivocabile che cerco di compensare finanziando delle opere concordate con il comune attraversato dalla strada che, in qualche modo, ripaghino il danno arrecato al territorio da questa grande opera inutile. Qui cominciano allora i voli pindarici di sindaci, assessori e consiglieri che dedicano parte del loro tempo a informare la popolazione circa le più svariate e meravigliose opere compensative, realizzate per restituire il territorio a nuova vita.
Per esempio, il sindaco di Cerchiara sogna una strada che, dallo svincolo della 106 TER, passando dall'attraversamento della strada statale 92 della Piana porti direttamente, costeggiando il torrente Caldana, alle terme della Grotta delle Ninfe. Il sindaco di Villapiana propone di sfruttare i denari per la costruzione di un unico lungomare che unisca non solo la frazione Scalo al Lido, ma che giunga addirittura a Trebisacce (e forse oltre, chissà). Il sindaco di Trebisacce parla del rifacimento della strada che costeggia le Vigne, lo stradone per intenderci, e visto che ci siamo, perché no?, di tutte le strade del bivio di Albidona. Che meraviglia!
Siccome per costruire queste opere è necessario aprire altri cantieri e assumere altro personale, ecco tornare il favoloso riferimento ai posti di lavoro da spendere in chiave clientelare ed elettorale. Il giudizio di R.A.S.P.A. su chi non si dedica all'amministrazione dei beni pubblici e al miglioramento (viario e non) dei nostri comuni è ben noto e non lo ribadiamo in questa occasione. Il nuovo tracciato della strada statale, a compensare lo scempio indotto, consentirà all'ANAS di attribuire ai comuni le seguenti cifre (al netto di qualche adeguamento ISTAT nel frattempo intervenuto): Cassano, euro 3.055.000; Amendolara, euro 2.467.697; Albidona, euro 394.139; Cerchiara, euro 854.549; Francavilla, euro 978.715; Roseto, euro 1.229.261; Trebisacce, euro 3.357.882; Villapiana, euro 1.751.486.
Noi di R.A.S.P.A. non siamo dei grandi tecnici, ma neanche ingenui a tal punto da non notare immediatamente come tali fondi non possano coprire in alcun modo le opere di compensazione tanto vagheggiate. Peccato, inoltre, che le opere di compensazione che l'ANAS è disposta a finanziare debbano essere funzionali alla grande opera inutile in costruzione e migliorarne la fruibilità. In altri termini, ti finanzio quanto serve a rendere più funzionale l'arteria in costruzione (strade di servizio, complanari, rotatorie e simili). I nostri amati sindaci sono al corrente di questo?
E, allora, tralasciando gli interessi politici ed economici di chi continua a volere una strada purché sia, quali sono i vantaggi reali per il territorio? Noi non li conosciamo. Ad ogni modo possiamo tentare di tratteggiare i benefici insiti nell'allargamento dell'attuale sede stradale.
1) Il collegamento del tratto tra Montegiordano e Roseto e di quello tra Roseto e Amendolara con prosecuzione delle quattro corsie provenienti da Montegiordano, privilegiando gli attraversamenti in galleria come già fatto sul territorio di Montegiordano.
2) Nell'allargare l'attuale sede stradale lungo il tratto che attraversa il centro abitato di Amendolara, si potrebbe ricercare l'abbassamento del livello altimetrico del tracciato e favorire l'attraversamento in gallerie naturali. Ciò lenirebbe l'attuale frattura del nucleo urbano.
3) Ripetere a Trebisacce quanto già fatto per preservare l'abitato di Nova Siri: in prossimità del bivio di Albidona, ricongiungersi al tracciato esistente mediante gallerie naturali e artificiali e immettersi, quindi, sul tracciato esistente che attraversa il torrente Saraceno.
4) Nella quota di territorio restante, tra Villapiana e Sibari, realizzare l'affiancamento del tracciato esistente fino a congiungersi con la strada statale 534.
I benefici economici che comporterebbe tale scelta rispetto alla costruzione ex novo della strada sono a tutti evidenti. Ma, al di là degli aspetti economici, ce ne sono altri che andrebbero presi in considerazione e che nessun esborso di denari potrebbe compensare. Riassumiamo sinteticamente i vantaggi del raddoppio, rimarcando alcuni degli aspetti negativi del progetto per il quale l'ANAS sembra ancora propendere.
1) La conservazione del paesaggio è per R.A.S.P.A. l'aspetto fondamentale nella valutazione dell'opera e dovrebbe esserlo anche per tutti quelli che continuano a ribadire l'importanza del settore turistico nell'economia della Calabria. Già Lenormant, d'altronde, si esprimeva in questi termini: «Non credo che esista in nessuna parte del mondo qualcosa di più bello della pianura ove fu Sibari. Vi è riunita ogni bellezza in una volta: la ridente verzura dei dintorni di Napoli, la vastità dei più maestosi paesaggi alpestri, il sole ed il mare della Grecia».
2) Verrebbe evitato un vero e proprio muro nei territori di Villapiana, Cerchiara, Francavilla e Cassano: come si può definire un rilevato alto 8 metri (alto quanto un balcone posto al secondo piano) che frazionerebbe ulteriormente i terreni agricoli della piana di Sibari?
3) La grande opera inutile creerebbe una perdita di terreno agricolo di qualche centinaio di ettari e non rispetterebbe il testo di Legge licenziato dalla IV Commissione del Consiglio della Regione Calabria nella seduta del 10 aprile 2014, riguardante le “Disposizioni concernenti norme per il contenimento del consumo di suolo agricolo”.
4) Si accorcerebbero notevolmente i tempi di realizzazione dell'opera che diventerebbe, quindi, fruibile ai cittadini in tempi molto più ridotti rispetto a quelli previsti per la costruzione di una nuova strada.
5) Verrebbe evitata la deturpazione delle terrazze naturali presenti tra Amendolara e Trebisacce che caratterizzano fortemente la morfologia dei nostri luoghi.
6) La semplificazione progettuale dell'infrastruttura diminuirebbe notevolmente il grado di professionalizzazione della forza lavoro rendendo possibile un maggiore coinvolgimento di professionisti locali.
Nella breve distanza tra la costa e l'interno, nel tratto percorso dal progetto di questa grande opera inutile, esistono già una ferrovia costruita alla fine dell'Ottocento, una prima strada statale 106, costruita tra il 1936 e il '39, due grandi acquedotti (il Sinni per l'acqua destinata all'irrigazione e l'Eiano per quella potabile), due reti elettriche con tralicci in ferro ad alta tensione, un metanodotto (che la nuova strada imporrebbe di spostare), una serie infinita di strade locali (la cui percorribilità è sottoposta, di anno in anno, a problemi inenarrabili) e la strada che può essere raddoppiata. Sempre che la logica e il rispetto del bene comune prevalgano su tutto il resto. Quel resto che ha confinato l'Alto Ionio in una condizione di marginalità e degrado che qualcuno intenderebbe superare con una grande opera inutile, la cui logica è ancora una volta asservita a quei ciechi dettami, forzatamente liberisti e mafiosi, che ci hanno guidati sin qui.
Trebisacce, 8 maggio 2017
Nell'allegato pubblichiamo il comunicato diffuso dall'Ass. RASPA il 20 Luglio u.s.